Archive for the ‘“Linea della vita” di Cecilia Musella’ Category

Cecilia Musella, “Linea della vita”, fine

13 marzo 2012

Linea della vita; parte seconda: Vigilie d’estate
di Cecilia Musella

Questa puntata in pdf è .
La puntata precedente è qui.
L’immagine qui sopra è un dettaglio di un’opera di Emiliano Ponzi.
Questa è l’ultima puntata.

Una fine

Quest’anno l’inverno sembrava dovesse durare per sempre e invece è arrivata anche per noi la vigilia dell’estate. Nelle mattine libere io e Amalia ce ne stiamo in giardino mentre l’aria è invasa dal ronzio delle seghe tagliaerba, trasportato dalle villette che ci accerchiano. Sotto il frastuono, le fronde recise stramazzano sui marciapiedi ammutolite, prima di essere caricate sui furgoni. Noi due guardiamo la scena allungando il collo per sbirciare oltre il minareto delle siepi, che la tosatura ha reso compatte e affusolate.
Lunedì Danilo ha un altro controllo, ma il rigetto dell’intervento dovrebbe essere scongiurato. Il braccio tornerà a far male con i cambi climatici, e lui si sta abituando all’idea di convivere con una cicatrice. E’ semplicemente qualcosa di inciso, come me e Amalia, ma questa può guardarla allo specchio, in quella lisca rosa che ha piallato un solco liscio dal polso al gomito. Io e sua figlia, invece, non abbiamo il beneficio dell’evidenza ma solo la fiducia: in noi due, nel nostro amore, è costretto a credere, per sapere che esistiamo. Siamo la sua religione da eretico.
Tra Danilo, mamma e papà va un po’ meglio, mi pare. E’ bastato che io smettessi di essere un magnete che polarizza sentimenti e aspettative. A un certo punto il cervello ha disimparato a reagire: giro in folle, ignoro i loro alterchi. In questa mia mollezza, tutti si sono incanalati dentro un basamento placido, qualcosa di simile alla reciproca civiltà, al rispetto.
La casa di Vallecorta l’ha sgomberata il Comune, ci sarà una disinfestazione e per il momento di venderla non se ne parla. Prenderemo un po’ di soldi dalla denuncia per danni contro il figlio del vecchio abusivo che ha aggredito Danilo.

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Cecilia Musella, “Linea della vita”, 8

8 marzo 2012

Linea della vita; parte seconda: Vigilie d’estate
di Cecilia Musella

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L’immagine qui sopra è un dettaglio di un’opera di Emiliano Ponzi.
La puntata successiva è qui.

Otto.

L’agente immobiliare parcheggia la sua Twingo rossa appena dopo la pineta di Pentimele, sotto un palazzo color zafferano con la dentellatura di balconi sottili che danno l’impressione di una materia friabile. Al pianterreno dell’edificio c’è un’officina di ricambi per rimorchi e autoarticolati, il marciapiede fuligginoso emana l’odore stordente degli oli meccanici.
L’agente punta l’indice in alto: «Il nostro appartamento è quello con la tenda da sole e il ficus».
I metri quadrati sono 120, due camere e servizi, la veranda di 35 metri quadri, quella con la tenda e il ficus. Costa centosessantamila euro ed è un primo piano, sta proprio sopra l’insegna dell’officina.
In una delle stanze i muri sono rosa antico, quella tinta che in passato era in voga per le stanze dei bambini e che da bambina, nel vago ricordo di quando ridipingemmo casa, avrei voluto per camera mia e di Ambi. Ma mamma decise per un bianco totale, e non fui capace di convincerla. In questo spazio vuoto l’opacità del rosa antico è come guasta, reca un’inettitudine a trattenere luce e calore.

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Cecilia Musella, “Linea della vita”, 7

5 marzo 2012

Linea della vita; parte seconda: Vigilie d’estate
di Cecilia Musella

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L’immagine qui sopra è un dettaglio di un’opera di Emiliano Ponzi.
La prossima puntata apparirà in vibrisse giovedì 8 marzo 2012.

Sette.

Lungo il serpente della Nazionale visito un appartamento di 240 metri quadrati che costa 190.000 euro. Stanno ridipingendo le pareti che erano di un inconsueto giallo canarino, come le due porte del salone doppio. C’è l’odore acidulo della pittura, sulle pareti le orme grigiastre dello stucco da ripulire. «Forse è un po’ grande – ammette l’agente immobiliare – ma lo spazio in più serve sempre. A pagarla così, poi…».
In una stanza c’è il telaio di una finestra che manca da chissà dove. In questa casa ce ne sono tante, di finestre. Moltiplicano le stanze e io non sono più in grado di contare. Le scarpe stridono sul pavimento polveroso di calce, l’effetto sembra come del gesso intero sulla lavagna, un istinto difensivo del corpo che solleva la pelle d’oca. Mi accorgo che l’agente ha tagliato i capelli, oggi non ha più i boccoli e il collo è insospettatamente glabro. Una delle porte gialle colpita dalla luce solare, arde contro la propria ombra buia proiettata sul pavimento.

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Cecilia Musella, “Linea della vita”, 6

1 marzo 2012

Linea della vita; parte seconda: Vigilie d’estate
di Cecilia Musella

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L’immagine qui sopra è un dettaglio di un’opera di Emiliano Ponzi.
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Sei.

Per un pianterreno di sessanta metri quadrati che costa 65.000 euro dovremmo aspettare altri due anni, fino al termine dell’attuale locazione in corso. L’appartamento si trova nella zona dell’ospedale ed è già arredato, con mobili che portano le tracce di un’usura indifferenziata e senza solchi affettivi, pura funzione pragmatica per l’avvicendarsi degli affittuari. La piccola cucina è linda e spartana, vagamente schizoide nell’abbinamento di pensili color noce e panna su un lavello interamente d’acciaio; il cubicolo dei fornelli è smaltato di bianco. «C’è solo una camera», obietto.
L’agente immobiliare è fermo nel riquadro della porta della cucina: «Sì, in realtà sono due vani, poi si può scegliere se farci un soggiorno o se adibirle entrambe a camere».
Annuisco, la voce dell’agente s’interrompe e poi continua: «…se lei ha bisogno di due camere può farci due camere».
Dalla finestra vedo il giallo lucido di un canadair che sorvola la città per raggiungere il mare. Ma da qui il mare non si vede, e il rombo che dalla casa della mia infanzia restava nitido fino all’adagiarsi dell’aereo sull’acqua, adesso si spegne in fretta ed è subito un borbottio sfiatato.

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Cecilia Musella, “Linea della vita”, 5

27 febbraio 2012

Linea della vita; parte seconda: Vigilie d’estate
di Cecilia Musella

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L’immagine qui sopra è un dettaglio di un’opera di Emiliano Ponzi.
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“Le rispondo che cerco di scrivere delle storie vere,
ma, a un certo punto, la storia diventa insopportabile
proprio per la sua verità e allora sono costretto a cambiarla.”
Agota Kristof, Trilogia della città di K

Cinque.

E’ un terzo piano nel dislocato quartiere di Laracinello, potrei comprarlo per 150.000 trattabili. Centocinquanta metri quadri divisi in cucina-soggiorno, quattro camere, doppi servizi, veranda, cantina e posto auto. C’è un ingresso angusto e un salone che forse sembra grande solo perché è vuoto tranne l’assembramento di un’intelaiatura di legno addossata a una parete insieme ad alcuni cestini e una cassetta di plastica riempiti con roba provvisoria o persino inutile.
L’agente immobiliare mi lascia girare per le stanze senza parlare. I bagni sono cromaticamente speculari, l’uno con ceramiche scure di una perfetta linea sferica, l’altro con i classici sanitari bianchi e un termosifone incassato in un cuneo della parete sotto la finestra. Esco sulla veranda, dove ci sono due vasi sistemati in successione, il primo svuotato, il secondo che erutta i rami recisi di una pianta. «Sto lavorando… ti ho detto che ti chiamo io dopo», bisbiglia l’agente al cellulare.

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Cecilia Musella, “Linea della vita”, 4

23 febbraio 2012

Linea della vita; parte prima: Non osi dividere l’uomo
di Cecilia Musella

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Quattro.

«Uscire dalla città per risparmiare è la scelta su cui si stanno orientando in molti».
L’agente immobiliare calpesta i pavimenti della casa con certe sneakers che trascinano un suono fiacco di gomma. «Poi – continua – tenga conto che siamo proprio sullo svincolo dell’autostrada, qui vi muovete meglio che al centro».
Casa di nonna Laura è in centro. Casa nostra, irraggiungibile ma nostra. L’appartamento che visito con l’agente è un interno rustico di 150 metri quadrati e costa 142.000 euro. Servirà ristrutturare, le costruzioni recenti non fanno parte del portafoglio che posso permettermi. Quinto piano e due balconi compatti come cassetti socchiusi. L’agente tossisce come se avesse ingoiato saliva. «Il posto auto è compreso», precisa.
Le stanze sono inondate della luce scintillante della mattina inoltrata. Non ho mai abitato in una casa così illuminata, forse così per me le cose e i sentimenti sarebbero tridimensionali in modo insostenibile.

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Cecilia Musella, “Linea della vita”, 3

20 febbraio 2012

Linea della vita; parte prima: Non osi dividere l’uomo
di Cecilia Musella

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Tre.

La casa a Gallina è una villetta in mattoni a vista su tre livelli per 110 metri quadrati compreso il garage. Il fazzoletto terroso del giardino, cinto da un muretto basso, dà sulla strada. Al primo e secondo piano ci sono due balconi lunghissimi, srotolati come fisarmoniche. Costa 200.000 euro. L’agente immobiliare si ferma sulla scala interna, una mano sorretta alla ringhiera e un piede sul primo gradino. Nella mia scheda siamo già oltre il limite massimo di prezzo ma forse si riuscirà a trattare. Sento la sua voce dietro le spalle: «Se ha bambini il giardino è l’ideale».
A Danilo piacerebbe il camino, un imbuto capovolto di calce e pietre grezze. «Bello, il camino», dico.
L’agente mi incalza: «Ci siamo un po’ più vicini? Alla casa che cerca, voglio dire».
L’ombra del pomeriggio scivola nella congiunzione tra le pareti della stanza con il camino. Sotto i miei piedi si rivelano screpolature bianche sugli esagoni di cotto della pavimentazione, forse sono i segni lasciati dalla lunga residenza di un mobile molto grande e pesante. Quando il cellulare dell’agente inizia a squillare nella sala rimbalza un’eco indebolita.

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Cecilia Musella, “Linea della vita”, 2

16 febbraio 2012

Linea della vita; parte prima: Non osi dividere l’uomo
di Cecilia Musella

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Due.

La prima casa che ho visto con l’agente immobiliare della Meridian era un appartamento nella periferia che separa l’ingresso alla città dall’aeroporto. Irrazionale comprare a Pomeria, dove forse non tornerò mai più a lavorare e abitare. Irrazionale pensare di comprare, per me. L’agente aveva lineamenti mediorientali, una criniera di boccoli fitti e neri sulla nuca, labbra prominenti e occhi scuri dietro lenti incorniciate da una montatura in lattice di un blu cangiante. Siamo entrati nell’ingresso luminoso di un terzo piano che catturava tutta la luce e il vento sbuffante da finestre in attesa nelle altre stanze, recondite e come risucchiate da un vigoroso vortice di estraneità alla mia vita.
L’agente mi guidava nella visita agli ambienti della casa – 160.000 euro per 80 metri quadri; tre camere, due bagni che avrebbero fatto la felicità di mamma, un balcone con la ringhiera in muratura alta, granitica e occlusiva come quella di un ufficio. C’è ancora l’arredamento dei proprietari. Nel soggiorno, sul pavimento a mattonelle chiare dove galleggiano come asteroidi macchie geometriche nere, vedo una coppia di divani in similpelle blu, uno stereo e una vetrina a tre ante con argenti e cristalli.
L’agente aggancia le mani sui fianchi: «Mi sembra che qui ci siano tutti i requisiti elencati nella sua scheda…»
Alla base della vetrinetta, che è di ciliegio, noto una larga cassettiera con tre tiretti verniciati di bianco. Nell’aria si dirama l’onda sonora delle auto che percorrono la superstrada.

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Cecilia Musella, “Linea della vita”, 1

13 febbraio 2012

Linea della vita; parte prima: Non osi dividere l’uomo
di Cecilia Musella

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Uno.

La radiosveglia segna le 7. Esco dal piumone e, quando mi sollevo, il volume del seno mi toglie fiato.
Mi sistemo con una tetta ammantellata nella coppa di silicone e aziono il tiralatte, gocce biancastre spruzzano contro le pareti del cilindro di plastica, poi si depositano sul fondo lasciando lacrime opache sui bordi. Il seno destro è diventato leggero, ora sposto la ventosa al sinistro e il capezzolo viene risucchiato nella cupola del tiralatte.
Continuo a fare moltiplicazioni, sono un calcolatore che va in automatico. Centoventi metri quadrati, ingresso, corridoio, cinque stanze, cucina, bagno, tre balconi, garage. Terzo piano, ascensore, zona centrale. Allo stato attuale il valore potrebbe arrivare a circa 200.000 euro, gli infissi e il bagno con 15-20.000 si fanno, poi dipingere ed eliminare la carta da parati. Vanno anche presi i mobili che mancheranno, ma non sono tanti, tranne la cucina che è di zia Angela, e quella verrà a battere cassa. Se vinco io, ad Ambra spetta la metà, forse posso farcela con un mutuo di meno di 150.000 euro, aggiusti inclusi.
Travaso nel biberon il liquido in esubero che il tiralatte ha sgravato dai miei seni, avvito il tappo di plastica, sistemo il flacone nel congelatore vicino agli altri tre già ibernati, che distillano la loro promessa di tortura: imboccare latte a una neonata con l’annosa manualità del cucchiaino.
A due mesi Amalia dorme nella sua culla, è un bozzolo caldo e arruffato di sonno. Appena fa luce, però, si agita irrequieta e io la porto nel nostro letto, me la corico accanto e con un dito le disegno graffiti sulla tempia. Lei si riaddormenta e restiamo così, aspettando che l’alba dilaghi sotto i listelli della persiana. Mentre il giorno inizia, vedo il suo viso sempre più bianco che si accende vicino al mio. Avanzano nel chiarore le sue lunghe ciglia scure, il naso, le labbra socchiuse e tutti i dettagli che la notte aveva confuso di ombre.

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