di Morena Rossi
[Le regole del gioco].
Caro Pino,
so che non ti piace quando ti chiamo per nome, tu ti ostini ancora a farti chiamare Piccolo Principe come se nella sostanza cambiasse qualcosa, quando il tuo nome è un modesto quanto vuoto Pino Princi. Ma in questa mia vorrei dirti, una volta per tutte, come stanno le cose, a partire dal ricordarti che di te non rimarrà che un segno, un mero fatto linguistico privo di realtà ontologica. E chi meglio di me, Rosa, lo sa: “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”.
Vorrei cominciare dal principio, anche per capire io stessa dove ho sbagliato.
Ti sei accorto di me quasi per caso, impegnato com’eri nell’estirpare Baobab, pulire vulcani e goderti tramonti. Ero arrivata da poco sul tuo Pianeta e forse è vero, c’ho messo un po’ troppo a farmi vedere quella prima volta, facendoti aspettare più del dovuto. Ho peccato di vanità, ma si sa, come dice Victor Hugo: “Nell’uomo l’amore si complica con l’egoismo, nella donna con la civetteria”. Ho cominciato, infatti, con fare richieste smodate, col dirti cose che in realtà ne significavano delle altre, dicevo d’aver freddo e chiedevo un paravento quando volevo solo un abbraccio, rivendicavo la mia autonomia in quanto dotata di spine e mi sapevo difendere da sola, quando in realtà volevo solo che ti prendessi cura di me. Te l’ho fatta annusare sperando che si acuisse in te il desiderio, quando tutto quello che hai saputo dire è stato “i fiori basta guardarli e respirarli”. Ho cercato di impietosirti con qualche acciacco. Del resto tu ti sei presentato con quella tua sciarpetta da intellettuale bohémien che dare dei colpi di tosse ogni tanto, anche se non eravamo in una soffitta a cercare di tenere accesa una candela, mi sembrava il minimo. Insomma, ho messo in scena tutto lo strapeggio del repertorio femminile e me ne dispiaccio. Però tu non sei stato da meno. Dopo che mi ero invaghita di te mi hai messa sotto una campana di vetro e hai cominciato col dire che ti sentivi soffocare – tu, cosa avrei dovuto dire io? –, così mi hai annunciato che c’era bisogno di una pausa di riflessione. Io a dirti che per carità, ci stava e che forse la colpa era anche mia che non ero stata capace di dimostrarti quanto ci tenessi a te, che in fondo ti volevo bene, che maledetta incomunicabilità fra i sessi e addirittura fra le specie. E per tutta risposta tu cosa hai fatto? Sei partito per un viaggio con le prime oche che ti hanno offerto un passaggio.
So da amici di amici che ti stai divertendo, anche se a volte pensi ancora a me. So che ti sei imbattuto in Rose a mazzi e ti è salita la nostalgia di casa. Ebbene sì, non ce l’ho solo io e nonostante questo non siamo tutte uguali. Ti ci è voluta però l’avventura con una volpe per capirlo. Lei sì che ti ha messo subito in riga. Pino, è l’abc, non ti puoi presentare a casa della gente quando vuoi tu. Se dici un’ora quella deve essere. Ricordi Innocenti evasioni di Battisti? Ci sono delle regole da rispettare se non vuoi avere sorprese e rimanere fuori dalla porta. L’avrai rintronata di domande, come solo tu sai fare e infine ti ha scaricato non facendosi più vedere, dicendoti prima di sparire – troppo furba questa qui – “l’essenziale è invisibile agli occhi” e tu nella tua ingenuità l’hai trovata una genialata. So anche che senza vergogna hai chiesto in giro se qualcuno ti poteva fornire una pecora e quando te ne hanno presentate tre – non una ma tre – hai avuto anche da ridire, e una era troppo vecchia, una un po’ malconcia e una c’aveva le corna. E per zittirti te ne hanno offerta una da prendere a scatola chiusa o niente e te la sei presa. Sempre convinto che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Sarà. Comunque Pino, non provarci a tornare all’ovile accompagnato dalla signorina della buonanotte, anche se dici che le metti la museruola, non è la benvenuta. Sappilo.
E poi sai cose c’è, caro il mio Pinuccio, qui il tempo passa e quello che tu hai dedicato a me è stato troppo poco per vantarti in giro del fatto che sono diversa e che vorresti tornare tra le mie spine. L’ultima volta che uno se n’è andato lasciando la sua amata da sola per anni, se l’è dovuta sudare per riconquistarla, combattendo con numerosi pretendenti che nel frattempo l’avevano insidiata. E anche se qui in questo monolocale che mi hai lasciato con tre camini da pulire e un giardino da curare non se ne sono visti di proci, sappi che ci sono comunque dei bei fusti di Baobab dalle radici solide, senza idee strane per la testa, fusti ben piantati a terra su cui una Rosa libera e bella come me può contare. Uno mi ha già chiesto se voglio vedere le stelle dalla sua camera da letto, dice che il letto è ricavato direttamente nel tronco. Anche se io non sono Penelope e lui non è Ulisse, sembra una bella esperienza da fare. Un giro ce lo farò senz’altro. In qualche modo dovrò pur dimenticare quell’eterno fanciullo che si fa chiamare Piccolo Principe e che non ha saputo prendersi le sue responsabilità, andandosene in giro a fare cose e vedere gente, mollando la sua Rosa a casa. No?
Io nel frattempo ho capito che di gente che sa soltanto fare domande sono stufa. Ho più bisogno di risposte. Senza rancore, eh.
A bientôt.
Rosa
5 agosto 2016 alle 06:14
…e ci stava che finalmente qualcuno desse una scrollatina al Pinuccio! Gran bella lettera! 🙂 e pure tanto divertente.
🙂
5 agosto 2016 alle 07:45
Sì, lettera molto bella e spiritosa! 🙂
5 agosto 2016 alle 08:53
Ciao Rosa, se Pino dovesse tornare con la pecora tu puoi sempre posare distrattamente la scatola su uno dei vulcani attivi, c’è così poco spazio nel vostro monolocale, e così risolvi anche per la cena.
5 agosto 2016 alle 09:59
[…] Ho partecipato al gioco “lettere delle eroine” proposto da Giulio Mozzi per il blog Vibrisse e la mia lettera di Rosa al Piccolo Principe la potete trovare qui. […]
5 agosto 2016 alle 13:01
Non so di chi sia la responsabilità: se degli editori che ritengono letterario soltanto il registro drammatico, o degli autori che non sono (o non si ritengono) capaci di scrivere su argomenti divertenti con toni adeguati.
Tanto è che la maggior parte della produzione letteraria che si legge in giro, pubblicazioni o riconoscimenti in contest letterari, di autori professionisti o dilettanti, osannata da pubblico e critica, ha un tema drammatico e un tono pesante.
Questa lettera contiene quello che mi piacerebbe leggere di tanto in tanto nei libri o nei blog. Mi sembra un ottimo esempio di connubio tra cultura e umorismo.
Brava Morena, Mark Twain de noantri.
P.S.: ovviamente tutte le lettere fin qui pubblicate mi sono sembrate ottime… compresa la mia!
Cristina
5 agosto 2016 alle 13:21
Cara Maria Cristina, non sai che piacere leggere le tue parole. Quando Giulio mi ha detto che l’avrebbe pubblicata mi è sembrato un miracolo di avercela fatta nonostante tutta quella leggerezza. Oggi è un grande giorno per me, anche e soprattutto per questo. Grazie davvero per i tuoi complimenti, valgono doppio.
5 agosto 2016 alle 16:43
Maria Cristina:la responsabilità è dei lettori, che (da secoli) preferiscono i drammoni sentimentali alle commedie divertenti.
5 agosto 2016 alle 16:48
Finalmente la verità su Pinu!!!
Questa lettera é geniale! E divertentissima!
5 agosto 2016 alle 18:44
sic… sigh!
6 agosto 2016 alle 15:36
“ Mercoledì 28 febbraio 1996 – Dice che sembro un principe. Era meglio se sembravo un rospo. “ [*]
[*] Lsds / 73…
11 agosto 2016 alle 16:41
Finalmente qualcuno che la vede come me!!! Era l’ora che qualcuno desse una lezione di responsabilità a questi eterni fanciulli, che impiegano la vita a scappare!