Linea della vita; parte seconda: Vigilie d’estate
di Cecilia Musella
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L’immagine qui sopra è un dettaglio di un’opera di Emiliano Ponzi.
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Otto.
L’agente immobiliare parcheggia la sua Twingo rossa appena dopo la pineta di Pentimele, sotto un palazzo color zafferano con la dentellatura di balconi sottili che danno l’impressione di una materia friabile. Al pianterreno dell’edificio c’è un’officina di ricambi per rimorchi e autoarticolati, il marciapiede fuligginoso emana l’odore stordente degli oli meccanici.
L’agente punta l’indice in alto: «Il nostro appartamento è quello con la tenda da sole e il ficus».
I metri quadrati sono 120, due camere e servizi, la veranda di 35 metri quadri, quella con la tenda e il ficus. Costa centosessantamila euro ed è un primo piano, sta proprio sopra l’insegna dell’officina.
In una delle stanze i muri sono rosa antico, quella tinta che in passato era in voga per le stanze dei bambini e che da bambina, nel vago ricordo di quando ridipingemmo casa, avrei voluto per camera mia e di Ambi. Ma mamma decise per un bianco totale, e non fui capace di convincerla. In questo spazio vuoto l’opacità del rosa antico è come guasta, reca un’inettitudine a trattenere luce e calore.