di Patrizia Sorrentino
[Le Regole del gioco].
Mio diletto, dove sei?
Io il mio l’ho fatto.
Sono venuta a cercarti e mi sono quasi presa un’insolazione.
Ma non possiamo andare avanti così.
Il mutuo per la casa, lo facciamo? Sono stufa di dormire all’aperto.
E poi. Avvisa almeno, che se di notte non ti trovo mi alzo e faccio il giro della città: tutte le strade e tutte le piazze.
Tu, sempre sul più bello sparisci e quando ti chiamo non rispondi.
Con me devi parlare, non con le mie amiche!
Mi hai fatto andare fuori di testa, che neanche le guardie riuscivano a tenermi.
Me ne frego se devi pascolare il gregge tra i gigli; tu, con le tue pecore sei fissato e io, bello mio, non voglio assomigliare a una di loro. E neanche a colombe o cerbiatti, e nemmeno a palme, datteri o grappoli d’uva. Io bruna sono, ma bella.
Insomma, è passato un altro inverno. La senti la voce della tortora? E tu? Sempre a pascolare il gregge tra i gigli.
Che palle! Mai che andassimo a vedere se mette gemme la vite.
Mi annoio.
E poi c’è mia madre e ci sono i parenti. Non se la beve più nessuno che siamo come fratelli.
E a dirtela proprio fuori dai denti, che – bontà tua – sono come un gregge di pecore che risalgono dal bagno, a dirtela tutta, con te: mai una vampata come il Signor Dio comanda. Altro che mano nello spiraglio e dita sulla maniglia del chiavistello. Che tu, mica ti lasci travolgere.
Insomma, stai sempre lì a dirmi Maranatha.
Adesso, mio diletto, pascola pure le greggi. Tranquillo, io scrivo a Salomone.
Bruna
P.s.: E il sigillo sai dove mettertelo.
Tag: Dio, Patrizia Sorrentino, Salomone
25 agosto 2016 alle 09:53
Grazie Patrizia! Che mistero il cantico. Se lo tieni fuori dall’allegoria sembra che ti sfugga. Se lo prendi alla lettera sembra che ti sfugga.
1 dicembre 2016 alle 08:32
[…] [di Patrizia Sorrentino, in vibrisse, vedi anche Bruna scrive al suo diletto]. […]