
Sono le 16.42. La marchesa sta per uscire.
di giuliomozzi
[Vedi anche: La strategia dell’explicit]
Si dice che l’incipit serva ad “acchiappare” il lettore. Al di là che il lettore io preferirei prenderlo per gli occhi, anziché per le chiappe (poco inclini alla lettura, statisticamente): non è vero. L’incipit serve a selezionare il lettore. Il lettore legge l’incipit e capisce se quel libro è per lui e lui per quel libro, o no. Qualche esempio:
1. Lettore metaletterario:
“Chiamatemi Bartlebooth, come tutti”.
2. Lettore iperletterario:
“L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia”.
3. Lettore neorealista-creaturale:
“Giuseppe frugò nel borsellino, nelle tasche dei pantaloni, nelle tasche del pastrano, nel cassetto della cucina, perfino nelle scarpe. Poi guardò sconsolato Maria. Non avevano un soldo, e il bambino stava per nascere”.
4. Lettore realista:
“La marchesa uscì alle cinque, di fretta. Il maggiordomo la inseguì.
– Signora, – le disse ansimando sul marciapiede.
– Mi dica, Jeeves, – disse la marchesa senza rallentare il passo.
– Guardi che c’è l’ora legale, – disse Jeeves. – In realtà sono le quattro”.
5. Lettore neosentimentale:
“- Facciamolo ancora, – disse lei.
– Impossibile, – rispose lui, – non c’è più burro”.
6. Lettore sentimentale:
“- Baciami ancora, – disse lei.
– Impossibile, – rispose lui, – non c’è più tempo. Il dovere mi chiama. Laggiù la battaglia infuria. Il bisnipote di Lord Ayut Emerich Donald Conad Strappleton non può sottrarsi alla battaglia per la difesa della Patria e dell’Onore”.
7. Lettore ipersentimentale:
“- Tornerai? – disse lei.
– Morirò – rispose lui”.
8. Lettore neo-neoavanguardista:
“C si voltò. Preparò l’arma. Il life coaching è una sorta di processo il cui scopo è quello di portare al miglioramento della propria vita sotto diversi aspetti. La costiera amalfitana è nota per la sua eterogeneità: ognuno dei paesi della Costiera ha il proprio carattere e le proprie tradizioni. C fu colpito al polmone sinistro”.
9. Lettore classico:
“Tutti i bei romanzi sono belli allo stesso modo; ma ogni romanzo brutto è brutto a modo suo”.
10. Lettore minimalista:
“- Forse, – disse Everett”.
(E qui il racconto, appena cominciato, finisce).
7 luglio 2016 alle 07:44
Decalogo divertentissimo. Un altro post di quelli che mi fanno pensare: “genio!”.
7 luglio 2016 alle 07:59
credo sia proprio così, serve a selezionare, per me è così.
7 luglio 2016 alle 08:28
“ Sabato 29 novembre 2003 – Poi compro Fruttero & Lucentini: Incipit / 757 inizi facili e meno facili. Un libro di quiz e di lettura, 1993, e, apertolo a caso, leggo: « Il venticinque settembre del milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. ». Penso: questo lo so, è Queneau. Controllo, ed è proprio così: I fiori blu, 1965, traduzione di Italo Calvino. « E gli altri 756? » Si vedrà, per oggi un inizio andato a buon fine mi sembra anche troppo. “ [*]
[*] Lsds / 73…
7 luglio 2016 alle 08:38
acabarra, dimmi questo; “In quella amena regione della gaia Inghilterra bagnata dal Don, si estendeva anticamente una grande foresta che copriva in gran parte le belle colline e le valli tra Sheffield …”
7 luglio 2016 alle 08:41
A mio giudizio il migliore, per il momento, di questo 2016
7 luglio 2016 alle 08:55
11. Lettore avvisato…
«L’incipit era tremendo.»
E dell’explicit, invece, che si dice?
7 luglio 2016 alle 09:31
“ 2 maggio 1991 – « De que tu fermes les yeux, l’aventure du sommeil commence. » (È l’incipit di Un homme qui dort, Perec, 1967) “. [*] [**]
[*] Lsds / 73
[**] Non lo so, caro Cristian. Forse perché, ahimè, ho spesso preferito dormire che leggere.
7 luglio 2016 alle 11:11
[…] ha aggiunto la propria opinione, nella solita forma di decalogo, anche Giulio Mozzi. Ce n’è uno per l’incipit e, addirittura, uno per […]
7 luglio 2016 alle 15:56
Chi ben comincia è già a metà del racconto. Per un lettore ottimista.
7 luglio 2016 alle 18:30
no è gli anni in cui l’hai letto sono lontani ( Walter Scott, Ivanhoe)
8 luglio 2016 alle 16:26
“Nel 1903 mia nonna Teresa, madre di mio padre, si arrabbiò con Dio e anche con tutti gli ebrei di Dnepropetrovsk, in Ucraina, perché continuavano a credere in Lui malgrado la micidiale inondazione del fiume Dnepr. Durante l’alluvione era morto Giuseppe, il suo figlio preferito. Quando l’acqua aveva cominciato a invadere la casa, il ragazzo aveva spinto in cortile un armadio e ci si era arrampicato sopra, ma il mobile non rimase a galla perché era gravato dai trentasette trattati del Talmud…”
Sono le prime righe di Quando Teresa si arrabbiò con Dio, romanzo di Alejandro Jodorowsky (1992; Feltrinelli 1996). Conosco pochi inizi di narrazione così fulminanti. Jodorowsky forse non se n’era reso conto (il titolo originale è Donde mejor canta un pàjaro), ma evidentemente il traduttore (Gianni Guadalupi) e l’editore italiani sì: e dall’incipit ricavarono il titolo. Mi ricordo: vidi il libro, il titolo mi attirò, lessi il primo capoverso e senza esitare passai alla cassa. Due giorni dopo avevo già letto il libro. Ottimo.
(Non)un corso di scrittura e narrazione, Giulio Mozzi