di Eusebio Gnirro

Se c’è ancora qualcuno convinto che sia la bellezza in senso classico: la pulcritudine, intesa come apoteosi del corpo perfetto, a scatenare le passioni più violente, e questo qualcuno non sia disposto a mettere in discussione tale assunto, è bene che ometta la lettura della presente voce del Sommario. L’apotemnofilia è una particolare forma di mania che induce a cercare partner sessuali con menomazioni fisiche. Alcune sottocategorie, come l’abasiophilia, l’acrotomophilia, l’amaurophilia e la dismorphophilia sono incentrate sulla predilezione per specifiche categorie: disabili, amputati, ciechi e storpi, ma rimane il denominatore comune dell’indifferenza verso tutto ciò che è armonico, simmetrico, completo, e un entusiastico trasporto per la sproporzione, il malfatto, l’incompiuto.
Sono la mancanza di un orecchio, un’alopecia che denuda porzioni di cranio, l’assenza di un seno, ad alimentare l’eccitazione nell’uomo; mentre un setto nasale riconfigurato a sprangate, il fortuito smarrimento di un testicolo, l’avulsione accidentale di un occhio, otterranno il medesimo effetto su una donna parimenti attratta da creature che manifestino difetti corporei rilevanti. Il carattere paradossale di questa mania è che il più delle volte le persone fanno di tutto per nascondere le proprie tare, poiché non immaginano che possano essere motivo d’attrazione; ne consegue che chi ne sarebbe affascinato non ne viene a conoscenza e il desiderio inappagato s’accresce in misura esponenziale. Occorre in genere qualche anno prima che la frustrazione sessuale spinga il soggetto alla ricerca parossistica di stimoli sempre più accentuati, ma prima o poi accade. Ecco che allora sarà disposto a gettarsi tra le braccia di chi braccia non possiede, a baciare volti privi di bocca fin dalla nascita che sono tenuti in vita da un sondino nasale.
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