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La formazione dello scrittore, 25 / Flavio Santi

13 novembre 2014

di Flavio Santi

[Questo è il venticinquesimo articolo della serie La formazione dello scrittore, parallela alla serie La formazione della scrittrice. Le due serie escono, ormai un po’ come viene viene, il lunedì e il giovedì. Ringrazio Flavio per la disponibilità. gm]

Domanda. Si può amare la scrittura avendo come stella polare questa frase di Joseph Conrad: “Il peggior nemico della realtà sono le parole”? Io volevo dipingere. Anzi, no. Disegnare fumetti. Fare il liceo artistico e poi chissà (oltre a voler fare il calciatore nelle file dell’Udinese). Invece a metà terza media – dopo che il mio rendimento scolastico era calato bruscamente, frequentavo teppistelli, importunavo vecchiette per strada e prendevo una nota sul registro a settimana – trovo un’antologia scolastica di mio padre ferroviere (i miei non leggevano, un po’ mio nonno materno che non ho mai conosciuto ma che mi ha lasciato in eredità un bel po’ di Bur grigi stagionati). Iliade e Odissea. Nelle traduzioni neoclassiche di Vincenzo Monti e di Ippolito Pindemonte. Traduzioni che oggi troverei indigeribili, al limite dell’illeggibilità, guarda tu che effetto sortiscono su un povero tredicenne. “… contra i Greci / pestiferi vibrò dardi mortali”, “Nove giorni volâr pel campo acheo / le divine quadrella”, “E come quando di Favonio il soffio / denso campo di biade urta” ecc. ecc. Basta poco e mi innamoro delle parole. Non voglio più giocare a calcio – l’allenatore della Pozzolese viene sotto casa a implorarmi di giocare, e io niente – manco dei fumetti me ne frega più e mi metto a studiare come un forsennato latino e greco. Gli anni del liceo. Spesso mi capita di fermarmi a pensare a quegli anni di letture totalizzanti e mi domando, un po’ inebetito dai ricordi: Lo rifarei? Lo rifarei di leggere per tutta la notte le tragedie di Seneca, le commedie di Plauto, gli annali di Tacito? Con mio padre che rientra a casa dal turno di notte, mi trova chino su Orazio e mormora sconsolato: “Ho un figlio cretino…”? Sì, probabilmente lo rifarei. Lì scopro la bellezza della traduzione (oltre a tante altre cose, però quei primi esperimenti dal greco e dal latino in italiano sono inebrianti).

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Operazione Reloaded: quale libro ripubblichereste?

5 febbraio 2013

di Laura Pezzino

[Questo articolo di Laura Pezzino è apparso nel numero di Vanity Fair attualmente in edicola]

Se nel futuro ci aspettano biblioteche senza libri, ma piene di computer e ebook reader (come avverrà in autunno a San Antonio, in Texas, nella prima biblioteca digitale pubblica), allora bisogna portarsi avanti anche da noi. Ci ha pensato la casa editrice Laurana che ha da poco inaugurato la collana Reloaded, specializzata nel recupero di opere di narrativa italiana degli anni ’90 e 2000 ormai introvabili e nel ripubblicarle esclusivamente in ebook.
A dirigere l’operazione, lo scrittore e conduttore radiofonico Marco Drago (Zolle, La vita moderna è rumenta) che, come primi tre titoli, ha scelto Forme d’onda di Dario Voltolini (uscito nel 1996 per Feltrinelli), Il mostro di Vigevano di Piersandro Pallavicini (peQuod, 1999) e Sono l’ultimo a scendere (e altre storie credibili) di Giulio Mozzi (Mondadori, 2009, ma già indisponibile).

Drago, come è nata questa idea?
«Sono stato contattato dalla casa editrice dopo essermi lamentato, su Facebook, del fatto che certi titoli italiani di qualche anno fa non fossero più disponibili né in forma cartacea né, tantomeno, in digitale. Così, dopo averne parlato con loro, è nato questo progetto. Si tratta fondamentalmente di convincere gli autori ad abbandonare i vecchi editori, coi quali a volte hanno ancora dei rapporti, ed entrare a far parte di un progetto davvero innovativo».

Continua a leggere l’articolo nel sito di Vanity fair.