di giuliomozzi
[…] Se penso al Giulio Mozzi che scriveva racconti con facilità, che progettava libri con disinvoltura, be’: mi sembra una persona un po’ fuori mano. Come uno di quegli amici che per un po’ non si frequentano (perché vanno a lavorare nel Missouri, perché gli nascono tre gemelli, o perché noi andiamo a lavorare nel Missouri e lì ci nascono tre gemelli), e quando li rivediamo dobbiamo ammettere: sono loro, ma non sono più «come» loro. È il mio amico Giuseppe, indubbiamente; ma non è più «come» il mio amico Giuseppe.
Poi, riprendendo a frequentarli, magari scopriamo che una rottura c’è stata davvero. Che in un qualche momento della vita i nostri amici hanno dato un taglio e hanno presa una direzione diversa. Oppure siamo stati noi, a dare un taglio e a prendere una direzione diversa: ma se non incontravamo l’amico lungamente infrequentato, col fischio che ce ne accorgevamo.
Guardo ai miei libri pubblicati, lo confesso, con certo sospetto. […]
Cercando altro ho ritrovato, nella pancia del mio pc, questo testo scritto per il convegno annuale di Bombacarta tenutosi a Reggio Calabria nel 2006. Il tema era: Il mistero di scrivere. Se v’interessa leggere tutto l’intervento, cliccate qui. Tenete conto che alcuni link sono scaduti, e che proprio pochi mesi dopo, con l’avvio della lavorazione di Sono l’ultimo a scendere (e altre storie credibili) e di una serie di altri libri, generalmente piccoli, (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7), le cose e la mia prospettiva sulle cose sono ancora cambiate un po’. L’illustrazione in alto a sinistra viene da qui.