
Torino, Salone del libro, 2004
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This entry was posted on 13 Maggio 2016 at 12:07 and is filed under Sciocchezze. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
13 Maggio 2016 alle 14:02
Figura inquietante si aggira per il Salone del libro, ma la donna in trasparenza sullo sfondo prelude alla speranza di una ritrovata voglia di vivere e chissà anche di leggere.
13 Maggio 2016 alle 15:22
“ Venerdì 9 maggio 2008 – Penso al Salone del Libro di Torino. Penso che io sono uno che continua a pensare che un « Salone del Libro » – un « Salon du Livre » – è una contraddizione in termini, un « ossimòro », come direbbe il mio collega. Nell’occasione penso a Torino. In un certo senso io vengo da lì. Lì io ci ero andato a finire, dopo un « viaggio » di dieci anni. Lì ho scoperto anche perché avevo viaggiato, a quale meta tendeva la mia irrequietezza: « 26 febbraio 1985 – Quale straordinario senso (dell’orientamento?) mi aveva condotto ormai più di dieci anni fa a trovare una casa a Torino, in alto, davanti a una collina, anzi a un monte che (dalla guida del Touring ne ho avuto conferma) si chiamava « dei Cappuccini » (con ovvio convento dei)? In mezzo scorreva il Po. Lo scenario era la riproduzione esatta di quello che ora ho di fronte. Dunque dieci anni fa, quando avevo trent’anni, attraverso innumerevoli peripezie, ero tornato a casa. ». Lì ho anche tentato di ricominciare. Ma ricominciare che cosa? Per un certo tempo ho fatto finta di credere che si trattasse di ricominciare a scrivere, ma la verità era che io non avevo mai scritto. Ho anche pensato che si trattasse di qualcosa d’altro, come si spiega in un altro diario: « 10 novembre 1990 – La speranza. Ovverosia l’attesa? È un sentimento che non andrebbe collocato nel tempo storico. Infatti quella cristiana della redenzione si situa contemporaneamente nel passato e nel futuro dunque in un tempo così assolutamente ambiguo da essere un non-tempo. ». Alla fine ho pensato che, forse, quello che avevo voluto ricominciare era semplicemente a leggere. Infatti io penso che leggere sia l’attesa in un certo senso, quello delle parole etc. Poi però sono venuto a Roma, e mi sono trovato, invece che nel Salone del Libro, in mezzo alla Festa del Cinema. Lì per lì mi sono un po’ stupito, anzi, parecchio. Però poi, tempo una venticinquina d’anni, ho capito: anche qui, dopotutto, c’era solo da attendere. Anzi, ora penso che nel cinema c’è, in un certo senso, da attendere molto di più che nei libri – qualcuno, credo, pensa addirittura che c’è da attendere all’infinito. I quali libri, rifletto leggendo le cronache delle polemiche torinesi, c’è il rischio che finiscano per esagerare. Per esempio dando luogo a situazioni eccessive, clamorose, rissose: come se volessero dimostrare che c’è molto più da vedere al Salone del Libro di Torino che alla Festa del Cinema di Roma. Succede, ai « bugia nen »: che quando si muovono, poi non riescono a fermarsi più. “ [*]
[*] Lsds / 73…
14 Maggio 2016 alle 07:50
“ Venerdì 13 maggio 2016 – Il Zalone del Libro. “ [*]
[*] Lsds / 73…
14 Maggio 2016 alle 10:16
Uno spettro si aggira per il Salone: Pococurante. Ocio.
15 Maggio 2016 alle 19:00
Il Salone di Torino è l’editoria dello specchio.
15 Maggio 2016 alle 19:51
“ Domenica 15 maggio 2016 – Poi, quando vedo che Nanni Moretti è andato al Salone del libro di Torino a leggere Natalia Ginzburg, ripenso a un diario: « 30 aprile 1987 – Abbiamo / tanto / lottato / per mandare / Guccini / a cantare / a Parigi / all’Olympia. ». “ [*]
[*] Lsds / 73…
15 Maggio 2016 alle 20:32
P. s. Speriamo almeno che legga bene.
16 Maggio 2016 alle 07:26
“ Lunedì 16 maggio 2016 – Oggi, per prima cosa, leggo il titolo della Repubblica-Torino: « Francesco De Gregori al Salone del Libro di Torino: “ Non ho mai letto Proust e non ho sensi di colpa “ », e penso una serie di cose. La prima è che potrebbe non essere vero – che l’ha detto, che non l’ha letto etc., perché i giornali, si sa, soprattutto inventano etc.; la seconda è che il fatto non ha alcuna importanza, qui a Roma direbbero: e chi se ne frega non ce lo metti? a Torino non so; la terza è che a me invece piacerebbe sapere perché ha sempre il cappello in testa, se ce l’ha anche quando sta in casa, quando va a letto etc., nella foto che ho sotto gli occhi ne ha uno da cow boy, forse è arrivato a cavallo, forse il Salone di Torino è un saloon…; la quarta è che al Salone del Libro di Torino nel succedono di tutti i colori, come nemmeno in un film, in un film comico, in un Helzapoppin’. C’è da morire dal ridere, diciamo così. “ [*]
[*] Lsds / 73…
16 Maggio 2016 alle 13:45
Sono così elettrizzato che mi faccio un literary in quindici giorni eheh.
16 Maggio 2016 alle 14:21
(Non sono stato al Salone. Da quel che ho potuto leggere, sembra sancire autorevolmente l’irrilevanza delle lettere – non che fosse necessario, ed è dunque l’irrilevanza dell’irrilevanza, o così pare a me).
16 Maggio 2016 alle 14:41
Emergo. Emergo dagli sforzi che sfrattano l’incolpevole frantumare d’un illogico livore. Se fossimo capaci di cavalcare la funambolica eco di coloro – e quanti sono – che, invitti, planano sulla rovente staccionata che s’è a stento salvata dai fuochi, tutt’altro che fatui, della critica che s’arrota su ispidi, indistruttibili, zigrini; allora la nostra disposizione e il nostro animo sarebbero tersi come l’acqua d’un lago alpino immediatamente dopo l’alba. Arzigogoli e chiose sarebbero mera glossolalia di pittime, innocenti quanto poco avvedute, e dunque sostanzialmente idiote: riprovevoli nel loro berciante onnicomprensivismo. Ah, la caduta delle travi linguistiche e delle centine grammaticali, quale polverone di legna tarlata lascerebbe nell’aria attorno. Niente altro che panacee in piena liquefazione sarebbero le loro chiodate, chimeriche, argomentazioni. M’immergo. M’immergo nella fangosa lagunare calma della totale astrazione, come carpa in un canale irriguo a una risaia. Le bolle che vedete in superficie sono flatulenze. Scoregge di carpa.
L’antica children lullaby delle rane [*] non è così efficace, ma l’effetto sulla caducità del potere distruttivo d’un improvviso, immanente, sonno è sufficiente. Sì: sufficiente.
[*]: Sotto la barca la carpa campa, sopra la barca la carpa crepa.
16 Maggio 2016 alle 18:38
Daniele: da quel che ho visto, se sei interessato, è ancora possibile far parte di un gruppo di persone che lavora e mostra di tenerci davvero a letteratura, parole, ecc. Il gruppo perde continuamente pezzi perché con i soldi riescono a starci dentro in sempre meno, per cui o sei ricco di famiglia o lo fai come hobby o buona fortuna.
16 Maggio 2016 alle 20:24
Giuseppe, io per il momento non lavoro. O lavoro poco poco. Faccio un po’ la fame, ma non per la letteratura. È che proprio lavorare mi costa fatica. Tiro a campare con le poche riserve che c’ho. Ma sono sicuro che quando dovrò immergermi nelle otto ore di lavoro, lassotto dovrò proprio comprarmi una playstation, per passare il tempo…
17 Maggio 2016 alle 19:37
Non lo so, beato chi ci crede (al Salone) ed ha buona volonta’. Il 90% di stand ed eventi non aveva ne’ capo ne’ coda ne’ senso: un mare di disperati che ha speso un sacco di soldi sperando in chissa’ che o per parlare a 10-20 persone. Magari fa curriculum, boh.
18 Maggio 2016 alle 05:22
Ah, Giuseppe: gli “eventi” sono la cosa meno importante del Salone. Io sono stato al Salone circa diciotto ore complessive, delle quali meno di due dedicate agli “eventi”: il resto al lavoro.
18 Maggio 2016 alle 22:28
Be’ gli insider di medio o alto calibro e quelli specializzati sicuramente hanno lavorato. E’ il grande carro delle presenze marginali che non so quanto abbia recuperato della spesa.