Archive for the ‘Dall’archivio privatissimo’ Category
“…in un gioco continuamente simulato e dissimulato…”, “…in una sorta di animismo segreto…”
23 novembre 2013Dall’archivio
22 novembre 2013Dall’archivio di Giulio Mozzi è pubblicato dall’editore Nino Aragno nella collana I domani, a cura di Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa e Laura Pugno. L’autore ha tentato disperatamente di farsi inserire nella collana Gli ieri l’altro, ma non c’è riuscito. Ragioni editoriali ostavano.
Dall’archivio privatissimo
21 aprile 2013di giuliomozzi
che d’ostro e d’oro.
Che d’ostro e d’oro fu ricoperta, e giacque
immune
e fu per sempre amata, imperitura,
e fu per sempre. Scomparve
e riapparve, nei luoghi.
Fu carezzata. Guarì al contatto
innumerevoli. Sottile polvere
raccolta accarezzando, conservata
in amuleti al collo. Nessuno
fu reso immortale, a nessuno
fu tolto il male. Amoroso sollievo
dato, tutto.
2013
Dall’archivio privatissimo
20 aprile 2013di giuliomozzi
che ha nome, e dentro al foglio
lo scrive. Che senza nome
abita lo specchio. Che
niente può toccarla e non ha nome
di donna né di fiera. Che
amata si dissolse e non ha corpo
ha nome. Che nominata si
apparve e non disparve
che solo dal suo nome ha viva vita
e il foglio si bruciò, lasciando la
scrittura sua la nuda
nel corridoio, allontanandosi
2013
Dall’archivio dell’istante
15 aprile 2013di giuliomozzi
Si perse e si trovò, e fu
felice come
l’uomo che brucia nella casa in fiamme:
l’uomo che dorme nella casa insonne.
14.04.2013, h 23.25
Dall’archivio privatissimo
13 aprile 2013di giuliomozzi
poi quando vide il fuoco
attraversare il cielo
desiderò bruciare e fu rapito
e bruciò eternamente
2013
Dall’archivio privatissimo
12 aprile 2013di giuliomozzi
e poi morì
o non morì e fu portata al cielo
dagli angeli dagli angeli sonanti
o fu precipitata
in un altrove qualsiasi:
e fu squartata e fu donata a tutti,
cadde come neve sui dolenti,
in mille e in mille immagini fu amata
integra in ciascuna, moltiplicata
2013
Dall’archivio privatissimo
7 aprile 2013di giuliomozzi
Madonna e lo cucì
con cura al petto, con le punte
delle dita pizzicando
la pelle e si guardò allo specchio:
qualche gocciolina di sangue
scivolò o imbevve
il filo di cotone, il bordo
bianco del santino. Aveva
freddo. La maglietta, il maglione
la giacca a vento scese
al bar con la Madonna sul cuore
bevve fino a pisciarsi addosso
2006?
Dall’archivio delle storie
30 marzo 2013di giuliomozzi
L’autobus arrivò, lui si buttò ma
l’autista frenò. Si alzò
bestemmiando e corse
via. Lo
salvò dal canale
scaricatore uno jogger che perse
nel salvarlo l’iPod e gli fece
la respirazione artificiale. La
gente accorsa chiamò l’ambulanza, fu
sedato con la puntura e portato
all’ospedale. Si svegliò
e si strappò la flebo, il tubicino
dal naso e traballando
uscì nel corridoio. Gli
infermieri lo sedarono
di nuovo. Fu
dimesso due giorni dopo, vagò, bevve due bianchi al bar
e non aveva di che pagarli. Al pronto
soccorso arrivò che sputava sangue, due
ginocchiate all’inguine e calci
in faccia, sulla schiena, sulla pancia. Tre
mesi dopo, tranquillo, tornò
al suo lavoro da impiegato e visse
a lungo come un corpo, s’innamorò
della psicologa e lei
per disperazione gli si concesse, abbandonando
marito e figli e visse
accanto a lui, nel terrore, prendendo
le botte fino al giorno
in cui usò il coltello e fu
la pace, per tutti. Un
immenso angelo pianse con loro e li portò
con sé con sé nei cieli
altissimi e li abbracciò: il creatore
alla domanda rimase muto e non
fu dato nessun senso a tutto questo.
Dall’archivio delle storie
29 marzo 2013di giuliomozzi
della colletta in una
sera bevve, o giocò al videopoker. Non
riuscì a salire
le scale fino in cima e sul
pianerottolo
il padrone di casa venuto
a riscuotere lo trovò
che puzzava di tutto e chiamò
il 118 e subito
dopo la cooperativa sgomberi, il fabbro, i
pittori e chi
sa altro. Mezza
giornata in pronto
soccorso e tutta
la sua vita fu raschiata
via.
Dall’archivio privatissimo
25 marzo 2013di giuliomozzi
E nella notte cominciò a parlare
senza svegliarsi
raccontò di una gita scolastica, del Monte Grappa,
di un giovane tenente austriaco, di un pome
riggio sul Lago di Garda, in barca, del
giorno in cui lui si
dichiarò, e lei non
capì e le venne
da ridere quando capì, e nel sonno
rideva, rideva senza svegliarsi, piano, e lui
si svegliò dalla sedia, la
guardò, la
flebo slacciata, u
scì in corridoio, l’in
fermiere arrivò, assonnato
A proposito dell’archivio privatissimo
21 marzo 2013di giuliomozzi
I testi dell’archivio privatissimo diventeranno – salvo incidenti – un libro. Uscita prevista: autunno 2013. Se ci fosse un qualche editore interessato a far diventare libri anche le altre mie serie di testi in versi, si faccia pur vivo.
Dall’archivio privatissimo
16 marzo 2013di giuliomozzi
Decise poi di tornare
nonostante tutto a casa, bevve
qualche sambuca al bar poi camminò nel fresco
nel buio
e le girava la testa e fumò l’ultima
sigaretta del pacchetto e si decise e fu così:
e fu così che lo trovò, disteso
sul pavimento della cucina, tutto
sporco e non
respirava già più quasi ma
prontamente chiamata l’ambulanza accorse e lo
salvò.
2003
Dall’archivio privatissimo
12 marzo 2013di giuliomozzi
e non restò
se non il tempo necessario a
prendere su le sue cose e
metterle in una borsa, due borse, poi
andò
non si sa dove, non
tornò, non
si seppe più nulla di lui, finché
non diedero i giornali la notizia
dell’incendio nel negozio di vernici
del corpo carbonizzato
del tipo che viveva lì, tollerato
dal proprietario in cambio
di piccoli servizi, una custodia
2007
Dall’archivio privatissimo
7 marzo 2013di giuliomozzi
E tornò
e nella camera da letto vide
una donna che si specchiava. Entrò
dunque nello specchio e lei
afferrò il suo sesso e lo strofinò
contro il proprio. Poi
nella stanza c’era
odore di sperma e lo specchio
era rotto nel mezzo.
25 ottobre 2008, rev. 7 marzo 2013
Dall’archivio privatissimo
6 marzo 2013di giuliomozzi
E tornò dal bagno tenendosi
su le braghe del pigiama
con l’elastico snervato e vide
e nella camera da letto vide
una donna che si specchiava ed era
nuda e perfetta. Entrò
dunque nello specchio, abbandonò
le braghe alle caviglie e lei
afferrò il suo sesso e lo strofinò
contro il proprio. Poi
non ricordò. E quando
si risvegliò nella stanza c’era
un acre odore di sperma, e lo specchio, e lo specchio
era rotto nel mezzo, e le braghe
sotto la sedia, appallottolate.
25 ottobre 2008
Dall’archivio privatissimo
16 febbraio 2013di giuliomozzi
il sesto giorno la trova
rono legata, si lega
va da sé al letto, al termo
sifone, al tavolo di
cucina, non
aveva preferenze, le
bastava essere legata e
che il mondo non le sfuggisse, di
ceva, come una palla
al piede, lei vole
va essere la palla al piede del mondo, ri
deva soddisfatta di questa battuta
trovata, mi sarete
grati perché il mondo non se ne andrà, lo tratterrò
io, diceva
2005, agosto
Dall’archivio privatissimo
15 febbraio 2013di giuliomozzi
nient’altro. Poi ridusse
il cibo, non si mosse
quasi più dalla sedia (era
la nuora a provvedere
a tutto) e poi non alzò più
la testa e gli occhi. Tutta
la sua fatica stava nell’alzarsi
dal letto, nell’andare
a letto, nel lavarsi
il mercoledì, come in collegio, e
a stento, senza nessuna voglia.
Morì
all’improvviso, come si dice, ma
più giusto sarebbe dire in un
momento qualsiasi, essendo
tutti i suoi momenti diventati ormai, indifferenti,
qualsiasi. Aveva
cinquant’anni, l’età che io
avrò tra cinque anni.
2005, agosto
Dall’archivio del presente
20 gennaio 2013di giuliomozzi
Rientrò a casa, si spogliò, fece una doccia
e si mise in pigiama. Bollì due uova, aprì
una scatoletta di tonno e una di fagioli.
Quando finì di cenare era prestissimo,
così guardò la televisione.
Alle undici si rivestì e scese al bar.
Tornò a mezzanotte, con due birre in corpo.
Morì nel sonno, mentre sognava
che per la strada un cane bianco e nero
gli leccava la mano.
20 gennaio 2013. Un tentativo di limitare gli enjambements.