
Una dispensa, tipica
di giuliomozzi
1. Dio, Bibbia. Dal primo Diario minimo, ecco la “scheda di lettura” del fittizio redattore Umberto Eco: “Devo dire che quando ho cominciato a leggere il manoscritto, e per le prime centinaia di pagine, ne ero entusiasta. È tutto azione e c’è tutto quel che il lettore oggi chiede a un libro di evasione: sesso (moltissimo), con adulteri, sodomia, omicidi, incesti, guerre, massacri, e così via. L’episodio di Sodoma e Gomorra con i travestiti che vogliono farsi i due angeli è rabelasiano, le storie di Noè sono del puro Salgari, la fuga dall’Egitto è una storia che andrà a finire presto o tardi sugli schermi… Insomma, il vero romanzo fiume, ben costruito, che non risparmia i colpi di scena, pieno di immaginazione, con quel tanto di messianismo che piace, senza dare nel tragico. Poi andando avanti mi sono accorto che si tratta invece di una antologia di vari autori, con molti, troppi, brani di poesia, alcuni francamente lamentevoli e noiosi, vere e proprie geremiadi senza capo né coda. […] Io direi di trattare per vedere se si può pubblicare a parte i primi cinque libri. Allora andiamo sul sicuro. Con un titolo come I disperati del Mar Rosso“. Scherzi a parte, l’immaginario occidentale (non solo quello narrativo: anche quello pittorio ec.) è in buona parte un immaginario d’origine biblica. Il Pentateuco, soprattutto, i due libri Samuele (cioè la storia di Davide), Esther e Giuditta (ai quali accennavo già qui, n. 2), Isaia, e poi naturalmente i vangeli (almeno Luca) e l’Apocalisse: di tutto questo, se si vuol capire qualcosa dell’immaginario occidentale, direi che non si può fare a meno.
2. L’Iliade? L’Odissea? Mah. I due poemi attribuiti al quasi certamente mitico Omero cominciarono a circolare davvero in Occidente solo nel Cinquecento: ricordiamo che la conoscenza della lingua greca mancò per lungo tempo. Dante Alighieri conosceva la storia di Ulisse attraverso riassunti scolastici o citazioni in altre opere: non direttamente. Sono tutto fuorché un esperto, ma ho come il sospetto che libri come la Storia della distruzione di Troia attribuita a Darete Frigio, una cui traduzione latina attribuita a Cornelio Nepote (del quale dico qui sotto) circolò parecchio nel Medio Evo, potrebbero alla fin fine essere stati ben più influenti di Omero (magari indirettamente, attraverso il Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure o la versione italiana in prosa che ne fece un tal Binduccio Dello Scelto). Qui mi appello a chi ne sa più di me: se ho detto bestialità, avvisate. Grazie.
3. Ho parlato altrove (sempre qui, al punto 3) dell’importanza di Tito Livio. Ma non possiamo dimenticare Cornelio Nepote (anche per l’ampio uso scolastico che se ne fece) e Svetonio. Il De viris illustribus del primo (del quale è sopravvissuta solo la parte relativa ai condottieri), il De poetis (frammento di un più vasto De viris illustribus, quasi tutto perduto) e il De vita Caesarorum del secondo furono modello di tanta letteratura medievale (e anche nostra contemporanea, se si pensa alle Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia e alle Vite brevi di idioti di Ermanno Cavazzoni: entrambi gran bei libri, soprattutto il primo), in combinazione con i vangeli (che sono comunque biografie di un “illustre”, costruite come quelle di Nepote per aneddoti e “detti”, ec.). Nel Medio Evo si scrissero innumerevoli De viris illustribus (da san Gerolamo a Petrarca); Boccaccio innovò con un De mulieribus claris, eccetera, e inevitabilmente le “vite degli uomini illustri” fornirono il modello per le innumerevoli “vite dei santi”.
4. Virgilio, Orazio, Ovidio. Si è arrivati addirittura a parlare di aetas vergiliana (la riscoperta di Virgilio, in età carolingia), aetas horatiana (giro di boa del Mille), aetas ovidiana (fino a lambire l’umanesimo). Il posto dato da Dante a Virgilio nella Commedia vorrà dir qualcosa. E va ricordato che il grosso della mitologia grecolatina è stato trasmesso da Ovidio (i Fasti e, soprattutto, le Metamorfosi), i cui codici hanno spesso assai stimolato l’inventiva dei miniatori (vedi a es. qui). Orazio forse si “sente” di meno – diventerà importantissimo nel Settecento. Da notare che tutti e tre questi autori furono ampiamente “adoperati” in senso cristiano: Virgilio grazie alla profezia del ritorno dell’età dell’oro contenuta nella quarta delle Ecloghe e nell’ottavo libro dell’Eneide; Orazio per mezzo del Carmen saeculare (scritto su commissione di Augusto per dichiarare appunto attuata la profezia di Virgilio); Ovidio in quanto le sue Metamorfosi furono considerate un thesaurus (potremmo dire: un’enciclopedia) di precetti morali espressi in forma allegorica. Fattostà che se Virgilio era un maestro di stile, il ricchissimo materiale narrativo di Ovidio nutrì e adornò la poesia (soprattutto) e la prosa (anche) occidentale per più di qualche secolo. Se è difficile, in Europa, non dirsi cristiani, è difficile anche non dirsi ovidiani.
5. Saltiamo a piè pari l’immaginario cavalleresco (del quale abbiamo già parlato in altre liste, per esempio qui ai punti 4 e 5); suggeriamo comunque un’utile e pratica guida per conoscerlo facilmente, modernamente e senza fatica: Storia naturale dei giganti, di Ermanno Cavazzoni, presso Guanda. Il libro è esattamente ciò che il titolo promette (dove con “storia naturale”, giocosamente un po’ all’antica, s’intende: biologia); il fatto dilettevole e curioso è che Cavazzoni assume come “fonti scientifiche” i cantari e i poemi cavallereschi (Cavazzoni è, in sostanza, ciò che sarebbe stato don Chisciotte se fosse stato un accademico anziché un hidalgo; la differenza è che don Chisciotte scherzava).
6. E poi via. Da Don Chisciotte a Pinocchio, sarebbe da citare una quantità di storie, non necessariamente di valore artistico altissimo, nella quale vivono personaggi indimenticabili. La spia di questa indimenticabilità sta nell’esistenza, e nella persistenza, di continuazioni e, in tempi più recenti, di trasposizioni cinematografiche. In questo empireo dei personaggi indimenticabili stanno, accanto ai già citati, Dracula e Sandokan, Philip Marlowe e Sherlock Holmes, Candido e Popeye, Willie Coyote e così via. Ho detto: il valore artistico delle opere può non essere altissimo, o essere piuttosto basso (Salgari è l’esempio perfetto); il punto è che quando un personaggio entra nell’immaginario universale e ci rimane, non resta che togliersi il cappello.
7. Thomas More, Utopia. O La città del sole di Tommaso Campanella o magari Teoria dei quattro movimenti e altri scritti, la bella antologia di Charles Fourier (l’utopista, appunto, non il fratello matematico) curata presso Einaudi da Calvino (da cercare usata, e prepararsi a pagarla bene); o magari il Manifesto del partito comunista, di Carl Marx e Friedrich Engels. Il tutto da confrontarsi con i primi capitoli degli Atti degli apostoli (vedi punto 1), quelli nei quali si racconta la vita della cosiddetta “prima comunità cristiana”. Ma in fondo potrebbero andar bene anche certi scritti di architettura di Le Corbusier. Ovvero: nell’immaginario occidentale ha sempre avuto molto peso il mito dell’età dell’oro originaria (o del giardino di Eden, ec.), e quindi anche il mito del ritorno della stessa – alla fine dei tempi o giù di lì. La letteratura utopistica, invece, immagina luoghi e condizioni per il ripristino del tempo felice originario all’interno del tempo umano. Può essere interessante notare come spesso i tentativi di realizzare le utopie finiscano nel sangue o nell’oppressione (cf. La fattoria degli animali di George Orwell) o quantomeno nel degrado (cf. Corviale, e la sua interessante nuova vita). E, in fondo, il “lieto fine” che tutti i lettori ingenui si aspettano al termine del romanzo, con lui e lei che si sposano, è, per così dire, l’instaurazione di un Paradiso in terra (il Novecento, però, preferisce le successive crisi coniugali…).
8. Le favole: Esopo, Fedro, Lafontaine, Perrault; Le mille e una notte (prima edizione europea: 1704, a cura di Antoine Galland); nell’Ottocento i fratelli Grimm e Andersen. Non sarebbe esistito il romanticismo, senza questo immaginario: ovvero non sarebbero esistite le Nazioni, non sarebbe esistita l’Europa, e specularmente non sarebbe esistito l’esotismo, eccetera (la sto sparando grossa, lo so), e forse non sarebbe esistito Stevenson. E vedi (per stare in Italia) anche i frutti meravigliosi più recenti: non tanto il Calvino dei Nostri antenati quanto quello delle Cosmicomiche e di Ti con zero; e soprattutto, oggi nel pieno della sua maturità artistica, Michele Mari. Senza contare che (ma questo è vero forse solo per un lettore un po’ perverso come me) lo scrittore più sottovalutato in Italia di tutto il Novecento, il francese Alain Robbe-Grillet, ad onta di tutti i discorsi sullo stile oggettivo, l’école du regard, e compagnia cantante, è un grande scrittore di favole.
9. La letteratura rosa. E’ vero: l’immaginario vittoriano (vedi la lista specifica) oggi è degradato. Ciò non toglie che sia ancora vivo e vegeto. Non guardate con aria di superiorità i romanzetti da edicola: vendono milioni di copie. E quell’immaginario è così popolare, e ancora così potente, che quello del “rosa” è l’unico àmbito (per il momento) nel quale l’autopubblicazione sta mettendo seriamente in difficoltà gli editori ufficiali. E se perfino Dostoevskij non si è fatto scrupolo di scrivere un romanzo rosa della più bell’acqua… (dico: Umiliati e offesi).
10. Western. Genere, dalle nostre parti, più cinematografico e fumettistico (da Tex a Cocco Bill) che di scrittura. Eppure… Il fatto è che la letteratura della nuova frontiera (“Ci troviamo oggi alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera degli anni sessanta. Non è una frontiera che assicuri promesse, ma soltanto sfide, ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli, di incompiute speranze e di minacce”: J.F. Kennedy, 1960) è una letteratura (e qui si torna al punto 1 di questa lista) profondamente biblica. Gli europei sbarcati in America del Nord immaginarono sé stessi come Israele che giunge finalmente alla Terra Promessa: e, come Giosuè (vedi il Libro di Giosuè), se ne impossessarono ammazzando chiunque gli si parasse davanti; allestendo nel contempo una mitologia che giustificasse (anzi: santificasse) l’occupazione e gli eccidii. La versione attuale è, più o meno, quella della “esportazione della democrazia”. Quali che siano i risultati della faccenda, non si può trascurare la potenza di questa narrazione: a sua volta, ahimè, sostanzialmente utopistica. Le due versioni disponibili (quella isolazionista, ovvero “l’utopia in un solo Paese” e quella kennediano-guerrafondaia, “la nostra utopia in tutto il mondo”) hanno differenze – narrativamente parlando – che sono solo sfumature. “Con quel tanto di messianismo che piace…”.
Ho la sensazione di aver compilato una lista un po’ strampalata. Ma pazienza.
11 Maggio 2016 alle 08:35
Forse l’immagine della dispensa tipica come incipit di questo elenco è un perfetto logo. Ma poi,che ci fa la Bibbia tra la letteratura occidentale? O Giulio, ma sei sicuro che l’elenco lo fai solo per noi? o meglio, per il nostro “bene “culturale ? Ho la sensazione che tu pensi : – E’questo che volete?Allora, ciapate!- Con lo stesso ordine della dispensa tradizionale ti dico che amo incondizionatamente Pinocchio e che, se lo ritrovo, ti manderò come amenità la foto della copertina di un libro dell’ ‘800 dal titolo :”Il fallo dell’ Abate Mouret”.Fai conto, un flaconcino di spezie oer la tua dispensa. Love,Giulio. Matta
11 Maggio 2016 alle 08:41
Non sopporto l’idea che “forse non sarebbe esistito Stevenson”, accidenti.
11 Maggio 2016 alle 09:22
Dici, Matta, che la Bibbia è stata poco influente?
Compilo questi elenchi (e chiedo ad altri compilarne) solo per minare qualche mito. Per esempio, il mito del realismo. O il mito che per scrivere romanzi sia necessario leggere tanti romanzi o esclusivamente romanzi. O il mito del romanzo ottocentesco (quella roba lì, quasi tutta francese: Balzac, Zola, Flaubert…). O il mito del romanzo tout court
11 Maggio 2016 alle 09:29
Giulio, scrivi: “Ho detto: il valore artistico delle opere può non essere altissimo, o essere piuttosto basso (Salgari è l’esempio perfetto); il punto è che quando un personaggio entra nell’immaginario universale e ci rimane, non resta che togliersi il cappello.”
Su questo concetto vado riflettendo anch’io; opere artisticamente non eccelse che forgiano il nostro immaginario; e non ne vengo a capo. Per esempio, se dovessi indicare il più grande romanzo della letteratura italiana direi Pinocchio, mica Manzoni o Gadda; qui ravviso un problema.
ps: secondo me nella lista manca Shakespeare (Amleto mi sembra davvero onnipervasivo)
11 Maggio 2016 alle 10:14
Solo un appunto: la bibbia non l’ha scritta una divinità, anzi, gente molto fissata con la politica 🙂
11 Maggio 2016 alle 11:09
Concordo con il mio omonimo. Amleto (ma vogliamo parlare anche di Romeo e Giulietta?). Ma allora però occorre parlare prima della tragedia antica, la trimurti Eschilo, Sofocle (si pensi all’Edipo freudiano…), Euripide (direi che Medea è presentissima), assassini, problemi con i genitori e con gli “affetti”, con il potere costituito, ribellismi, allegre vendette, tribunali ecc. Poi sì, l’Odissea (viaggio per mare) la “arruolerei” senz’altro: insieme a Conrad, Melville, Gordon Pym, Joyce e tutti i “nostos” occidentali ecc. forse più dell’Iliade… ricordo in Università lunghi dibattiti se bisognasse “recuperare” l’Iliade a detrimento dell’Odissea, ben più “sugli scudi” èer esempio nel Novecento ecc. (comunque Dio, ammesso che ci abbia pensato lui alla Bibbia, ha usato un sacco di estensori, e forse anche qualche “ghost”… spero li abbia pagati o ri-pagati…)
11 Maggio 2016 alle 11:28
“ Giovedì 18 settembre 2014 – « È una camera a gas », dice Lei entrando nella stanza dove ho appena fumato la prima sigaretta, quella dopo il caffè, quella a cui non rinuncerei per tutto l’oro del mondo etc. E io ripenso a quella vecchia battuta: « Eschilo Eschilo che qui si Sofocle attenti alle scale che so’ Euripide… ». Perché, comunque, gas o non gas, io non esco più. “ [*] [**]
[*] Lsds / 73…
[*] La verità è che, poi, ho dovuto smettere di fumare, ahimè, ahi me.
11 Maggio 2016 alle 12:12
Shakespeare è un mondo a parte. Prevedo una lista del tipo: “Dieci opere di Shakespeare indispensabili per conoscere Shakespeare”.
11 Maggio 2016 alle 12:21
Mancano però l’Imitazione di Cristo e The pilgrim’s progress di Bunyam.
11 Maggio 2016 alle 13:56
Visto che tutte queste liste mi danno una grande soddisfazione, vorrei ora sapere quali sono “i dieci romanzi rosa” che bisogna assolutamente conoscere!
11 Maggio 2016 alle 14:24
All’Imitazione di Cristo ci avevo pensato. Ma forse sarebbe il caso di costruire una serie di dieci libri “devozionali” indispensabili. The Pilgrim’s Progress è una lettura che mi manca (so cos’è, ma non l’ho mai letto): provvederò.
11 Maggio 2016 alle 16:25
Giulio ma… e il Socrate di Platone? (quindi i dialoghi, soprattutto quelli aporetici + la Repubblica)? E… Machiavelli?
11 Maggio 2016 alle 16:33
Ti pongo una domanda di cui credo (spero) di avere già la risposta. Ti sei soffermato sul pensiero che decalogando libri per suscitare stimoli ed esempi forse fa iun pò torto alla Musica? Io non credo che lo scrivere in maniera creativa dipenda esclusivamente da ciò che si leģge. La Musica, come la Natura e il vivere la nostra Umanità insieme agli altri (nel bene e soprattutto nel male ) credo siano altrettanti libri aperti,se hai voglia di leggervi dentro. Ritorno alla Musica.Perchè dáii solo sporadiche e velate indicazioni? Eppure sento che tu ne sei appassionato e raffinato musicofilo e forse hai anche cantato in un coro polifonico. Credo che tu sia essenzialmente un Uomo dell’Umanesimo e non un illuminista. Ho divagato, scusa. Matta
11 Maggio 2016 alle 17:33
Sono convinto che in questa lista, tra i tanti libri che potrebbero entrarci, dovrebbe avere un suo posto “La nuova Justine”, o addirittura “La filosofia nel boudoir” di De Sade; come punto di congiunzione tra una direttrice che va dal testo sacro cristiano dritta a una parte d’immaginario in cui c’entra la pornografia o quel che ci gira attorno (certa pubblicità). Mi sembra che sia una zona d’ombra dell’immaginario non trascurabile. E che i romanzi rosa, anche virati più al rosso, ci dicano poco a riguardo.
11 Maggio 2016 alle 18:17
Nemmeno un libro di Freud… un lapsus? Se mi dici che va in un’altra lista non vale.
11 Maggio 2016 alle 19:59
De vita Caesarum di Svetonio, ma, visto che ho puntualizzato pedantemente, perchè non inserire le Vite parallele di Plutarco? Ho l’impressione che abbiano avuto una notevole diffusione e influenza sulle biografie, anche tra gli scrittori cristiani di agiografia.
11 Maggio 2016 alle 22:14
Insomma di libri da leggere ce ne sono tantissimi. Troppi per chi voglia farsi una cultura.
Giulio, se ne potrebbero indicare dieci che con l’occidente NON c’entrano un accidente?
Comincio io con “La mia vita nel bosco degli spiriti” di A. Tutuola (Adelphi n. 130) che – mi rivolgo a Matta – sembra abbia ispirato l’omonimo album della coppia Eno/Byrne. A mio gusto, stupendi l’uno e l’altro.
… ma adesso dubito ogni libro tradotto in occidente, lo influenzi necessariamente… mi sa che bisognerà consultare il Bissolati.
12 Maggio 2016 alle 05:34
Grazie, Donatella. Ho corretto.
Platone, Plutarco, Machiavelli: tutti quelli che volete. Ma non vorrei farmi prendere dalla sindrome di quel tale di cui racconta Borges – mi si dice -, che voleva produrre una carta geografica così dettagliata da essere estesa tanto quanto il territorio…
E comunque la lista di queste liste è ancora aperta.
C.P.: credo che l’influenza di Freud sia stata un po’ tardiva: prima del Novecento non se n’era mai sentito parlare. Daniele: sono convinto che l’Avemaria sia stata molto più influente di De Sade: una fatto di quantità. Ezio: la questione non è “farsi una cultura”, ma dotarsi di ciò che serve; e ciò che serve si seleziona in base agli scopi (vedi qui).
12 Maggio 2016 alle 09:29
Niente fantascienza, niente fantasy, niente horror, niente storie dei santi! Il decalogo mi lascia un po perplesso.
Per esempio: l’immaginario occidentale odierno prevede invasioni continue e ripetute di zombi e alieni. Ma dal decalogo non si direbbe
12 Maggio 2016 alle 09:49
Alle vite di santi si accenna al punto 3. All’orrore abbiamo dedicato già due liste, qui e qui. Forse ci starebbe anche una lista specifica per i golem.
12 Maggio 2016 alle 09:53
Ezio 676, hai letto ” Il Volto Verde ” di Meyrink ? Se sì, che mi dici? Matta
12 Maggio 2016 alle 11:42
Parla della Bibbia chi non l’ha mai aperta. Il vero problema del nostro tempo sono l’arroganza e l’ignoranza. Questi due mali sono il cancro della società contemporanea, impossibili da guarire e che trasformano i nostri pseudo-intellettuali in zombie liberamente circolanti, che infettano tutto con il loro conformismo.
12 Maggio 2016 alle 13:03
(Sì, puntando su De Sade non ho considerato tanto l’influenza, quanto la comprensione del nostro presente. Non ho proposto di aggiungere quelle due opere alla lista, ma alle tante opere che necessariamente sono escluse dalla lista. Di fatto mi sembra che nei titoli scelti da te e anche dai commentatori sia esclusa tutta una parte d’immaginario pulsionale che sì, nella Bibbia si rintraccia e, per dire, pure in Tommaso Campanella, per quel che posso saperne io, e magari anche nei romanzi rosa, ma che negli ultimi cinquant’anni è diventato, nel rapporto stretto tra corpi e merce, qualcosa di inconcepibilmente diverso, sembra a me. L’obiettivo della lista è probabilmente volto alla comprensione in senso storico o, boh, in senso archeologico dell’immaginario occidentale e quindi magari la mia proposta non c’entra nulla. Ma c’è quello spazio vuoto.)
12 Maggio 2016 alle 13:59
Oh diamine, una savonarolessa…
12 Maggio 2016 alle 17:14
Libro dell’Infanzia: SENZA FAMIGLIA (Malot)
Libro dell’età adulta: LA MORTE DELLA FAMIGLIA (Cooper)
13 Maggio 2016 alle 07:33
dm: condivido quello che scrivi su Sade come “zona d’ombra dell’immaginario non trascurabile”. Non direi che Sade sia stato poco influente, anche solo perché dal suo nome sono state coniate le parole sadico e sadismo, che esprimono concetti tutt’altro che trascurabili per il nostro immaginario. All’influenza di Sade sugli autori dell’Ottocento M. Praz dedica un intero capitolo di “La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica” (All’insegna del Divin Marchese); per il Novecento basterebbe pensare a Pasolini.
13 Maggio 2016 alle 11:42
Anna, il problema non è “aprire” o “leggere” la Bibbia. Il campo è talmente vasto, essoterico ed esoterico che come dice il nostro Giulio al punto 5 del presente Decalogo, è meglio saltarlo a piè pari . ( Grazie, carissimo, ogni tanto un ritorno all’antico mi piace da matti : anzi, da Matta.
13 Maggio 2016 alle 13:27
C.P. sono d’accordo. Ma se intendo l’obiezione, l’influenza di De Sade è necessariamente ristretta a questi ultimi due secoli, mentre gli autori nominati nella lista hanno avuto un’influenza ben più larga e sedimentata (be’, non tutti, in effetti).
Dichiaro la mia incapacità di ragionare sull’immaginario occidentale in questi termini. Credo però che un impossibile extraterrestre formatosi sui testi di questa lista per capire come funziona il nostro immaginario, che si trovasse per caso a far zapping in tv alla sera, non capirebbe un tubo catodico. E penso che, avendo invece letto De Sade, potrebbe farsi un’idea di come funziona l’immaginario dei corpi e del tipo di rapporto tra i desideri e i relativi oggetti umani e, infine, sarebbe da tutto questo molto meno disperato. Non vale soltanto per gli extraterrestri, ovviamente. Certo, poi capirebbe un po’ meglio Bunuel (con la tilde), Pasolini, Bataille e perfino il locale benemilanese De Sade (che fortunatamente hanno chiuso da qualche anno).
Ecco.
13 Maggio 2016 alle 18:05
Ciao Matta, non ho letto “Il volto verde”. Ne ho scaricato un estratto ieri e a prima vista mi sembra una saporita allucinazione: non era prevista in questo periodo, ma mi piace prendere quel che arriva e te ne ringrazio.
14 Maggio 2016 alle 21:58
Ciao,Ezio. sai che tii dico.? me lo rileggo :alla maniera sufi.Certamente mi dirà qualcisa di nuovo. Verificando invenies….Sapessi cosa cerco nei libri,non mi crederesti.E tantomeno Mozzi. Scusa, ti saluto. Stasera non va. Matta
16 Maggio 2016 alle 13:48
Amandamelling. Potrebbe dirmi da dove ha evinto le notizie sulla Bibbia? Grazie. Matta