“Libro non scritto non letto mai aperto bellissimo”, di nessunautore

by

di Ennio Bissolati

[Ennio Bissolati sostiene d’essere un bibliofilo. Sostiene anche di essere, spesso, se non sempre, l’unico lettore dei libri che recensisce].

Ma quanti ne abbiam visti, signori miei, signore mie, dico voi che una certa età ce l’avete, che eravate giovani quando non esistevano ancora i ggiovani, tanti anni fa, negli anni Sessanta, negli anni Settanta, vi ricordate?, quanti ne abbiam visti, di libri, che facevano l’impossibile per essere nonlibri, e di spettacoli teatrali, che sgomitavano per essere nonteatro, e quanta musica abbiamo ascoltata, che riusciva perfettamente a essere nonmusica, per tacer della nonpittura, della nonscultura, della nondanza, ve le ricordate?, quelle cose alle quali pazientemente assistevamo, quei libri che ostinatamente leggevamo, quelle musiche che sonnolentamente ascoltavamo, quelle robe lì, quelle cose che si facevano in teatro che all’improvviso ti saltavano addosso, proprio addosso, e tu diventavi lo spettacolo e loro il pubblico, il pubblico, anzi no, loro per esempio ti processavano davanti al pubblico, ti facevano parlare male della mamma davanti al pubblico, ti facevano piangere di vergogna e di dispetto per la tua animaccia piccoloborghese irrefrenabilmente vivace dentro di te, nella tua mente, nella tua condizione socioculturale, nella tua carne, nelle tue viscere, nel tuo buco del culo, nel tuo cazzo e nella tua fica, ve li ricordate?, quei pensosissimi penosissimi pallosissimi libri che non ci si capiva né una Eva né un Adamo, e a leggerli non sapevamo se sentirci come il cattivo Caino o il poveraccio Abele, e discutevamo, fumosissimamente vinosamente discutevamo, che la birra non c’era ancora, non so quando sia stata creata la birra ma in quegli anni non c’era, c’era il vino rosso, cattivo, c’era il vino bianco, più cattivo, c’era la grappa, cattivissima, e c’era la nonarte, c’erano le nonperformance, c’erano i nongesti, ve li ricordate?, e si faceva tutto così convintamente, così politicamente, così privatamente, tanto il privato era politico, e il politico non era ancora stato privatizzato, e ci avevamo le barbe, noi maschi, ci avevate le gonnellone, voi ragazze, ed eravamo pieni del senso del dovere di liberarci dal senso del dovere, e dovevamo liberarci dalla letteratura, dovevamo, dovevamo liberarci dall’arte, dovevamo, dovevamo liberarci dalla bellezza, dovevamo, dovevamo liberarci dal piacere, dovevamo, vi ricordate?, quanto dovevamo, dovevamo, dovevamo – no, lo so, non vi ricordate. E chi si ricorda, preferisce non ricordare.

Comunque, questo libro qui, cinquant’anni dopo, è quella roba lì. Chi gli piacesse, accattàsselo.

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14 Risposte to ““Libro non scritto non letto mai aperto bellissimo”, di nessunautore”

  1. emiliacapasso Says:

    Bellissimo nonlibro che mi piacerebbe nonleggere.

    Scherzi a parte, siamo davvero in una palude del pensiero umano?

  2. Fiammetta Palpati Says:

    Che contagiante veemenza, Ennio. Saranno quegli anni lì.

  3. acabarra59 Says:

    Caro Giulio, anche stamani ti scrivo dal 446. Solo per dirti che stamani il mio orologio – che poi sarebbe quello del mio povero babbo – non voleva saperne di camminare. Io ho pensato: eccone un altro che vuole ” non fare ” qualcosa. Poi gli ho dato una botta e si è messo in moto. Quelli dell’Atac ancora non si sono fatti vedere. Io, comunque, il biglietto ce l’ho. Almeno quello ce l’ho.

  4. maria Says:

    Per fortuna quel passato esecrabile non c’è più. Oggi invece…

  5. mariagiannalia Says:

    Non è un passato esecrabile. È un passato e basta. Ma anche nel non fare, nonvolere, nonleggere, andare a un nonteatro o vedere un nonfilm o parlare di un nonlibro, come dice questo Bissolati qui, c’era una condivisione, uno stare insieme, un ascoltarsi e un perder tempo, che adesso ce lo sogniamo. Era un bellissimo vivere. Almeno per me. E io ogni tanto ho una nostalgia che mi afferra a morsi e penso che in un mondo come quello mi sarebbe piaciuto vivere per tutta la vita.

  6. maria Says:

    @mariagiannalia
    io ho usato il termine esecrabile un po’ironicamente. Tuttavia,avendo vissuto quel tempo,ricordo ,soprattutto,lo stato confusionale che sentivo dentro di me.Si stava insieme sì,ma in questa condizione di fondamentale paura del nuovo sconosciuto. E’ stato quasi traumatizzante. Il dopo era da costruire…è stato ben costruito? Per Bissolato no.

  7. Giulio Mozzi Says:

    Mi sembra una visione un po’ manichea, la sua, caro Bissolati.

  8. adriano Says:

    “ Giovedì 12 febbraio 1998 – L’edizione Serra e Riva 1980 del Journal di Renard si intitola: « Per non scrivere un romanzo ». “ [*]
    [*] Lsds / 73…

  9. Francesco Says:

    A proposito di negazioni, non c’ero in quel determinato periodo ma scommetto un’acca che non sia stato poi così male in termini artistici, soprattutto se paragonato all’odierno.

  10. acabarra59 Says:

    Caro Giulio, sul 446 la vita è sempre la stessa. Anche stamani, con tutto che la vettura è piena, io sono l’unico europeo. La qual cosa, francamente, significa poco, visto che facciamo tutti la stessa cosa, chini sui nostri telefonini. Che cosa facciamo? Si potrebbe anche dire che scriviamo, cioè che siamo tutti scrittori. La qual cosa, francamente, significa poco. Ma qualcosa significa. E qualcosa è meglio che niente. Baci.

  11. sergiogarufi Says:

    a Libri Come ho visto la presentazione della nuova edizione mondadori del Finnegans wake con Camurri che diceva di continuo “è quella roba lì”

  12. adriano Says:

    “ Martedì 21 marzo 2017 – Qua sotto, qua vicino, a portata di mano, a un tiro di schioppo, a un tiro di sputo, all’A(ppla)uditorium, insomma, in questi giorni c’è Libri come. Ma io non ci andrò. Per tutto un amplesso di cose, come diceva quel militare, ma soprattutto perché non voglio avere niente a che fare con qualcosa che è come un libro ma libro non è. Perché è un surrogato di libro, uno pseudo libro, un sedicente libro, un libro essenzialmente falso. Sono anche bravi, non dico di no, ma, diciamo così, si applaudissero fra loro. Sarà perché a me non piace applaudire. Oppure perché dei libri me ne importa solo fino a un certo punto. “ [*] [**]
    [*] Il fatto è che a me Roma non piace. Non mi è mai piaciuta. E mi è piaciuta me ne penso. Dice: ma allora perché ci stai? Se lo sapessi non ci starei.
    [**] Lsds / 73…

  13. acabarra59 Says:

    Errata corrige: ” Se mi è piaciuta me ne pento “.

  14. graziella rocchi Says:

    Non è vero, io ricordo tutto benissimo e volentieri ne scrivo e, se devo, ne leggo
    Grazie mille della non recensione.
    Con stima
    lella

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