di Marco Candida
Di ritorno dalla presentazione alla Libreria Mondadori di Alessandria del romanzo d’esordio di Gian Paolo Serino Quando Cadono le stelle Baldini Castoldi. A presentarlo Angelo Marenzana. Marenzana è autore del romanzo noir L’uomo dei temporali edito da Rizzoli. Scrittore ottimo e vero, a parer mio, la principale forza di Marenzana è la caratterizzazione di luoghi e personaggi. In Italia l’opinione più diffusa è probabilmente che l’abilità dello scrittore stia nel dipingere il quadro con poche pennellate. Invece, i romanzi quasi sempre necessitano indugio e questo Marenzana lo fa, con il risultato che i suoi personaggi (ispettori o commissari che siano) sono persone di carne e sangue e non solo inchiostro.
Sentendo Serino presentare il suo romanzo mi è venuta una riflessione. Da anni Vasco Rossi sostiene Serino affermando che è una mente geniale. Usa parole forti, importanti. Sicuramente, Serino ha una carriera che testimonia la veridicità dell’asserzione del rocker. Mi chiedo, però, se il mondo letterario abbia preso sul serio in considerazione le parole di Vasco. Ascoltando Serino, insomma, ho pensato: Vasco Rossi ha ragione a parlare bene e molto bene di Serino. E poi ho pensato: come mai quando qualcuno spende parole importanti per qualcun altro non viene quasi mai preso del tutto sul serio? Mi è venuto da pensare che quello che fanno gli altri è sempre facile, vale poco, non è da prendere molto in considerazione. Vasco Rossi parla bene di te? Oh be’, sì: lo farebbe anche di me, se ci conoscessimo, fossimo amici… E’ sempre facile quello che ottengono gli altri. Invece, bisogna capire che non è facile, non è scontato, mai.
Il romanzo è bello. Come giustamente ha rilevato Danilo Arona, presente in sala, la qualità della scrittura è “clamorosa”. Ossia è alta. E’ una roba che ti arpiona e ti butta dentro alle pagine e rimani incollato. Sono d’accordo, con Arona. In più, dentro ci sono storie. E qui mi viene un’altra riflessione. Durante la presentazione Serino ha cominciato a raccontare alcune delle vicende narrate all’interno del libro. Marenzana ha giustamente fatto notare che così facendo si toglieva il gusto della lettura al lettore. Ora, l’osservazione è giusta. Ma quando un libro contiene delle storie è come se ti mettessi in casa uno scrigno con dentro oggetti di valore. Le storie sono spendibili, sono indossabili. Hanno una consistenza fisica. Quindi comprare un libro con dentro storie è una cosa molto importante, anche se queste storie fossero già spoilerate. E perché? Perché una storia si può anche dimenticare e se hai il libro puoi andare a rivederla. Poi perché è bello vedere in che modo la storia viene narrata, anche se si sa già di che cosa parla. Perché è bello rileggerla. Quindi, lo spoiler non fa questi grossi danni: un racconto in venti parole e un racconto in dieci pagine non sono affatto la stessa cosa.
E le storie che Serino ha raccontato durante la presentazione sono assolutamente fantastiche. Anche dette in pillole. In un capitolo si parla di Cary Grant. Cary Grant torna dalla mamma come uomo di successo e le dice: “Mamma, sono tuo figlio” e la mamma gli risponde: “No, tu sei Cary Grant”. Sua mamma! Capite? E Serino dice (cito a memoria, non sono le parole esatte): “Qui abbiamo la misura di che cos’è il mondo dello spettacolo. Cary Grant è conosciuto da tutti, ma sua madre non lo riconosce più come figlio…”. Il personaggio ha inghiottito la figura del figlio. Altra storia contenuta nel romanzo, quella di Picasso. Picasso viene adocchiato da una signora in una spiaggia. Gli manda il figlio col compito di farsi fare un disegnino, una cosuccia, uno scherzetto – che poi la madre possa rivendere per cifre miliardarie. E Picasso cosa fa? Fa voltare il bambino e gli disegna un’opera bellissima sulla schiena. E per finire, per la gioia mia e di Danilo Arona, Serino ci ha raccontato una storia relativa a Stephen King. King è famosissimo. Quando arriva il momento delle vacanze, non sa dove trovare un po’ di pace. Così, un anno con i figli prende una cartina, punta il dito e finisce in un paesino di quattrocento anime in Australia. In questo paesino c’è l’emporio, c’è l’alimentari e c’è anche un’edicola dove l’ottanta per cento dei libri sono suoi. Gli prende la voglia e fa un regalo all’edicolante: firma le copie dei suoi libri, e gli autografi di King valgono 1500 dollari, perché sono abbastanza rari. L’edicolante non lo riconosce e chiama lo sceriffo e King viene arrestato, scoppia un casotto. Anche qui ci sono tante riflessioni che si possono fare su un episodio del genere.
Duecentoventi pagine di storie garantite da Vasco Rossi, Walter Siti, Fabio Genovesi e Giuseppe Catozzella. E ora senz’altro anche da quest’altro lettore qui. E tutto questo non è facile, non si può dare per scontato e vale per Serino come, mutatis mutandis, per ciascuno di noi, ciascuno di voi.
Tag: Danilo Arona, Fabio Genovesi, Gian Paolo Serino, Giuseppe Catozzella, Marco Candida, Stephen King, Vasco Rossi
22 Maggio 2016 alle 11:45
Bravo Marco.
22 Maggio 2016 alle 17:08
Se fossi una scrittrice, vorrei essere recensita da Marco Candida.E’ già la seconda volta che sono spinta a comprare un libro da lui segnalato.
23 Maggio 2016 alle 11:29
lo leggerò al più presto.
23 Maggio 2016 alle 15:06
“Sua mamma! Capite?”
Grazie Candida per averci spiegato quanto fa 2+2.
Se insegnassi in una scuola di scrittura creativa farei studiare ai miei allievi i tuoi testi. Sono un esempio perfetto di come non si deve scrivere.
23 Maggio 2016 alle 16:40
Mi vien da pensare che nel campo della scrittura sia come nel campo della musica,se ti attaccano vuol dire che hai fatto colpo.
23 Maggio 2016 alle 18:44
Uei narratore, hai poi centrato il bersaglio di cui dicemmo a Torino? In bocca al lupo.
23 Maggio 2016 alle 22:28
[…] https://vibrisse.wordpress.com/2016/05/21/quando-cadono-le-stelle-di-gian-paolo-serino/ […]
24 Maggio 2016 alle 00:44
nel primo frammento, quello su Picasso, la madre manda avanti la figlia. non il figlio. è non è un dettaglio trascurabile. lasi chiede quanto varrebbe la figlia, in senso monetario, quanto le frutterebbe se la mandasse a letto con Picasso.
24 Maggio 2016 alle 09:48
Cv, sì, infatti. E’ una figlia. Ma nel mio microriassunto quel che conta è il disegno nella schiena, perciò gli altri dettagli contano relativamente. Garufi, smettila di attaccarmi. Non ne posso più. GiuseppeC, sì, cercherò un traduttore e mi farò tradurre in America e in Inghilterra come mi hai suggerito in Fiera. Devi concedermi un po’ di tempo, però. Agli altri, il libro è bello e vale l’acquisto.
24 Maggio 2016 alle 10:29
Ma l’esattezza conta sempre, Marco. Anche in ciò che conta “relativamente”.
24 Maggio 2016 alle 11:34
Sì, Giulio, l’esattezza conta sempre. Ma in questo caso quello che conta è il microriassunto, il cui scopo è mettere in evidenza l’idea del racconto.
28 Maggio 2016 alle 20:41
Anche “Il personaggio ha inghiottito la figura del figlio”, riferito alla madre di Cary Grant che non lo riconosce, è inesatto (la donna era stata rinchiusa in manicomio dal marito decenni prima, e dunque non poteva riconoscere né il figlio né il personaggio).
Il punto è: questa non è una recensione ma una bella impressione a caldo scaturita da una presentazione. Si capisce che non vuole né può esserlo, una recensione; che Marco non aveva letto il libro quando l’ha scritta. Riporta impressioni. E, a romanzo letto, posso dire siano state impressioni validissime: l’esordio di Serino è, secondo me, più che “clamoroso”.
(Di V. Tomassini:
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/gian-paolo-serino-scrittore-vero-azzera-i-pregiudizi/)
28 Maggio 2016 alle 21:32
e.c. … e dunque non poteva riconoscere il figlio nel personaggio
30 Maggio 2016 alle 10:48
Mag, sì, ma anche se la madre è stata al manicomio fa specie che riconosca Cary Grant ma non riconosca Cary Grant come suo figlio. Pertanto, non mi pare fuori luogo scrivere che il personaggio si è inghiottito la figura del figlio.