[Le regole del gioco].
Rodolphe, amico mio, o dovrei dire nemico?
Dopo tanti anni, con la piccola Berthe, ormai giovinetta, sono tornata a Yonville, nella mia vecchia casa. Un miracolo? Sì un miracolo. Dio non ha voluto che si compisse questo vile assassinio. La mia inumazione è stata precipitosa. Troppo. Ho dovuto divorarmi un braccio per sopravvivere alla fame nella mia oscura tomba. Ma ognuno ha la sua stella! La mia cara levriera, ricordandosi tutte le confidenze che le avevo fatte nei miei giorni più malinconici, non mi ha abbandonato. Ha attraversato quattro fiumi a nuoto e fatto 50 leghe in linea retta per me. Quanto avevo sofferto quando la persi per colpa di Charles. Si dice pur che un cane tornò da Costantinopoli per ritrovare il suo padrone! Ebbene, tutte le sere, la mia piccola dolce levriera sostava sulla mia tomba e scavava con le sue zampine. Io la sentivo e disperatamente la chiamavo. Non a Charles, sordo ancora una volta, non ad altri… A lei sola devo il mio ritorno al banchetto della vita, dove posso ben dire di essere stata sventurata commensale. Mentre Charles non sapeva fare altro che morire e io agonizzavo come Ippolito, la mia adorata cagnolina scavava la nuda terra fino a riportarmi alla vita e alla mia Berthe. Da allora il mio bacio si è deposto solo sulla fronte della fanciulla che troppo avevo dimenticato, ho dedicato la mia povera vita a Berthe e alla mia cagnolina. Due esseri innocenti presso i quali ho trovato finalmente la pace.
Sì, amico mio, ora guardo il mondo come uno spettacolo, e ne rido. Niente mi fa più paura. Come un pellicano mi sono squarciata i fianchi per nutrire le mie piccole. Tu sapessi a cosa sono ricorsa. Mi sono astenuta dalla pietà verso me stessa e da ogni egoismo ma Charles ci aveva lasciato senza nulla. E noi dovevamo pur vivere. Amico mio, auri sacra fames, il denaro è la causa di tutti i mali, il dio del giorno. Ho dovuto impararlo a mie spese, se già non lo sapevo. Oh se lo sapevo… Ma non rivanghiamo.
Abbiamo vissuto in una soffitta in Germania, popolo di sognatori, in compagnia di attrici, baiadere e servette. Abbiamo abitato a Genova in stato di ristrettezza. Ma nelle soffitte ci si sta bene a vent’anni! E così, amico caro, ho bevuto anche questo amaro calice e siamo tornate a casa, in questa Yonville ridicola, piena di gentucola. Come rondini che arrivano da lontane sponde.
Ma non voglio vedere più nessuno, ah l’odioso berretto greco di Homais! Impedisco a Berthe di frequentare i suoi figli, studenti di medicina che dormono accanto ai cadaveri. Superbi dei loro berretti porpora e pantaloni alla zuava! No grazie, fumano la pipa per strada e non studiano. Non ho fatto tanti sacrifici per donare la mia piccola Berthe alla medicina! Ne so qualcosa di questi macellai del corpo e della mente. Berthe deve avere tutto quello che non ho avuto io: in una parola la felicità, la felicità più perfetta.
Ho bevuto così tanti veleni nella mia vita che potrei degustare e bere impunemente la bile vomitata da individui colpiti da febbri gialle! Il dolore che ho dovuto ingoiare avrebbe ucciso più soldati dei Beduini! La felicità di Berthe non me la toglierà nessuno! Basta chimere.
Ma finalmente, la vita è come una partita a scacchi, troppo seria per essere un gioco, troppo futile per essere una scienza… Pensarci mi è divenuto penoso e tutto voglio dimenticare.
Ma basta, basta parlare di me, amico mio.
Nel povero giardino della casa dove siamo tornate, la prima sera, a mezzanotte – mentre la dolce Berthe si cullava sull’amaca – il suono lontano di un corno da caccia mi è giunto attraverso i boschi. Allora TUTTO è tornato. I pensieri sono tornati come avvoltoi rapaci. Avrei desiderato essere un uccello e una vocina sospirando mi diceva: «Le ali, le ali».
Si dice che l’uomo discenda dalla scimmia. O dall’asino! Ne ho conosciuti troppi. Ma voi amico mio crudele, voi siete un uomo fatale. Lo siete stato e credo che lo siate ancora. No, non schermitevi… Noi povere donne passiamo come un’epifania ma voi fortunati, voi non tramontate…
So cosa fate, so che siete ancora scapolo e vivete in solitudine pur avendo abbracciato un milione di donne. Me l’ha detto il povero signor Lheureux. Dovrei odiarlo, ma anche lui non ha avuto una vita fortunata dopo la mia presunta morte. Tutti lo guardavano con sospetto e ora ha ancora un piccolo commercio di stoffe e vestiti. Me ne servo di tanto in tanto, non per me, ma per Berthe anche se la purezza virginale resta ancora il più bell’ornamento di una donna.
E la mia piccola Berthe si può bene dire che sia una pallida, fragile fanciulla che non ha mai messo piede in un teatro, al museo e soprattutto al giardino zoologico. Non è come me che ho letto tutti i libri. Lei ha sfogliato solo il Vangelo, libro divino, sublime, morale.
Perdonerete questa mia lettera currente calamo perché troppo è il tumulto con cui mi rivolgo a voi. Accettate questo dono – poche albicocche del mio giardino – perché se il regalo non è nulla, è il pensiero che conta. Raccoglietele dalle mani di una bimba che mai ha toccato quelle di un uomo, ve le mandano le mani di una donna che tanto vi ha amato. Avvicinate le vostre labbra alle mani immacolate di Berthe, fatele una carezza. So che siete un gentiluomo e saprete fermarvi. Quando Berthe tornerà sentirò di nuovo il profumo di vaniglia e limone che tanto mi turbava.
La vostra povera amica.
Emma
1 agosto 2016 alle 08:11
“ 28 novembre 1991 – Non sono mai stato un seduttore. Sono stato sedotto. Infinite volte. Povero Emma. “ [*]
[*] Lsds / 73…
1 agosto 2016 alle 09:34
Mentre mi scervello per individuare il “gioco” (avrà a che fare con la sepoltura o con il fatto di aver letto tutti i libri?) segnalo “non schernitevi” che penso sia un refuso (non schermitevi). Un’Emma davvero straordinaria, un po’ eroina di Poe un po’ vendicativa alla maniera del conte di Montecristo. Bellissima lettera!
1 agosto 2016 alle 10:47
La carne è triste e ho letto tutti i libri… Si tratta di questo?
1 agosto 2016 alle 13:29
Grazie, Nadia. Ho corretto.
1 agosto 2016 alle 18:10
“ Venerdì 21 agosto 2015 – « Ogni tanto me lo vado a rileggere » (Emma Marrone, di Aradeo (LE), e Schopenhauer) “ [*] [**]
[*] “ Currenti calamo “, “ currenti “, mrs Emma.
[**] Lsds / 73…
1 agosto 2016 alle 22:57
Acabarra, hai sfiorato il segreto di questa lettera. Ma, purtroppo, hai scambiato un indizio per un errore.
6 agosto 2016 alle 15:37
Un Emma si apostrofa? Matta
6 agosto 2016 alle 19:51
Che dil’emma, eh, Matta?
6 agosto 2016 alle 20:52
Comunque stiano le cose, non mi appare ST’ EMMA di rara beltà. Concludendo: VIVE LA: DIFFERENCE ( selion moi ). Matta
6 agosto 2016 alle 20:57
“ Venerdì 22 luglio 2016 – Nella notizia che Baricco ha, blandamente, riprovato la pubblicazione in Einaudi Stile Libero del romanzo Girls di Emma Cline quello che mi interessa non è che Baricco ha blandamente riprovato etc., ma che qualcuno ha scritto un romanzo sulle « girls » di Charles Manson etc. E comunque non si trattava di riprovazione, ma di una marchetta, in forma di riprovazione etc. “ [*]
[*] Lsds / 73…
7 agosto 2016 alle 14:22
Corrige:selon moi
7 agosto 2016 alle 17:41
Suggerisco cone immagine-testo a fronte quella di Henry James tratta dalla lettera 5.Mi pare che ci azzecca benino. Matta
7 agosto 2016 alle 17:48
Ho sbagliato: LETTERA 4. Matta