[Al romanzo di Ivano Porpora Nudi come siamo stati, da poco apparso per Marsilio, tengo particolarmente. Questa è la terza puntata di un’intervista a puntate. La prima è qui. La seconda è qui].
Ma perché sempre storie d’artisti?
Questa domanda richiederà una risposta lunghissima, articolata in diversi gradi di profondità; li trovo tutti molto interessanti; tieniti pronto.
La prima risposta che mi viene in mente è: Non lo so.
O, meglio: è casualità. In fin dei conti – mi dispiace dover fare sempre così, ma di quello che ho scritto essendo stato bloccato in una situazione editoriale poco comoda già ho detto – ne La conservazione metodica del dolore parlo di un fotografo alle prese con la fotografia e in Nudi come siamo stati di due pittori che ragionano anche sulla pittura, ma in nessun altro libro si ragiona di arte: L’argentino è la storia di una sorta di Cristo che scende al mondo e capisce che solo attraverso il peccato può redimerlo, Tutte queste cose delicate quella di Romolo e Margherita che si amano e sono bloccati nell’amore dal ritardo mentale di lui, il Cacciatore di meduse è la storia di una sorta di cacciatore di taglie lungo il delta del Po… Eccetera. Ce n’è solo uno che parla di un batterista napoletano, ma è fermo da troppo tempo, non so se lo riprenderò; un altro che ragiona di un cantante, ma in realtà è tutto incentrato sul tema della follia, si parla di un dipendente delle Poste Italiane convinto di essere una rockstar.