
“Strappatemi il cuore e mettetelo sulla pagina bianca (attenzione alle sbavature di sangue). Sono un uomo vecchio e, improvvisamente, celibe. Single. Ho lasciato mia moglie a settantun anni, dopo quarantotto di matrimonio, senza contare quelli di fidanzamento. Poh! Il gesto più coraggioso della mia esistenza. Amo mia moglie. Ma mia moglie non mi ama, non mi ha mai amato, almeno negli ultimi quarantott’anni, era giusto farglielo notare, sono stanco e così – dopo l’ultima delusione – le ho detto addio.”
L’ incipit di Floridiana, il romanzo di Emanuele Pettener recentemente uscito presso Arkadia, immette il lettore direttamente al centro tematico della vicenda narrata, preannunciando fin dalle prime righe un ritmo narrativo notevole, che si manterrà senza particolari ripiegamenti a sostenere brillantemente l’intera vicenda.
Tom vive agiatamente la sua vita di dentista in pensione a Boca Raton, in Florida, tra ville con piscina, giardini e barche alla fonda nel vicino porticciolo. Ha una moglie, April, docente universitaria, affascinante, intelligente e che continua a considerare il bellissima a dispetto dell’età, e quattro figli ormai adulti. Ma l’apparenza inganna. Tom ha convissuto con la strisciante frustrazione di non essere riuscito a diventare ciò che più sentiva di essere, uno scrittore, avendo troppo a lungo rimandato di impegnarsi a fondo (a parte la gioia – soprattutto la prima – incommensurabile, della sporadica pubblicazione di qualche racconto). Quando sul peso di questi rimpianti comincia ad incombere una sopraggiunta consapevolezza che la moglie non solo non lo ami più, ma non lo abbia mai amato, decide di dare una svolta alla sua vita, lasciando la sua casa e rintanandosi in un motel. Una serie di indizi lo induce a sospettare che la moglie April abbia una relazione con Juan, suo antico compagno di un corso di scrittura creativa, riapparso dal passato come ginecologo di April. Decide allora, con tre amici più o meno suoi coetanei, di aggregarsi ad un gruppo di studenti di italiano per una vacanza-studio a Venezia. Qui l’approfondimento dell’amicizia con Laura, una ragazza argentina, allargherà l’ambito delle sue riflessioni sul tempo fino ad allora vissuto, finché anche le ombre che oscuravano il rapporto con la moglie verranno dissipate.
La scrittura di Pettener rende al lettore un’impressione di complessiva leggerezza, di non definitività delle situazioni narrate. Ma leggerezza in Floridiana non significa affatto superficialità. In un rutilante avvicendarsi di metafore e suggestioni immaginifiche, di straordinarie descrizioni paesaggistiche e di di dialoghi scoppiettanti, Tom ragiona su se stesso, riepilogando momenti e scelte che, a posteriori (ah! averlo compreso prima!) si rivelano svolte esistenziali, che non consentono ripensamenti. Ma i rimpianti in cui si dibatte Tom sono in fondo anche segni di una vitalità che si mantiene intatta negli anni, di una capacità di desiderare e di progettare che non si cura del fluire del tempo e del suo progressivo consumarsi. Tom vive così l’incertezza di una discrasia esistenziale che caratterizza i nostri tempi, il contrasto tra una senilità esteriore ed il prolungato permanere, senza mutamenti sensibili, della personalità del giovane che si è stati. Di qui il suo trascorrere quasi affannoso tra le attività più diverse, dalla serata al night in cerca di ragazze ( e quali ragazze troverà…) al corso di italiano, all’immediata adesione alla proposta di entrare nel gruppo in partenza per Venezia, inizialmente composto di studenti che potrebbero essere abbondantemente suoi figli. Di qui anche lo sfogarsi delle pulsioni in ricorrenti fantasie erotiche, ma anche in un inesausto ripensare a situazioni passate, forse per porre loro rimedio, forse per trarne ispirazione.
Finezza psicologica e maestria descrittiva: nella controllata modulazione di una scrittura assai brillante, utilizzata per sondare i caratteri dei personaggi a profondità psicologiche inaspettate, risiede non solo la principale ragione di dignità letteraria del libro, ma anche l’evidenza della consapevole sapienza narrativa dell’autore.
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