[Questo articolo di Luca Fiorentini è apparso nel numero di aprile del mensile L’indice dei libri del mese. Ringrazio per l’attenzione. gm]
Nella Breve notizia collocata in apertura di Fiction 2.0 (Laurana, 2017), Giulio Mozzi dedica qualche riflessione, com’è naturale, alla prima edizione del libro, apparsa presso Einaudi nel 2001 e intitolata semplicemente Fiction. I toni sono quelli che Mozzi impiega usualmente quando illustra il proprio lavoro: molto secchi; Fiction è descritto fra l’altro come l’opera di un narratore ormai “prossimo alla fine”. Che questo giudizio non sia frutto di una riflessione a posteriori, ma che anzi qualifichi il libro fin dalle sue origini, è dimostrato da un’email che Mozzi inviò nel novembre del 1999 all’editor che lo seguiva presso Einaudi. Ampi estratti del messaggio sono oggi disponibili in Vibrisse, bollettino; uno, in particolare, merita di essere citato: “Tu sai che io ho sempre condiviso molto dei miei personaggi. Questa prossimità con i personaggi è sempre stata il mio rischio più forte o uno dei miei rischi più forti. Se alcuni dei miei racconti rasentano la cattiva letteratura, o sono cattiva letteratura tout-court, è perché questa prossimità è eccessiva o mal governata. Ora, i personaggi che parlano in questi racconti nuovi non hanno nessuna prossimità con me. Possono appartenere alla mia stessa parrocchia o abitare nella piazza del mio quartiere, ma non c’è nessuna prossimità”. L’email si chiude con l’annuncio di un cambiamento di ordine esistenziale (“Faremo grandi cambiamenti, benché non sappia ancora ben quali”); e l’ultima frase recita: “E finalmente, spero, smetterò di scrivere”.