Dieci cose che mi sono sentito dire al Salone del libro

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Stremata dal Salone del Libro e dai suoi innumerevoli appuntamenti, la Cultura viene confortata dalle carezze di due Lettori

Stremata dal Salone del Libro e dai suoi innumerevoli appuntamenti,
la Cultura viene confortata dalle carezze di due Lettori

di giuliomozzi

1. “Ti ricordi di me?”.

2. “Ma è vero che non lavori più per Feltrinelli?”.

3. “I libri di Marsilio mi sono sempre piaciuti, soprattutto la collana Le Cicerchie“.

4. “Le ho mandato un romanzo in lettura nel 2008, mi direbbe che cosa ne pensa?”.

5. “Come mai non c’eri alla festa di minimum fax?”.

6. “Sono stato allo stand di Einaudi, ma il libro del Bussola non c’è. Che sia già esaurito?”.

7. “Sono amico di un tuo amico, ma non in Facebook”.

8. “Possiamo farci un selfie?”.

9. “E’ un’emozione troppo grande conoscerla personalmente”.

10. “Ti ricordi di me?”.

Note. Non ho mai lavorato per Feltrinelli. Il Saggiatore pubblica una collana che si chiama Le Silerchie. Il libro del Bussola esce il 24 maggio.

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24 Risposte to “Dieci cose che mi sono sentito dire al Salone del libro”

  1. Alessandro C. Says:

    nessun “perché hai cestinato il mio manoscritto”, immagino

  2. laserta Says:

    1) le cicerchie son bòne.
    2) “è un’emozione troppo grande”, è bello sentirselo dire (immagino)
    3) “ti ricordi di me” fronte e sirma identiche…

  3. Fabio Piero Fracasso Says:

    Tutto molto spiritoso, a tinta col tuo spirito irridente e scanzonato. Divertenti anche le “cicerchie” per “silerchie”, ma dimmi: il fatto che ti chiedano di un libro inviato nel 2008 (senza averti più rotto) non t’intenerisce? Non è pateticamente, teneramente gozzaniano?
    E il resto delle domande, che effetto ti hanno fatto, per riportarle col tuo umorismo cinico?

  4. Maria Iervolino Says:

    Muoro 🙂

  5. mabertoli Says:

    Come mai non eri alla festa della minimum fax?!

  6. massimocassani Says:

    Già, perché non c’eri?

  7. marina viscardu Says:

    Divertentissimo!

  8. Giulio Mozzi Says:

    Quando trovo un’occasione per andare a letto a un’ora decente, non me la lascio scappare.

    Laserta: è imbarazzante e per nulla piacevole. Sono una persona qualsiasi.

  9. la spugna Says:

    Sì ma un po’ di entusiasmo…

  10. gian marco griffi Says:

    Ho conosciuto Giulio Mozzi al salone del libro. Poi mi sono stufato di pagare un biglietto per rubare libri. Adesso i libri li compero.

  11. gian marco griffi Says:

    Ho scritto “rubare”? Volevo scrivere “prendere a prestito”. È il correttore dell’Ipad che mi fa fare ‘ste figure.

  12. mariagiannalia Says:

    Ma perché tu ti aspetti ancora che le persone siano attente e ciò che dicono? La maggior parte parla così tanto per dire qualcosa e soprattutto non ha molto interesse alla coerenza del proprio dire. E così che si spiegano gli errori madornali DI attribuzione o di titolo ( le cicerchie). Al salone del libro come altrove. E ciascuno interessa solo il proprio “particulare”.

  13. Patrizia Says:

    Va bè, ma che intransigenti…dire cicerchie al posto di silerchie mi pare un errore veniale.
    @Giulio: checché tu ne dica, non sei una persona qualsiasi. Sei una persona nota ed abituata ad essere notata. Le persone qualsiasi ad una frase cosí gratificante se la fanno metaforicamente addosso…

  14. Giulio Mozzi Says:

    A me, “cicerchie” per “silerchie” mi pare geniale (sull’origine della parola “Silerchie”, vedi qui).

  15. Maria Luisa Mozzi Says:

    mariagiannalia. Mi dispiacciono queste valutazioni. Irritano e non servono a niente.

  16. maria rosa Says:

    Pazienza, Maria luisa, a me no. Ogni tanto ci vogliono anche quelle . Per rimanere con i piedi per terra.

  17. Giulio Mozzi Says:

    Mah, Maria Giannalia, una frase come

    La maggior parte parla così tanto per dire qualcosa e soprattutto non ha molto interesse alla coerenza del proprio dire.

    ha due contenuti:
    1. qualcosa del tipo: “Non ci sono più le mezze stagioni”,
    2. qualcosa del tipo: “Io invece sono molto attenta alla coerenza del mio dire”.

    il primo contenuto è inutile; il secondo non è pertinente.

    In una situazione come il Salone del libro (che, detto tra parentesi, come tutte le fiere mette a dura prova la capacità di attenzione di chiunque – soprattutto di chi è lì per lavorare) può capitare di dire sciocchezze senza rendersene conto.

    Per dire: io, che almeno tre volte in vita ho comperato un biglietto ferroviario per Modena quando invece dovevo andare a Mantova (o viceversa), e almeno una volta ho preso un treno per Parma quando invece dovevo andare a Padova, non me la sento proprio di prendermela perché a uno scappa un “Cicerchie” al posto di un “Silerchie”. Anzi: come ho già detto, trovo la cosa a modo suo geniale.

  18. RobySan Says:

    Be’, era uno per cui val la regola: “Esprimiti siccome ti nutri” [*]. Le silerchie, a differenza delle cicerchie, sono incommestibili.

    [*]: U. Eco, 40 regolette per dire bene in Italiano.

  19. Fabio Piero Fracasso Says:

    Diciamo così: tutto il blog e la sua interlocuzione variegata (polemiche, musi lunghi, spiritosaggini, richiami a toni meno polemici) erano funzionali alla (involontaria ) genialità che confonde “silerchie” e “cicerchie” (a proposito: ottimo il baccalà con cicerchie). Non male

  20. gianlucatrotta Says:

    Una domanda che non c’entra molto: ma il “mostro” che nella foto rappresenta la cultura, c’entra qualcosa con il film di Garrone tratto da Basile?

  21. la Matta Says:

    Giulio, sai niente delle 40 regolette di Umberto Eco? Graxie Matta

  22. Andy Says:

    Nel prendere cicerchie per silerchie c’é anche un nascosto simbolismo, direi: avere le cicerchie in effetti, significa qualcosa tipo “avere le traveggole”.

  23. gianlucatrotta Says:

    Penso di potermi rispondere da solo: sì (ho ingrandito la foto, e dietro mi sembra di vedere un fotogramma del film, quello col palombaro alla Méliès).

  24. Giulio Mozzi Says:

    Sì, Gianluca, è lui.

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