Dieci cose che se vengono dette di un romanzo americano fanno figo, se vengono dette di un romanzo italiano fanno cadere le palle

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di giuliomozzi

1. Fa 800 pagine, circa.

2. E’ un western postmoderno.

3. L’autore per scriverlo è vissuto sei anni in una baracca di legno in alta montagna senza riscaldamento senza lavarsi nutrendosi esclusivamente di formaggio caprino, avendo come unica compagnia un cane muto. (In alternativa: è vissuto sei anni in un’isola tropicale di dodici per quattordici metri, no servizi, no posto ombra, pelata come il cranio d’un calvo, nutrendosi esclusivamente di molluschi ciucciati vivi, lì, sulla battigia, senza neanche una goccia di limone, avendo come unica compagnia i propri fantasmi). (In alternativa: è vissuto sei anni al centoventisettesimo piano d’una multinazionale del tofu, a Las Vegas, senza mai uscire dall’ufficio, seduto su una comoda per sopperire alle esigenze fisiologiche, seguendo i movimenti di borsa dei titoli della multinazionale stessa ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette, nutrendosi esclusivamente di tofu tiepido fornitogli direttamente sulla scrivania via posta pneumatica, peraltro di una ditta concorrente perché costa meno, avendo come unica compagnia il tipo che alle sei di mattina passava a cambiargli il vaso sotto la comoda). (Ec.).

4. Non ci sono le virgolette sui dialoghi.

5. L’autore è uno che, dopo averci parlato solo qualche minuto, ti sembra appena sbarcato da una navicella spaziale.

6. In un’intervista l’autore ha dichiarato che i suoi autori di riferimento sono Stephen King, Johannes Eckhart ed Emanuele Tesauro.

7. E’ un libro di racconti.

8. E’ tutta una roba metaletteraria, intarsiata di citazioni: ti tira fuori così, uno di fila all’altro, senza che nemmeno te ne accorgi, Stephen King e Johannes Eckhart, dentro una frase che sembra provenire da uno scritto molto minore, ma abbastanza postumo, di Emanuele Tesauro.

9. E’ semplicemente un romanzo: una gran bella storia raccontata come si deve, con una scrittura energica e spigliata.

10. E’ di 1.400 pagine, di cui 200 di note e 36 di note alle note.

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17 Risposte to “Dieci cose che se vengono dette di un romanzo americano fanno figo, se vengono dette di un romanzo italiano fanno cadere le palle”

  1. emiliacapasso Says:

    L’assenza di virgolette mi ha impedito di continuare a leggere un romanzo americano…inoltre mi ha provocato un serio disturbo nervoso da cui sono guarita dopo costosissime cure.

  2. Stefano Trucco Says:

    Un giorno penseremo alla monocultura americana di tanti nostri letterati e lettori italiani come oggi pensiamo alla monocultura francese di tanti intellettuali e lettori italiani d’inizio Novecento.

  3. Stefano Trucco Says:

    Quel ‘nostri’ è di troppo…
    Oppure il primo ‘italiani’…

  4. gian marco griffi Says:

    Ci sono almeno un paio di punti per cui il mio fa cadere le palle. Forse anche tre o quattro. Del resto, le virgolette sono sopravvalutate.

  5. Paolo Says:

    Ah-ah-ah!!… Il tipo sulla comoda, con la posta pneumatica e tutto il resto, mi ha ispirato un racconto… (non so se terrò il tofu, però…). Sempre divertentissimi questi decaloghi.

  6. Paola Says:

    Divertente, e realistico. Perché – mi chiedo – le cose vanno così..? Complessi di inferiorità?

  7. Giulio Mozzi Says:

    Gian Marco, il numero di palle disponibili per ciascun individuo è limitato. Poi vabbè, vivo nella città che ha eretto un monumento a Colleoni…

  8. gian marco griffi Says:

    The ball I threw while playing in the park
    Has not yet reached the ground.

  9. annamaria Says:

    Dieci motivi per non leggere nemmeno i libri degli scrittori americani, che generalmente amo.

  10. rossana v. Says:

    hi hi hi.

  11. L'esageratore Says:

    ottima deca-sintesi.

  12. Dieci cose che se vengono dette di un romanzo americano fanno figo, se vengono dette di un romanzo italiano fanno cadere le palle (Giulio Mozzi dixit) Says:

    […] altre 5 cose le potete leggere qui, visitando l’articolo originale nel blog di Giulio Mozzi, Vibrisse. Al quale Giulio Mozzi, […]

  13. Eugenia Says:

    Come sempre Giulio Mozzi ironico e molto preciso. Grazie mi fai pure sorridere !

  14. Alexander C. Says:

    Mozzi ci scherza, pensando magari allo scrittore di “Misery non deve morire” inbaraccato anche lui, in preda alla psicopatica fan-pseudocrocerossina. Poi, chissà, che non abbia pensato lontanamente anche a Beethoven così tanto intrippato nel compimento della sua opera e così isolato per via della sua sordità et cetera, et cetera. Ma siamo sicuri che dopo sei anni sia una scrittura energica e spigliata? E poi che é sta’ roba metaletteraria (l’immagine post-moderna a stelle e strisce è di per sé lampante). Scherzi a parte, Kundera, nel suo saggio “I testamenti traditi” esaltava il genio di Kafka affermando che il caro (fu) connazionale Franz aveva scritto ben quarantacinque pagine in una sola notte. Trovandosi in vena e lontano da ogni pericolo di morte, insomma, il signor K avrebbe potuto sfornare 1400 pagine in appena un mese. Be’ ma d’altronde non scherza neanche il signor K delle lontane lande oltreoceaniche.

  15. malosmannaja Says:

    ahinoi, anche questo decalogo fa ridere amaro…
    aggiungerei il punto 11: in un romanzo americano fanno figo frasi scritte in italiano sgrammaticato; in un romanzo italiano fanno cadere le palle.
    e già che ci siamo, perché no, aggiungerei pure il punto 12: in un romanzo americano fa figo che gli eventi accadano in qualunque città americana; in un romanzo italiano fa cadere le palle.

  16. emiliacapasso Says:

    Diciamo in sostanza che tutto quello che è romanzo americano è ottimo, perfetto, originale e da Nobel. Tutto quello che è romanzo italiano o è stato scritto prima del 1960 o non vale nulla a prescindere. ( non è la mia opinione)

  17. Analessi: significato e uso di quello che è chiamato anche Flashback Says:

    […] A questo proposito, ti segnalo questo divertente articolo: Dieci cose che se vengono dette di un romanzo americano fanno figo, se vengono dette di un romanzo i…. […]

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