“Storia universale delle tette”, di Pigi Calì e Mario Sauna

by

di Ennio Bissolati

[Ennio Bissolati è un bibliofilo. Per vibrisse recensisce libri introvabili, dei quali sostiene di essere l’unico lettore. gm]

anitaL’hanno fatto di nuovo. Pigi Calì e Mario Sauna, specialisti in specchietti per allodole, hanno allestito presso il museo veneziano di Ca’ Pezzòli (la cui serissima tradizione sarà irredimibilmente inquinata da questo corpo estraneo, la cui esistenza troverà ragione, temiamo ma anche speriamo, solo nell’inestirpabile esigenza di far quadrare i conti) la più sfacciata e sgangherata, e insieme scientificamente misera e improbabile, delle mostre tematiche. Una breve spiegazione per il lettore ingenuo o disinformato. Le mostre tematiche si fanno così: si sceglie un tema, possibilmente allettante o choccante; si radunano una quantità di operine e operacce qualsisia, non importa di quale bellezza o significatività storica; si paga lautamente un paio di accademici perché imbastiscano su un più o meno serio (ma, possibilmente, affabulante) apparato d’apparati; dopodiché si telefona agli amici della televisione e si oliano i registratori di cassa.

Nell’ultimo decennio Calì e Sauna si sono resi responsabili di mostre come L’impiccagione nell’illustrazione popolare dell’Ottocento, Il bacio nell’arte romantica, La “scena della doccia” nel cinema di massa italiano degli anni Settanta, Il cavallo nell’arte, Corpi mostruosi nella pittura italiana del Seicento, Il pane nell’arte, Il corpo nell’anatomia giapponese del periodo Tokugawa, La calzamaglia nell’arte, e così via. Titoli, a dire il vero, se considerati come meri indicatori di un possibile interesse storico-culturale (e solo secondariamente artistico), talvolta anche non disprezzabili: il problema sta nel manico, ossia nella pratica sistemica e sistematica, da parte dei due sempre accoppiati e indivisibili curatori, della installazione per accozzaglia. Un po’ come quelli che, per arredare la casa e darsi un tono, ordinano i libri a metro (specificando, al massimo, la presenza di una certa percentuale di rilegature in pelle e stampigliature in oro), per ogni mostra i Nostri (ma la maiuscola è convenzionale) raccattano un po’ d’opere, possibilmente presso oculati mercanti (poiché una funzione non secondaria di tali esposizioni consiste nel conferire un’artificiosa significatività – e un incremento di prezzo – a una quantità di carabattole), le dispongono secondo un qualche approssimativo criterio cronologico o subtematico, e il gioco è fatto. Basta aggiungere, magari, qualche riproduzione fotografica di opere veramente belle e veramente pertinenti – i cui proprietari, e in particolare le istituzioni museali serie, mai concederebbero in prestito per simili operazioni, tanto efficaci remunerativamente quanto scombinate scientificamente e didatticamente.

E veniamo allo specifico, dunque. Dalla Venere di Willendorf (in copia: pure approssimativa perché – come dichiara candidamente il voluminoso catalogo – trattasi di “copia da fotografia”) agli storici manifesti del gelato Orlando (quelli che, si ricorderà, recavano il motto “Il gelato Orlando ha il latte più fresco”), da una riproduzione lignea (ottocentesca) dell’Artemide Efesia del Museo Archeologico di Napoli a un po’ di tavole sparse (ma non originali, sia chiaro) da fumetti varii di Milo Manara; passando per ritratti veneziani settecenteschi, quadri di genere dell’Ottocento, fotografie la cui scelta ricalca pedissequamente un vecchio catalogo Taschen (e, a giudicare dalla qualità, è lecito sospettare che siano state tratte da lì), cabine monoposto nelle quali è possibile bearsi della visione delle “più belle tette della storia del cinema” (così il l’audioguida distribuita ai visitatori), fino alla Sala Relax nella quale i visitatori, da tanta tettonica stremati, possono sparapanzarsi su morbidi divani dalle forme inequivocabili (l’effetto fantozziano da Poltrona Sacco Zanotta peraltro, è garantito). L’insieme è così assurdo e improbabile che, alla fin fine, risulta addirittura offensiva la proposta, nel corridoio finale dei manifesti della campagna Survivor. Le eroine dei cartoni contro il cancro al seno, disegnata da Alexandro Palombo.

Quanto alla scelta culturale di fondo, fondamentalmente e radicatamente macho-maschilista, c’è poco da dire se non: che il vostro bibliofilo, pur tutt’altro che insensibile alle fascinose protuberanze femminili, si è sentito addirittura offeso nella sua più ingenua e pavloviana mascolinità, tanto indebitamente e volgarmente sollecitata.

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16 Risposte to ““Storia universale delle tette”, di Pigi Calì e Mario Sauna”

  1. allorizzonte Says:

    E’ tanto che non faccio un giro a Ca’ Pezzòli…

  2. la Matta Says:

    Bissolati,il week ti fa uno strano effetto…Aspetto curiosità morbosa il prossimo ponte.Forse ci regalerà le vicende del c.lo , dalla preistoria ai giorni nostri.Immagino che seguirà un decalogo di libri di fantascienza sulle vicende del sullodato in un ipotetico futuro. O Bissolati, ma cosa ci nascondi di te? Temo che Giulio, prima o poi ti farà fuori. E sai che ti dico? L’avrai voluto tu. Finale : credo che avrò un pò di nostalgia di te, golem di una grande malinconia. MATTA

  3. acabarra59 Says:

    “ Giovedì 6 luglio 2000 – Aggiornamento: le sise non sono solo due – cfr. il diario che dice: « 16 giugno 1994 – Le Sise sono due: c’è la Società italiana di Scienza dell’Alimentazione (S.I.S.A.) e la Società Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi (S.I.S.A.). Beati gli scienziati. » (La meditazione dello zero, cit.), ma almeno tre. C’è anche la S.I.S.E., Società italiana degli storici dell’economia. Beati anche gli storici dell’economia. “ [*]
    [*] Lsds / 73…

  4. Miria Says:

    La mia città per tanto tempo è stata definita le tre t ; tette tortellini e torri . Oggi che le torri rischiano di cadere a causa della massiccia mobilità urbana , i tortellini non sono più un sogno culinario e le tette si limano col bisturi… l’argomento richiama una nostalgia materna una culla d’amore invecchiata ma piena di riconoscenza per le tette vere

  5. la Matta Says:

    Immagino che Alexander , o chi per lui, esclamerà …”anche questa ci mancava! ” a proposito di golem di grande malinconia. Chiedo scusa anche per le virgolette. Lo ammetto : amo il kitsch esasperato, estremamente chic. Lo colleziono, pochi pezzi , ma scelti con estrema cura.

  6. gianni Says:

    Tuttavia…
    “Il corpo nell’anatomia giapponese del periodo Tokugawa” mi avrebbe fregato! Un’occhiata gliel’avrei data senz’altro.

  7. Alexander C. Says:

    Intervengo, dunque! Non ho potuto restistere, e non tanto alla supposta tettonica di cui sopra, nonostante la censura dell’immagine di copertina, che conferma che Il saggio in questione è tutto fumo e niente arrosto, quanto alla presunzione del mecenate della suddetta operazione. Ma chi si crede di essere Messer Bissolati? L’Olivetti della letteratura, o magari il Warhol di Venegazzu’ ? Sarà mica a causa della sua crescente impopolarità? E di questi due Sauna e Cali ne vogliamo parlare? Questi due pornofili della domenica, che si sentono i Cocco e Banana della saggistica! P.S. Matta, non preoccuparti, le virgolette delineano carattere. E perciò virgolette a go go!

  8. RobySan Says:

    Da un Pigi Calì, nomen omen, ci si può attendere altro.

  9. Ennio Bissolati Says:

    Gentile signor Alexander, mi stupisce essere considerato “mecenate” d’una esposizione – e del conseguente catalogo – della quale ho scritto peste e corna.

    Gentile signor Acabarra: la invito a considerare anche le sise delle monache.

  10. acabarra59 Says:

    “ Lunedì 15 giugno 2009 – Io penso che l’abbia fatto apposta. A chinarsi, per allacciarsi una scarpa, al semaforo, proprio mentre passavo io. A farmi vedere le due sisette bianche, rotonde, come due perle, o due piccole mozzarelle. « Di bufala? » Ça va sans dire. (E anche oggi ho rimasto solo) “ [*]
    [*] Lsds / 73…

  11. Alexander C. Says:

    Confesso, messer Bissolati: era un “fake”. Un caro saluto, e complimenti, anzi, per questa contro-recensione, che fa onore al dantesco verso “non ti curar di loro, ma guarda e passa”.

  12. la Matta Says:

    @RobySan. In questo terremoto tettonico, l’omen nomen mi gratifica. Infatti è liliale.

    @Bissolati. E se fosse la tua Batracomiomachia? dev.ma Matta

  13. RobySan Says:

    Gentile Matta del cortile:

    mi sfuggono, stanti i miei vituperati neuroni, tanto la gratificazione che l’esser liliale del mio dar di “omen nomen” al Pigi Calì. Senza meno, liliali sono le tette dell’Anitona delle quali non si può dire in termini tellurici, bensì d’una soave, guizzante e plastica mobilità (è palese che la parte migliore del libro, come sovente accade, è la copertina). Circa la “gratificazione”, son felice per lei, ma me ne sfugge, lo ripeto, la ragione (epperò non mi tirerò matto arrovellandomici). Un cordiale saluto (anche al Bissolati che sceglie libri sì orrendi, ma dalla copertina meravigliosa).

    P.S.: anche sulla Batracomiomachia bissolatiana ho qualche difficoltà d’interpretazione, ma transeat.

  14. Matta del cortile Says:

    @Caro RobySan, per l’amor delle tette, non tartassi i suoi vitiperati neuroni e nemmeno io lo permetterò. Quanto al suddetto vituperio non scherzo nemmeno io Infatti ho omesso un “il mio” (e dàlli con le virgolette) prima di …è liliale, annebbiando il significato della frase. Per quanto riguarda la batracomiomachia mi è venuta in mente leggendo di autore di catalogo e di feroce censura o critica relativa. Mi perdoni,Robysan, anche a me sia concesso di essere un pò stanchina come l.amico Acabarra. Buone tette a tutti. Matta del cortile a scelta signora Matta ; meglio, Matta signora. In fondo, l’important , c’est la rose.

  15. La matta Says:

    *Por moi. Matta

  16. La matta Says:

    *Pardon : pour moi.

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