di Luigi Preziosi

Con Berretti Erasmus ( Fusta editore, 2021) Giovanni Agnoloni scarta dal percorso a cui ci ha abituati, passando dalla narrativa pura e dalla saggistica finora praticate con esiti convincenti, ad una forma più intimistica di espressione creativa. Berretti Erasmus è infatti un memoir, in cui l’autore disegna vicende di fantasia (secondo quanto riporta nella nota introduttiva) acquerellandole con i colori del suo passato, e ponendosi contemporaneamente in una condizione condizione psicologica di acquisito (a volte faticosamente) distacco dal tempo raccontato.
Il racconto si snoda sul filo della memoria degli anni dell’università del protagonista, Giovanni, che agli inizi degli anni Duemila da studente in giurisprudenza partecipa ad un progetto Erasmus in Inghilterra. La prima esperienza lo entusiasma, inducendolo a replicarla per più volte. Inizia così un’esplorazione che lo porterà in diversi paesi del Nord Europa tra cui l’Olanda, l’Irlanda, la Polonia e la Lituania. I ritorni a Firenze dove è nato e cresciuto acuiscono un senso di sottile estraneità nei confronti della città natale, contribuendo alla formazione di un particolare atteggiamento psicologico che prescinde dall’evidenza della sua bellezza: infatti Giovanni tende piuttosto a comparare le emozioni riesumabili dai ricordi dei suoi primi anni con quelle evocate da altri paesaggi urbani. Non lo affascinano tanto gli abbaglianti splendori dell’arte, quanto piuttosto le sensazioni sottili che promanano da un istante, uno squarcio nella coscienza, che per lui può aprirsi su prospettive di città nordiche, che lasciano immaginare un senso di tepore interiore pur nella visione di candidi scintillii di strade innevate o notturni illuminati dalla gelida luna boreale. Con ciò inizia a crescere nel protagonista un interesse che i soggiorni Erasmus renderanno via via più chiaro: la ricerca su se stesso per scoprire come stare al mondo nel modo più consentaneo alla sua natura.
I soggiorni all’estero enfatizzano le sensazioni, facilitando nel protagonista la conoscenza di una parte di sé forse altrimenti destinata a restare ignota, grazie in particolare alla possibilità di riempire i momenti di intimità con se stessi che a volte suscita il vagabondare in luoghi che non ci appartengono. Giovanni si arricchirà di nuovi incontri, ricercherà l’amore e lo troverà. L’idillio in Cracovia, che il tempo svelerà destinato ad una conclusione tragica, è struggente nel ricordo: “Cracovia aveva fumi e verità: cinerini i primi, che non vedevi ma sentivi nel naso, respirando l’aria della sera come del primo mattino; a più strati la seconda, non perché equivoca, ma perché formata più livelli…C’era quel filo, quella risonanza tra il percorso che avevamo seguito finora, fin da prima di conoscerci, e insieme i fatti, che ci avevano portati qui praticamente da soli, proprio nel momento in cui, in fondo, desideravamo di più cambiare. E c’era quella mano sapiente, quasi di direttore d’orchestra capace di far esprimere al meglio ciascuno dei suoi musicisti, che sembrava levarsi su di noi dagli edifici barocchi e neoclassici, dalle chiese, dalle luci dei negozi da tutto quell’alone di vita che si faceva strada, quasi che fossimo dei prescelti e che il nostro percorso comune, per qualche imponderabile disegno cosmico, fosse importante. Era come se fossimo stati attesi.”
Sullo stratificarsi di esperienze accumulate studiando all’estero si amplia l’interiorità del protagonista, che a mano a mano intuisce, nei soggiorni che si avvicendano negli anni dell’università, un significato interiore più profondo del perfezionamento professionale, o anche di quello derivante dal turismo colto di cui pure è partecipe. Si forma in lui la coscienza del viaggiatore, fatta di esplorazione esteriore ma anche di invenzione di sé nei posti che si visitano, nei paesaggi che si interiorizzano fino diventare un’abitudine intima. Anche così si cresce, affinando la propria capacità di comprensione empatica del mondo e diventando giorno dopo giorno ciò che si è: anche così, o forse proprio così, nel caso di Agnoloni, si diventa scrittori.