di giuliomozzi
[Questo racconto è tratto da Fantasmi e fughe, pubblicato da Einaudi nel 1999 e ormai quasi fuori commercio.]
È sabato mattina. Sono le otto e un quarto. Io sto sulla corriera della Sita che va da Padova a Este. Dal finestrino non si vede niente, fuori c’è la nebbia e dentro l’umidità dei corpi fa appannare i vetri. Alle nove sarò a Este e alla fermata troverò Letizia che mi avrà aspettato, oppure la aspetterò io per qualche minuto. Dipende da suo fratello, se le dà o no un passaggio; e dalla Lorenza, se deve tenerla o no. La corriera per andare a Este parte da Piazzale Boschetti alle otto, passa dietro casa mia alle otto e cinque, lì ci sono un tabaccaio che vende i biglietti e la fermata a richiesta. Dentro dal tabaccaio c’era un signore slavo che continuava a ripetere mozelìze, mozelìze e il tabaccaio faceva conto di non capire; quando io ho detto, perché mi stavo stufando, secondo me deve andare a Monselice e il signore slavo ha cominciato a dire di sì e a fare di sì con la testa, il tabaccaio non ha più potuto fare finta: così gli ha dato il biglietto. Poi gli ho chiesto io un biglietto per Este e lui me l’ha dato guardandomi come si guarda il complice d’un altro. Poi fuori, sotto il palo della fermata, il signore slavo ha continuato a guardarmi e a farmi gran sorrisi, così io ho potuto fargli gran sorrisi e guardarlo. Aveva un paio di sandali alla frate tedesco di quelli orribili che sono stati di moda quest’estate, con un paio di strisce di pelle spezzate; dei calzettoni grossi grigi; dei calzoni blu tuta arrotolati sulla caviglia; un cappottino tre quarti marrone a quadretti neri, con il collo piccolissimo e le maniche strane, come scampanate, troppo stretto e piccolo ma abbottonato a forza; una sciarpa bianca e rossa Forza Magico Padova attorno al collo; un cappello di feltro verde con la tesa strettissima. Allora ho pensato ai miei vestiti: mocassini indiani, calzini corti di cotone bianco (da democristiano, dice Letizia ridendo), jeans, camicia a righe di flanella comperata usata al negozio di Progetti Uomo, maglione Himalayan grossissimo made in Nepal (regalo di Letizia, preso in un negozio del commercio equo e solidale), giaccone blu nuovo con i moschettoni. Che differenza c’è, ho pensato. Naturalmente so benissimo che differenza c’è tra me che posso comperarmi tutti i vestiti che voglio e il signore slavo che, anche avesse i soldi, non so se lo accetterebbero dentro il negozio. […]
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