di Valter Binaghi
La sesta parte è qui.
7) L’approccio storico-religioso
a) L’ordine del mondo: corpo, società, universo
Per accedere a quel mondo in cui il simbolismo e l’analogia furono abituali se non esclusivi strumenti di conoscenza – vale a dire il mondo delle società tradizionali, che qualcuno si ostina ancora a definire “primitive” – occorre innanzitutto lasciarsi alle spalle i fenomeni morbosi che abbiamo appena considerato, dove l’immaginario è piegato alle idiosincrasie dettate da una lacerazione interiore, ma anche le seduzioni della fantasia artistica, almeno quella cui la modernità ci ha abituati, che obbedisce unicamente ai capricci o alle ispirazioni di un soggetto individuale in libertà. In effetti, anche la produzione artistica nelle civiltà tradizionali è governata da una cosmologia che permea di sè l’intero campo dello scibile e del praticabile, obbedisce ai canoni di un simbolismo universalmente condiviso e difficilmente è separabile da quella liturgia che la vita pubblica sembra incessantemente celebrare. Per questo l’arte delle società tradizionali è per lo più anonima; l’artista percepisce sè stesso come il veicolo per la manifestazione e la perpetuazione di un ordine che nessuno (lui meno che mai) ha creato e che dà forma, nel senso più autentico e spirituale, alla sua opera: come potrebbe ritenersene l’autore?
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