Archive for the ‘“Davide” di Carlo Coccioli’ Category
Per chi cerca un romanzo toccante
31 ottobre 2009Sparire per ricomparire
25 agosto 2009[…] Quello che dà gioia in questa riscoperta post mortem di Coccioli è comunque la capacità di durare della letteratura, la sua grande potenzialità temporale. I libri non muoiono anche se non danno, apparentemente, più segni di vita. In letteratura nulla scompare per morire: va solo in una latenza sempre pronta all’emersione. L’autore del miracolo è il lettore. […]
La religiosità primitiva di re Davide
24 agosto 2009di Luigi Preziosi
[Questo articolo è apparso nel quotidiano Corriere nazionale il 9 agosto 2009].
Carlo Coccioli ha fino ad oggi condiviso la stessa sorte dei molti autori del Novecento colpiti da repentino oblio post mortem: solo per alcuni di loro cominciano adesso a registrarsi, all’inizio del nuovo secolo, timidi ritorni di interesse, grazie a riedizioni che avviano nuove stagioni di studi e di approfondimenti. A trghettare anche la sua opera narrativa alla storia letteraria può ora contribuire la recente riapparizione in libreria del suo Davide (ed. Sironi), dovuta all’intuizione di Giulio Mozzi, che ne firma anche la pregevole prefazione. Il romanzo è una sorta di autobiografia del re Davide, strettamente fedele al testo biblico. In esso il protagonista, al culmine della sua gloria terrena e ormai prossimo alla morte, narra in un lungo monologo le tumultuose vicende della sua vita. Il suo percorso è stato lunghissimo, iniziato con la misteriosa chiamata presso la corte di Saul, in apparenza per lenirgli le angosce di un’incipiente follia con il suono della cetra, ma in realtà per succedergli sul trono di Israele, continuato tra guerre crudeli, congiure di palazzo, matrimoni, tragedie familiari, infedeltà coniugali e tradimenti politici, e concluso nella gloria di un regno forte e rispettato dai popoli vicini, con una nuova capitale, Gerusalemme, in cui ha trovato sede definitiva l’Arca dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo.
Libri per l’estate
3 agosto 2009Modernità di Carlo Coccioli
6 luglio 2009di Roberto Paglialonga
[Questo articolo è apparso in L’Occidentale].
Interrogarsi sul senso dell’esistenza è interrogarsi su Dio. E’ approssimarsi all’Eterno nell’eterna tensione tridimensionale dei primordi umani: corpo anima, mente. Forza, sentimento, ragione: uno slancio senza approdo per capire la propria essenza, che è identità e vita.
Davide, il capolavoro di Carlo Coccioli, è un’invocazione crescente e una richiesta d’aiuto al cielo fin dall’“Ascolta” che ne avvia la parabola. Pubblicato nel 1976, a lungo introvabile a causa delle logiche del commercio e del marketing, nonché dell’ottusità della nostra casta intellettual-benpensante, il romanzo è ora stato meritoriamente ristampato dall’editore Sironi di Milano, grazie alla cura di Giulio Mozzi, che promette di ridare presto vita a tutta l’opera dello scrittore livornese, morto nel 2003 all’età di 83 anni.
Ma chi è Davide, il re d’Israele? Davide è l’unto dal Signore, il prescelto, il portatore di una storia e di una tradizione, seminatore di un futuro increato, su cui Dio ha voluto fondare la Santa Alleanza e costruire la propria potenza, l’Io che dà del Tu all’Eterno, l’ama, lo teme, l’innalza, lo delude. Davide sono io. Davide è ciascuno di noi.
“Davide” porta a porta: un’intervista
2 giugno 2009Qui, in BooksBlog.
“Non si serve del testo biblico, ma lo serve”
21 Maggio 2009di Paolo Pegoraro
[Questo articolo è apparso nel settimanale Famiglia cristiana, nel numero in distribuzione in questi giorni].
Carlo Coccioli è insensatamente scomparso dalle nostre librerie. Eppure il suo romanzo Il cielo e la terra (1950) contò ben 23 edizioni. Torna ora il suo Davide, intensa biografia del grande re d’Israele che segue fedelmente il racconto biblico. «Non mi sono sentito autorizzato a fare intervenire l’immaginazione – assicura l’autore – se non quando i testi tacevano». Coccioli insomma non si serve del testo biblico, ma lo serve. E il risultato è un racconto straordinariamente partecipe, che scavalca gli argini del tempo per venire restituito all’esperienza universale. Basti considerare le parole chiave che il profeta Samuele rivolge al giovane Davide: nessun uomo può afferrare il sogno che porta nel cuore, poiché o lo degrada per riuscire ad afferrarlo oppure cessa di essere uomo. Davide diventa così il romanzo del desiderio, declinato in tutte le sue forme. Davide è l’uomo sensuale eppure indecentemente casto, innamorato del creato e del suo Creatore. È il feroce stratega e il mistico cabbalista. È soprattutto il peccatore che non cessa mai di pregare. Davide è il romanzo dell’uomo che si scopre diviso in una molteplicità di volti che bramano l’unità e la pienezza. Come? Vi è una sola via: l’amore. Quale amore? Ecco il bilancio che il re-messia, sul letto di morte, rivolge al suo ineffabile Signore e Dio, l’Eterno: «Voragini di terrore indicibile, e tuttavia io Ti amo: non ho mai amato nulla e nessuno quanto Te, neppure Gionata dall’anima attaccata alla mia, Saul le cui crisi placavo con musica e canto, Betsabea carne di giglio, neppure il mio Assalonne appeso all’albero come un bove dal macellaio, perché “dall’alto Egli stende la mano” per prendermi: per amore».
“Un miracolo di immedesimazione”
13 Maggio 2009di Luigi Preziosi
[Questo articolo di Luigi Preziosi è apparso in Bibliomanie].
Carlo Coccioli ha normalmente nelle storie letterarie del secolo scorso l’onore di una citazione o poco più: per quanto non lo si possa definire uno scrittore ignorato dai suoi contemporanei (è stato pubblicato da case editrici importanti, tradotto in più lingue, ha vinto premi letterari prestigiosi), è stato certamente piuttosto trascurato, non sufficientemente approfondito e conseguentemente sottovalutato. Non gli ha sicuramente giovato né l’omosessualità dichiarata, e assurta a tema di alcune sue opere (Fabrizio Lupo, per esempio), né l’evidente ricerca religiosa tracimante dai suoi testi, né soprattutto, l’esplosiva miscelazione di questi due elementi.
Eppure, basta leggere questo suo Davide, recentemente ripubblicato da Sironi con un’appassionata prefazione di Giulio Mozzi, che questa operazione ha fortemente voluto, per capire come uno scrittore come lui che rivela una tale statura letteraria meriti una collocazione più consona rispetto a quella che gli è solitamente accreditata, giusto accanto ai grandi nomi della seconda metà del secolo scorso, e per riconoscere al tempo stesso che il nostro canone novecentesco presenta ancora ampi spazi per revisioni e riscritture.
Il libro è una sorta di autobiografia di Davide, tutta condotta con fedeltà pressoché assoluta al testo biblico (primo e secondo libro di Samuele e al Primo libro dei Re), che l’autore “completa”, regalando al suo protagonista un pensiero che postilla le gesta narrate nei libri sacri. E’ difficile non pensarla anche come un’autobiografia dello stesso Coccioli, per lo meno per quanto attiene all’inesauribile anelito alla ricerca del divino. Se ne trae del resto indiziaria conferma nell’episodio segnalato da Mozzi nella prefazione, secondo cui, all’interlocutore che in una nota trasmissione televisiva gli aveva domandato di che cosa parlassero i suoi libri, Coccioli rispose: “Di Dio! Di cos’ altro vuole che parlino? C’è forse qualcos’altro di cui parlare?”.
“Un capolavoro di stile e accuratezza”
16 aprile 2009di Gaia Amaducci
[Questo articolo è apparso nell’edizione italiana di Le Monde Diplomatique, aprile 2009, distribuita in allegato al quotidiano il manifesto].
La vita di Davide re d’Israele scritta con maestria e profondità di pensiero da uno dei grandi dimenticati del panorama letterario italiano.
Un capolavoro di stile e accuratezza che travolge il lettore dall’inizio alla fine, conducendolo a scavare nella sua natura così come Davide, prossimo alla morte, scava nella propria dialogando con Dio: in un intreccio che coinvolge le sfere spirituali più alte insieme alle dimensioni istintive più carnali, mostrandoci tutta la bellezza, la fragilità e l’inevitabile senso tragico dell’essere umano. Carlo Coccioli, nato nel 1920 a Livorno e vissuto in Messico dal 1954 al 2003, anno della sua morte, ha scritto una cinquantina di opere, quasi tutte tradotte nelle principali lingue del mondo, alcune delle quali pubblicate anche in Italia presso diversi editori e oggi quasi tutte introvabili. Medaglia d’argento al valor militare per la sua partecipazione alla Resistenza, personaggio controverso e non facile, intellettuale tra i più internazionali dell’epoca, Carlo Coccioli merita di essere riscoperto e, si spera, ripubblicato con la stessa cura adoperata da Giulio Mozzi per questo Davide. Nel frattempo, è possibile accostarsi alla sua vita e alle sue opere (tra cui spiccano anche delle tele) grazie al sito Internet curato dal nipote Marco: www. carlococcioli.com/it.
Sdoganare Carlo Coccioli
9 aprile 2009di Gabriele Dadati
[Questo articolo è apparso nel quotidiano piacentino Libertà l’8 aprile 2009].
Nel 1976 uscì per la prima volta il romanzo Davide di Carlo Coccioli, scrittore amatissimo da Pier Vittorio Tondelli, contemporaneamente in Francia e in Italia, dove vinse il premio selezione Campiello. Fu in seguito tradotto e pubblicato in Spagna. L’autore, nato a Livorno nel 1920, era però da molto in esilio volontario, appartato rispetto a queste vicende: s’era infatti trasferito nel 1954 a Città del Messico, dove sarebbe morto nel 2003, lontano da un paese, il nostro, col quale era forse entrato in conflitto anche a causa della sua omosessualità. Cattolico e quindi lontano dalla cultura di sinistra, ma omosessuale e quindi in difficoltà nel dialogo con la chiesa, Coccioli non poteva che cercare un’altra collocazione per sé.
“La distanza dal sacro è follia”
8 aprile 2009[Questo articolo di Ferdinando Camon è apparso nel quotidiano Messaggero Veneto il 7 aprile 2009].
Non so quanto lo gradirà il lettore, ma io l’ho letto di corsa. Lo trovo un libro non solo bello, non solo elegante, ma anche potente. L’autore, Carlo Coccioli, è dimenticato in Italia, sia per colpa dell’Italia sia per colpa sua: è andato a seppellirsi nel Messico per anni e anni, e là è morto. L’Italia non ricorda neanche i grandi autori che ha in casa, figurarsi quelli che sono usciti. L’Italia ha la memoria corta, un autore deve continuamente farsi ricordare. Guardate i grandi: Moravia, Calvino… Morti da poco, e già è difficile citarli, sono fantasmi. La riscoperta di questo libro e la sua riapparizione nelle librerie, è merito di Giulio Mozzi, scrittore padovano, della generazione successiva alla mia. Dopo Davide, il progetto di Mozzi [*] è di riproporre tutte le migliori opere di Coccioli.
“La sconvolgente percezione della gioia”
7 aprile 2009[Questo articolo è apparso nel numero di aprile 2009 di Aut, il mensile del circolo Mario Mieli, nella rubrica Autletti a cura di Daniele Cenci].
Il Flickr di Carlo Coccioli
1 aprile 2009“Una nuova falcata verso la modernità”
31 marzo 2009Questo articolo di Alcide Pierantozzi è apparso nel numero di aprile 2009 del mensile Rolling Stone.
“Davide” di Carlo Coccioli: l’introduzione del 1989
29 marzo 2009di Domenico Porzio
[Prima dell’attuale ripubblicazione presso Sironi, il Davide di Carlo Coccioli ebbe anche un’edizione tascabile, negli Oscar Mondadori. Riproduco qui l’introduzione, firmata da Domenico Porzio, che arricchiva il volume. gm]

Davide negli Oscar Mondadori, 1989
Tale religione, che ad ogni generazione suscita nuovi proseliti, non ha leggi se non quelle dettate dall’istinto. La planetaria cinofilia si fonda su una credenza che alcuni appena sospettano e molti apertamente dichiarano, ed è una credenza, una verità, che confuta quanto scritto nel Genesi. Essa afferma che il Signore, lo Spirito che si rivelò per la voce dei Profeti, creò i campi, i giardini e le acque della Terra perché fossero a disposizione del cane, la più nobile e fedele creatura dell’universo conosciuto. Lo scopo della creazione fu, dunque, la “caninità” e non la “umanità”. L’uomo fu l’ultimo e obbligato gesto dell’Onnipotente: apparve sulla Terra perché facesse compagnia al cane. L’ipotesi, ovviamente, è azzardata; tuttavia la millenaria storia della caninità, seppure costellata da afflizioni e da ignobili crudeltà verso il quadrupede, è pur ricca di aneddoti e di episodi che sembrano confermare l’antica credenza. Di questa religione del cane recano testimonianza numerosi apostoli: coloro che con scritti, azioni, predicazioni e associazioni proclamano il cane non solo amico designato dell’uomo, ma unico oggetto di disinteressato amore.
“Condannati alla pena del desiderio”
26 marzo 2009[Questo articolo di Fiorenzo Fontana è apparso nel settimanale Il nostro tempo il 22 marzo 2009.]
Un tè con Carlo Coccioli, a Trieste
25 marzo 2009[Questo articolo di Giovanna A. de’ Manzano è apparso nel quotidiano Il Piccolo di Trieste mercoledì 25 marzo 2009].
Un Dio innominabile, irrappresentabile, sfuggente
13 marzo 2009di Il malditesta personale di Giacomo
[Il malditesta personale di Giacomo (il nomignolo è questo, non so che farci) ha pubblicata questa recensione del Davide di Carlo Coccioli nelle sue pagine in Anobii. La riproduco con il suo permesso. gm]

Carlo Coccioli
Nella lunga confessione che il re Davide, vecchio e prossimo alla morte, formula, intessendola di canti (i suoi salmi) e in dialogo costante (talvolta un po’ ironico) con gli annalisti d’Israele che tramanderanno la sua storia, è stupefacente, mi pare, l’intreccio di riflessione e libero sfogo delle emozioni: Davide si interroga a lungo su Dio e il suo misterioso rapporto con la creazione, mediato da emanazioni divine, dalla rete segreta di numeri e parole che la sostiene, dalla Legge consegnata agli esseri umani; ed esprime dubbi e passioni (amore, soprattutto) con stupefacente libertà, che il loro oggetto sia Dio o altri uomini o donne. Vendette, amori, rancori travolgenti, istantanei o meditati.