Appunti di lettura: “Mescolo tutto”, di Yasmin Incretolli

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di Demetrio Paolin

mescolotuttoMescolo tutto (Tunuè, 2016) è l’esordio narrativo di Yasmin Incretolli, un libro – lo dico subito – che mi ha convinto, anche se come tutte le opere prime ha alcuni difetti che, però, quasi per contrasto fanno venire a galla le qualità della sua scrittura.

Le vicende narrate nel romanzo sono presto dette: Maria ha 18 anni, è una ragazza problematica con alle spalle una madre disastrosa, un padre assente. Ha rapporto problematico con il proprio corpo. Nella classe, che la ragazza frequenta, arriva Chus, un ragazzo altrettanto difficile, dai gusti sessuali perversi che inizierà con Maria una relazione. Nella testa della giovane il tutto si trasformerà in amore malato ed estremo, ma non per questo meno romantico, mentre per lui non sarà altro che un passatempo. Proprio per questo motivo il Chus si nega e sparisce, gettando Maria nella disperazione e convincendola a una fuga da tutti. In questa seconda parte Maria, una sorta di vagabondaggio, incontra alcuni ragazzi che in un crescendo di ferocia, consumo di sostanze chimiche porteranno la protagonista un mesto ritorno a casa, dove appunto capirà come Chus che Maria ama e a cui ha sacrificato la propria giovane esistenza non provi per lei più nulla se non il disprezzo.

Come si può notare da questo breve excursus la trama non è per nulla nuova: disagio adolescenziale mischiato a una tensione all’estremo, ma –  e qui si innesta la particolarità del testo – il tutto è raccontato con una lingua interessante.

Basta sfogliare alcune pagine del romanzo della Incretolli per capire che la storia era solo un mero dispositivo per usare questa lingua volutamente avulsa, fuori quadro rispetto all’età dei protagonisti, una sorta di pastiche in cui si mescolano – come da titolo – il linguaggio colto e forbito e le sciatterie del gergo giovanile.

Si sbaglia, però, chi vede in questa scelta ostica di scrittura un pagamento di pegno allo spertimentalismo, perché il centro della scelta linguistica della Incretolli sta nella creazione di una maschera linguistica, che separa l’io narrante dall’autore, creando un recinto di protezione tra la storia raccontata e chi la racconta. La lingua di Mescolo tutto è una sorta di luogo sacro, in cui si recitano formule di cui non si conosce, forse, il significato, ma proprio in tale insignificanza esorcizzano il male che si vive.

Nei luoghi migliori del testo, in cui la scrittura ha una aderenza perfetta al racconto, si possono registrare fenomeni di elusione e dimenticanza delle elementari forme e strutture grammaticali. Nei momenti di massima euforia o dolore Maria parla come se urlasse una litania, parla per formule mandate a memoria, in cui saltano articoli, preposizioni o verbi, una furia nominale che serve a tenere lontano il male che sta vivendo, il dolore che viene commesso. Questo uso della lingua ha però un rischio, in cui alcune volte l’autrice cade, ovvero quello di una parola fine a se stessa, dell’esasperazione per l’esasperazione, ma appunto sono limiti perdonabili a un’opera prima.

La lingua, quindi, crea una separazione e funziona come luogo dell’ironia e del mascheramento. Maria parla questo modo perché non riesce a dire semplicemente quello che le sta accadendo tanto è abbacinante e doloroso. Questa tensione si chiarifica ancora più nelle pagine on the road  del romanzo, quando assistiamo a una sorta di mise en abyme della protagonista. È un passaggio importante del libro, perché è come se la Incretolli guardasse da fuori i suoi personaggi, osservando la lingua che sta usando, decidendo di scherzarci su, di prendersi in giro. I personaggi, che fino a quel punto avevano ironizzato sulla modo di parlare della protagonista, iniziano a parlare tutti come lei; Maria stessa, in una sorta di gioco di specchi, inventa una parodia del suo modo di esprimersi. Questo episodio è quasi un svelamento del luogo da cui la Incretolli ci parla, un modo per comparire nella storia a suggerirci: “Guardate, lettori, so cosa sto facendo, so cosa ho messo in campo e lo so così bene che riesco a parodiare me stessa”.

Altro tema centrale del romanzo è il corpo. Maria fa del suo corpo un campo di battaglia, lo brucia, lo tagliuzza, lo usurpa. La carne e la pelle di Maria vengono violate, tumefatte. La protagonista non si risparmia nulla. Il corpo, però, non ha nulla di sacrificale e cattolico. L’offrirsi di Maria al mondo non è a imitazione del corpo di Cristo, non c’è quindi nulla di rendentivo in lei. È come se la percezione del corpo da parte di Maria fosse primitiva, precedente all’idea stessa di religione e di sacro.

Questi due temi la lingua è il corpo sono il dato interessante del testo; e sono legati profondamente: la Incretolli deve inventarsi un linguaggio per provare a raccontare l’avvenire di questo corpo primitivo nella storia che ha immaginato. È questo non avviene senza tensioni, che nel libro sono rappresentate dalle brevi prose in corsivo, che occupano la pagina pari del testo. I questi capitoletti mai superiori alla ventina di righe trattano quasi sempre il ricordo di qualcosa di terribile che Maria ha compiuto con il proprio corpo o al proprio corpo. In questi frangenti la lingua della Incretolli trova requie dagli spasmi delle altre pagine. La violenza affabulatoria e il continuo tentativo della rincorsa al sinonimo, alla parola che dica la stessa cosa con altre parole, si placano. Paradossalmente sono questi brevi lacerti i luoghi dove il dolore della protagonista è più tremendo, eppure la lingua, la sintassi e lo stile trovano una pace. Come se nella memoria ciò che è accaduto si facesse, per quanto doloroso, più lucente e rarefatto, come se finalmente si potesse dire senza trucchi di stile, perché quello che si racconta è passato non attiene più al dolore vivo sulla carne viva, ma è consumato, è memoria.

Mescolo tutto, quindi, è un romanzo da leggere, perché accetta il rischio di provare a dire quel qualcosa che c’era prima che la lingua e la scrittura fossero inventate. E’ un tentativo coraggioso e in gran parte, riuscito, di cui attendiamo il seguito.

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3 Risposte to “Appunti di lettura: “Mescolo tutto”, di Yasmin Incretolli”

  1. GiuseppeC Says:

    Tutti i diari delle circa ventenni senza grande arte ma soprattutto senza ancora grande parte nel mondo si somigliano. Che possano provocare brividi a casalinghe, beghine, professori in pensione e maschietti di business o mestiere non e’ una novita’. Credo che Incretolli abbia un’ambizione maggiore, per cui vedremo il seguito.

  2. Mumbre Says:

    Ho cominciato a leggere ieri questo romanzo. Tanta consapevolezza in un’autrice così giovane è rara, trovo interessante il modo in cui si usa la lingua per difesa dalla bruttura di un mondo senza valori, ch semplifica e isola (invece di mescolare?) tutto. Vediamo come va avanti.

  3. Catan Says:

    Letto all’uscita. Interessante perché viscerale. Scrittrice promettente. Spiace non esista l’e-book.

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