[…] Sarà banale ma essenziale ricordare che da sempre il potere necessita anzitutto di una cosa, ovvero di persone e corpi su cui esercitarsi. Sottrarci fisicamente alla sua stretta è il peggiore affronto che possiamo infliggergli. Per la prima volta siamo al punto in cui il potere ha i mezzi tecnici per impedirci di sottrarci a esso persino nell’ora estrema, costringendoci a rimanere a suo piacimento nel mondo, ovvero in quella sfera del reale in cui il potere può essere esercitato. L’intreccio di integralismo religioso, spregiudicato nichilismo politico e mezzi tecnici rischia di trasformare il mondo da luogo di passaggio, di esperienza a termine e per questo infinitamente preziosa, in una sorta di gigantesca prigione metafisica dove la porta d’uscita, ovvero la naturale possibilità di morire, si rivela sempre più sbarrata. […]
Così scrive Marco Mancassola in un articolo apparso oggi nel quotidiano il manifesto, prendendo spunto da La vita senza limiti di Beppino Englaro (Rizzoli) e da Corpo morto e corpo vivo: Eluana Englaro e Silvio Berlusconi di Giulio Mozzi (Transeuropa). L’articolo è disponibile nel sito di Marco Mancassola.