Archive for the ‘Le lettere delle eroine’ Category

Le lettere delle eroine: il premio va a Elisabetta Michielin

13 settembre 2016

di giuliomozzi

Tutte le lettere

Tutte le lettere

Dopo lunga meditazione, e qualche consulto, ho deciso che il premio per la migliore “lettera di eroina” va a Elisabetta Michielin per la sua lettera di Emma Bovary a Rodolphe. Non che non abbia apprezzato gli altri 34 testi pubblicati (quello di Mariella Prestante è, com’è ovvio, una faccenda a parte) sugli 86 pervenuti: ma il gioco di Elisabetta Michielin, che per comporre la lettera di Emma ha saccheggiato il “dizionario dei luoghi comuni” dello stesso Flaubert, mi è sembrato particolarmente interessante e arguto.

Poiché Elisabetta risiede in una città nella quale sarò nel prossimo fine di settimana, tenterò di effettuare la consegna del premio – un’edizione secentesca delle Eroidi di Ovidio – di persona e non per via postale.

I giudizi di valore sono sempre discutibili (nel senso che, avendo sempre un fondamento irrazionale, sono propriamente indiscutibili). Se il vostro giudizio è diverso, se avreste assegnato il premio a un’altra lettera, vi prego di dirlo nei commenti – e di spiegare brevemnte il perché. Se volete dare un’occhiata a tutte le lettere, cliccate sull’immaginetta qui sopra.

E: grazie per l’attenzione.

Fulvia a Milton (Lettere delle eroine, 36: ultima)

10 settembre 2016

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Dulcinea del Toboso a Sancho Pancha (Lettere delle eroine, 35)

9 settembre 2016

di Manuela Mazzi

[Le Regole del gioco].

220px-el_ingenioso_hidalgo_don_quijote_del_mancha_pg_54Sono molto irritata, Messere Sancio Pancia delle mie sottane. Ho ricevuto la vostra lettera fatta scrivere dal sagrestano. Me l’ha consegnata il curato, che passava per di qua a darmi lezione di scrittura. Cosicché vi è chiaro come può essere che questa mia, me la scrivo da me: io che son capace. E che sia chiaro altresì che non amo le vostre gelosie, come siete solito a dimostrarmi: il curato – lo sapete bene – ha esaurito il tempo delle sue scorrerie. Non tiene denari e ha una fede al dito più stretta di quella che qualsiasi donna avrebbe potuto mettergli. Come quella che indossate voi. E io di uomini così non voglio più averne a tiro.

Vi starete pure rendendo conto che per risolvere la vostra ignoranza, giacché non sapete neanche leggere, ho chiesto al barbiere – che me lo ha promesso in cambio di due pani, un quarto di pecorino e una sbirciatina alle mie due grazie che hanno già sorriso anche a voi in altri tempi – di rendervene conto lui stesso al momento della consegna. Sicché alla fine di questa lettera c’avrete il vostro bel da fare per spiegarvi: non resterà un solo segreto taciuto. Per questo so già di certo che la mia presente scomparirà dai resoconti di questa vostra assurda avventura.

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Cappuccetto Rosso al lupo (Lettere delle eroine, 34)

8 settembre 2016

valerie

di Alessandro Cecchinelli

[Le Regole del gioco].

Quando ti aprirono la pancia io sono stata libera. Ho sentito subito molto freddo. Là, infatti, nello scuro, c’era caldo come se ci fosse acceso il fuoco. Ma non c’era e infatti era buio e non ci si vedeva niente. Era come se il fuoco fosse l’aria buia e il caldo fosse un soffio continuo tutto attorno. Solo oggi, che non so neanche quanto tempo fa è stato, qualche mese, nove mesi, forse un anno, ho capito che non eri solo tu, ma anch’io, che respiravo, e la vecchia lì stretta con me che sfiatava anche lei, borbottando le sue preghiere di catarro. Ci scaldavamo da sole, in fondo, in quella grotta scura al di là della tua bocca, con la fessura di luce che sembrava lontanissima a filtrare tra i tuoi denti, raggiava.

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Elisabetta François a Gonzalo Pirobutirro d’Eltino (Lettere delle eroine, 33)

4 settembre 2016

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di Davide Di Finizio

[Ieri scrivevo scherzosamente in Facebook: Tra le “lettere di eroine” che mi sarebbe piaciuto leggere, ma che ahimè non sono pervenute, quella che mi manca di più è la lettera di Elisabetta François al figlio Gonzalo (lettera che Gonzalo troverà sullo scrittoio della madre, incompiuta, dopo la morte della madre stessa). E la lettera, imprevedibilmente, è arrivata].

Gonzalo,

o dovrei dire Coriolano?

Già, ti ricordi tutte quelle storie greche e latine che ti raccontavo da bambino? Ora mi sento proprio come in una di quelle, mi sento Veturia, la madre di un iracondo che vorrebbe distruggere casa sua. E anche se non siamo a Roma, ma nel villaggio di Lukones, sono qui a supplicarti, per iscritto, visto che a voce non ci intendiamo: smettila di urlare, ché quando urli ti sentono tutti; ti sente Battistina, ti sentono i peones, ti sente Di Pascuale (con la c, non come quei barbari italici che lo scrivono con la q), ti sente persino Gaetano Palumbo che finge di essere sordo (e finge pure di chiamarsi Pedro Manganones, che al Nistitúo evidentemente fa più figo).

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Micòl a Celestino (Lettere delle eroine, 32)

3 settembre 2016

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Nora a Torvald (Lettere delle eroine, 31)

31 agosto 2016
Lene Nystrøm in Barbie Girl, Aqua

Lene Nystrøm in Barbie Girl, Aqua

di Nuccia Benvenuto

[Le Regole del gioco].

Aeroporto di Oslo, Momento giusto della vita

Ti scrivo mentre aspetto l’aereo che mi porterà in tournée per un mese e fra un mese esatto verrò a prendere i bambini, come stabilito dal giudice. Non voglio sentire altro, Torvald, nemmeno la tua voce: per questo motivo non ti telefono. La stai facendo grossa, sempre più grossa, Torvald. Pensaci. Una denuncia per stalking non ti gioverebbe. Devi finirla con le tue telefonate nel cuore della notte, con i tuoi stupidi squilli, gli squallidi sms e wathsapp; con gli sciocchi appostamenti.

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Cécile a Cyril (Lettere delle eroine, 30)

30 agosto 2016

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di Francesca Barsotti

[Le Regole del gioco].

Parigi, 23 giugno 1974

Mio caro Cyril,

piove a dirotto e io provo qualcosa di indefinibile, un specie di istinto da animale selvatico che mi porta a rifugiarmi tra queste righe. Sono le nove e sto bevendo un caffè seduta al tavolino del bar sotto casa. Oggi fatico a svegliarmi. Sarà questo tempo uggioso, sarà che le vacanze per me sono ancora lontane…

Ci separa un’estate indimenticabile.

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Agnese a don Rodrigo (Lettere delle eroine, 29)

27 agosto 2016

manzoni

di Mariella Prestante

[Le Regole del gioco].

Al signore don Rodrigo.

La mi perdoni se nella mia ignoranza non so quale titolo di preciso applicarle, se di eccellenza o di eminenza o altro. La chiamerò dunque signore, poiché lei è signore di queste terre.

Le scrivo per dirle che lei ha fatto una gran cavolata, se mi è permesso dirlo, ma ormai l’ho detto, a spaventare tanto quella merdina del nostro curato don Abbondio, che è come un vaso rotto che spande acqua e che cosa sia successo ormai lo sanno tutti, anzi tutti sanno il doppio o il triplo, perché la sua governante è come un mulino a vento e ci ha ben messo del suo, mica poco.

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Concetta a Tancredi (Lettere delle eroine, 28)

26 agosto 2016

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Bruna scrive al suo diletto (Lettere delle eroine, 27)

25 agosto 2016
Israele. Pecore al pascolo, con pastore

Israele. Pecore al pascolo, con pastore

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Violetta ad Alfredo (Lettere delle eroine, 26)

24 agosto 2016

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Emma al signor Knightley (Lettere delle eroine, 25)

23 agosto 2016
Prima edizione, come d'uso anonima, del romanzo Emma  ("dell'autore di Orgoglio e pregiudizio", dice il frontespizio)

Prima edizione, come d’uso anonima, del romanzo Emma
(“dell’autore di Orgoglio e pregiudizio“, dice il frontespizio)

di Monica Bauletti

[Le Regole del gioco].

Mio diletto, adorato Mr Knightley.

In questa sera di fine estate mi prende la malinconia, e l’unico conforto che trovo è nello scrivervi.

Ho molto riflettuto su quanto successo tra noi ieri all’arboreto e sento il dovere di confessarvi che le vostre parole mi hanno fatto compagnia per tutta la notte e gran parte della mattina seguente. Solo ora, dopo tanto pensare, sento fluire liberi i miei sentimenti e posso capire a fondo il mio cuore.

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Anna Da Costa a Martin Fallon (Lettere delle eroine, 24)

22 agosto 2016

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di Marco Candida

[Le Regole del gioco].

Caro Martin, io sono cieca e tu sei morto e lo zio, il quale sta faticosamente redigendo questa lettera, è ormai molto vecchio. Ho assai insistito per scrivere queste parole. Zio Michael non voleva: scrivere una lettera a un uomo morto gli sembrava solo un’assurdità. Tu però non sei morto. Almeno non per me e credimi se ti dico che non lo sei nemmeno per il sacerdote che hai conosciuto col nome di Padre Da Costa. Il tuo fantasma non è più uscito dalle nostre vite, Marteen. Questa lettera, pertanto… sono sicura capirai senz’altro cosa in realtà è.

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O-Lang a Wang Lung (Lettere delle eroine, 23)

21 agosto 2016

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di Ada Rosa

[Le Regole del gioco].

Caro Wang Lung,

lo so, è un inizio banale, ma ormai dovresti conoscermi, sono sempre stata ligia al dovere e alle tradizioni. Sono stata una moglie banale, so anche questo. Non così bella né così fine, come avrei dovuto essere per tenerti con me, per impedire che ti innamorassi di lei, di quella puttana tutta smorfie e moine. Si sa, se una moglie non riesce a soddisfare il proprio marito, se non riesce ad essere perfetta in tutto, la colpa è solo sua. Eppure io credevo che bastasse amarti ed esserti fedele. Non ho mai mancato in niente. Mi alzavo presto, non oziavo a letto. Preparavo pranzi e cene deliziosi, anche con poco. La Vecchia Signora te lo disse, sono brava in cucina. Ho curato i nostri figli e tuo padre con dedizione. Ho lavorato fino al giorno del parto, di ogni parto. È questo che ci aspetta da una donna. Sempre in silenzio, mai un lamento. Perché dovremmo lamentarci di ciò che la natura ha voluto per noi? Ero felice, però. Non mi importava che non vivessimo negli agi, il poco che avevamo allora ci bastava, perché ci amavamo. Ora divento sentimentale. Un difetto femminile, che voglio concedermi.

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Remedios Buendía ha accettato la tua richiesta d’amicizia (Lettere delle eroine, 22)

20 agosto 2016

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di Laura Frassetto

[Le Regole del gioco].

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Diffida di Angelica a Orlando (Lettere delle eroine, 21)

19 agosto 2016
Angelica e Medoro, di Simone Peterzano (1535-1599)

Angelica e Medoro, di Simone Peterzano (1535-1599)

di Paola Malaspina

[Le Regole del gioco].

ATTO FORMALE DI DIFFIDA

da parte della Signora Angelica, Principessa del regno del Catai,

nei confronti del Signor Orlando, Conte di Chiaromonte, prefetto di Bretagna, nonché paladino di Sua Maestá Carlo Magno.

Premesso, in fatto e in diritto, che:

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Assunta Spina a Michele Boccadifuoco (Lettere delle eroine, 20)

18 agosto 2016
Anna Magnani è Assunta Spinta nel film di Mario Mattioli

Anna Magnani è Assunta Spinta nel film di Mario Mattioli

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Maria a Nino (Lettere delle eroine, 19)

17 agosto 2016

capinera

di Lauretta Chiarini

[Le Regole del gioco].

Caro, carissimo Nino,

nonostante la pena che provo, scriverti mi dona un senso di quiete, mi fa sentire libera, anche se soltanto per il tempo che impiega la penna a tracciare le mie ansie su questa pagina bianca.

Nino, scriverti mi fa respirare, oggi, mentre l’aria comincia a scarseggiare nei miei polmoni. Sai, Nino, cosa prova una capinera in gabbia? Sai Nino cosa significa tentare il volo e sbattere le ali contro le sbarre fredde e nere?
No, scusa, non puoi saperlo.

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Mena ad Alfio (Lettere delle eroine, 18)

16 agosto 2016
Locandina del film di Luchino Visconti liberamente ispirato a I Malavoglia di Giovanni Verga

Locandina del film di Luchino Visconti liberamente ispirato
al romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga

di Gaia Gentili

[Le Regole del gioco].

Alfio mio,
che ti sia buono il viaggio verso la città grande. Veglierò sulla lontananza, per quel colpo di cuore che dura.

Ti ho visto uscire stamattina che ancora il giorno faticava ad arrivare, eri sotto il nespolo, nel suo cerchio di buio. Ti ho guardato la schiena mentre ti abbassavi a raccogliere la sacca, i miei occhi erano lì, fermi su quella curva, il mio volto nascosto dietro le tende; ho guardato le spalle piegate del tuo asino: non vuoi dargli un nome, l’asino è un asino, hai detto quel pomeriggio che insistevo per trovargliene uno. Vi ho guardati e ho pensato che piangeresti come un bambino se lo perdessi. Comincia a essere vecchio, è spelacchiato in alcuni punti e stanco di pesi; quando nessuno ti vede, gli accarezzi l’orecchio sinistro, mentre camminate affiancati. Ma io ti vedo e quelle carezze me le sento addosso, con le mani ruvide di fatica. Riesco a sentirle, anche se non mi hai mai toccato, ma ho passato tanto di quel tempo a immaginarle, quelle mani, che è come fossero mie.

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