Posts Tagged ‘Ferruccio Parazzoli’

Come sono fatti certi libri, 7 / “I promessi sposi, da sposati”, attribuito ad Alessandro Manzoni

27 luglio 2017

di Ennio Bissolati

[In questa rubrica vorrei pubblicare descrizioni, anche sommarie, di libri che – al di là della storia che raccontano o del tipo di scrittura – presentano una “forma” un po’ particolare, o magari bizzarra. Che cosa io intenda qui per “forma” risulterà, credo, evidente. Se altri volessero contribuire, si facciano vivi in privato (giuliomozzi@gmail.com).]

Milano, 1873, 6 gennaio. Alessandro Manzoni scivola mentre scende gli scalini della chiesa di San Fedele. Batte la testa. Perde molto sangue. Nelle settimane successive alternerà momenti di benessere e di lucidità e momenti di sconnessione. Fa in tempo a veder morire il figlio maggiore, Pier Luigi, il 28 aprile, e il 22 maggio muore. Il Comune di Milano decide di far imbalsamare il corpo, e incarica della procedura sette medici, che la eseguono tra il 24 e il 27 maggio. Il funerale viene celebrato il 29, in Duomo, con grande concorso di folla. Commovente è il racconto che ne fa Felice Visconti Venosta, in un opuscolo scritto a spron battuto e pubblicato prima della fine dell’anno. Leggiamone qualche pagina (152-158):

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La formazione dello scrittore, 9 / Giuseppe Genna

17 luglio 2014

di Giuseppe Genna

[Questo è il nono articolo della serie La formazione dello scrittore, che appare in vibrisse il giovedì (ed è parallela a quella La formazione della scrittrice, che appare invece il lunedì). Ringrazio Giuseppe per la disponibilità. Il prossimo ospite della rubrica sarà Marco Candida. gm]

giuseppe_gennaNon so nemmeno a quale formazione fare riferimento; per me, cresciuto negli anni Settanta e Ottanta e Novanta, è adesso più confusione e sbigottimento che ricordo il dire del me stesso, chi incontrò, cosa fece, come arrivò alla scrittura. Inoltre si tratta di “io” e qui sta un problema storico. Utilizzare questo pronome radicale è stato difficile nel corso dei due decenni in cui ho pubblicato. Ho tentato di costruire un ologramma, un avatar, che attirasse fulmini e saette, giusto livore e ingiusto rancore, lasciando in pace la persona in un silenzio e in un respiro ampi, secondo l’insegnamento di un poeta che annovero tra i miei maestri e che era Antonio Porta (così, noto al secolo; si chiamava Leo Paolazzi, in verità).
Prendo molto sul serio questo invito di Giulio, che certamente è tra gli scrittori e intellettuali i quali più stimo da tanti anni, con cui a me è parso di fare un po’ di strada insieme (vorrei citare, insieme a lui, tra i miei coetanei editoriali, quelli per me più decisivi: Tommaso Pincio e Aldo Nove). Dice Giulio: scrivi quello che vuoi sulla formazione tua, meglio se lungo il pezzo, anziché breve. Quindi scrivo questo autoritratto, sommario e forse un po’ peccaminoso, seguendo le metriche suggeritemi.

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Pubblicità dopo nove anni

5 aprile 2014

Avete mai letto un romanzo illeggibile? No? Adesso ne avete l’occasione.

Ferruccio Parazzoli, Famiglia cristiana, 11 maggio 2005.

Il paradiso sopra i tetti (appunti sul romanzo cattolico)

17 Maggio 2012

di Demetrio Paolin

[domenica scorsa è uscita sull’inserto La Lettura del Corriere della Sera un mio articolo dal titolo, redazionale, “Il corpo del romanzo”. Il tentativo era di fornire una prima e sommaria riflessione sul tema del romanzo cattolico. dp]

Questa apertura e ricerca di senso mette forse in evidenza come il romanzo cattolico sia l’elaborazione di un trauma profondo, il trauma di una mancata promessa ovvero quella della seconda venuta di Cristo. Sempre vista come imminente e sempre costantemente rimandata. Il romanzo cattolico cerca, immaginando i mondi, di elaborare quel lutto e di rendere meno gravosa l’attesa

Leggi “Il corpo del romanzo”.

Sdoganare Carlo Coccioli

9 aprile 2009

libertatitolo

di Gabriele Dadati

[Questo articolo è apparso nel quotidiano piacentino Libertà l’8 aprile 2009].

Nel 1976 uscì per la prima volta il romanzo Davide di Carlo Coccioli, scrittore amatissimo da Pier Vittorio Tondelli, contemporaneamente in Francia e in Italia, dove vinse il premio selezione Campiello. Fu in seguito tradotto e pubblicato in Spagna. L’autore, nato a Livorno nel 1920, era però da molto in esilio volontario, appartato rispetto a queste vicende: s’era infatti trasferito nel 1954 a Città del Messico, dove sarebbe morto nel 2003, lontano da un paese, il nostro, col quale era forse entrato in conflitto anche a causa della sua omosessualità. Cattolico e quindi lontano dalla cultura di sinistra, ma omosessuale e quindi in difficoltà nel dialogo con la chiesa, Coccioli non poteva che cercare un’altra collocazione per sé.

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