di giuliomozzi
Sull’importanza dell’incipit non è necessario soffermarsi. Alcuni incipit sono famosissimi e pertanto imitatissimi: ma le imitazioni fallite non si contano. Ecco una scelta dal mio personale museo degli orrori, frutto di anni e anni di letture di inediti destinati quasi sempre a restare tali. (E se penso a quante di queste perle mi sfuggono – perché, ovviamente, non ho mica in testa tutta la letteratura mondiale…).
1. Chiamatemi Piervincenzo.
2. Tutte le famiglie Mulino Bianco si somigliano, ogni famiglia Gentilini è Gentilini a modo suo.
3. Quando si seppe in giro che Mara si era messa con Bibo, tutti furono d’accordo nel ritenere che Mara aveva decisamente troppo pochi tatuaggi per durare a lungo con un tipo come Bibo.
4. In principio… anzi no, alla fine: perché in questa storia, tra il principio e la fine, alla fin fine e per principio non farò accadere nulla.
5. “Io sono propenso a ritenere… ” dissi. “Soffre di ritenzione?”, m’interruppe il medico in tono d’impazienza.
6. Molti anni dopo, di fronte allo schermo del Bancomat la cui scritta diceva La sua carta non è stata accettata, l’architetto Luigi Sirottolo si sarebbe ricordato di quella lontana sera in cui suo padre lo aveva condotto per la prima volta a una partita di poker.
7. Il 10 gennaio 2005 mia nonna Iva si arrabbiò con Silvio Berlusconi e in generale con tutti i suoi tirapiedi e tutte le pollastrelle che lo circondavano a causa della sostituzione di Michelle Hunziker con Enzo Iachetti alla conduzione di Striscia la notizia.
8. Sul finire dell’estate di quell’anno eravamo in un appartamento in un condominio che di là della ferrovia e del cementificio guardava la cava.
9. Il girovita lo bloccò nel mezzo del camino.
10. Era di primo mattino, e il sole appena sorto luccicava tremolando sulle scaglie del mare appena increspato.
4 Maggio 2016 alle 15:54
fiù. Meno male, il mio non c’è. 🙂
4 Maggio 2016 alle 16:08
“ Sabato 10 giugno 2000 – « Quando Schnellinger insaccò, un minuto e quaranta secondi dopo lo scadere del tempo regolamentare, io avevo dodici anni. In una famiglia come la mia ciò significava che ero a letto, a dormire, già da un bel po’. Allo stadio Atzeca stavano facendo la storia, e io dormivo. » (Alessandro Baricco, La Partita lunga trent’anni, in «La Repubblica», oggi) (Per il progresso dell’incipitologia) “ [*]
[*] Lsds / 73…
4 Maggio 2016 alle 16:12
Non ho mai riso tanto. Piervincenzo è il massimo,
4 Maggio 2016 alle 16:20
L’incipit 7 e 9 mi sono piaciuti e avrei letto volentieri qualche pagina della storia.
4 Maggio 2016 alle 16:41
Ho apprezzato il 7, avrei continuato a leggere volentieri.
4 Maggio 2016 alle 16:56
[Fuori tema]
Però, come incipit poetico d’una “Vita infernale di Babbo Natale”:
Nel mezzo del camino il giro vita
mi s’incastrò nella muraglia scura
per la fuligine ch’era ispessita
non parrebbe poi malaccio.
4 Maggio 2016 alle 18:08
(In vena di burle, e di seguir le altrui burle).
“Samantha, luce dei miei occhi, fuoco del mio pendaglio. Mia trasgressione, mio respiro. Sa-man-thà: il dorso della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per scendere, al terzo, tra i denti. Sa, man, thà.
“Mi chiamo Pippo Vannella, e sono un giornalista della gazzetta”.
“Spero che questo racconto breve non venga mai letto”.
“Qualcuno doveva aver diffamato Silvio B. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina gli fu recapitato un avviso di garanzia”.
4 Maggio 2016 alle 18:32
Sembrano finti,questi incipit. Per caso èuno dei tuoi scherzi? E in ogni caso una bella silloge sarebbe uno spasso senza precedenti, alla Campanile.
4 Maggio 2016 alle 20:05
Finti? Ma quando mai!
4 Maggio 2016 alle 21:01
Ma l’incipit più diffuso e banale non è “La luce filtrava dalle persiane chiuse”?
4 Maggio 2016 alle 21:07
E’proprio vero che la realtà non ha pari! Comunque ci vorrebbe un notevole impegno per ideare questi incipit.Una volta, in commissione di valutazione per punteggio, abbiamo creato un dossier di fioriture che ci consolava della fatica e del caldo. La tristezza era che si trattava di insegnanti.Sì, in fondo c’era poco da ridere. Matta
4 Maggio 2016 alle 21:12
E’proprio vero che la realtà non ha pari, caro Giulio. Comunque ci vorrebbe un notevole impegno per ideare questi incipit.Una volta, in commissione di valutazione per punteggio, abbiamo creato un dossier di fioriture che ci consolava della fatica e del caldo. La tristezza era che si trattava di insegnanti.Sì, in fondo c’era poco da ridere. Matta
4 Maggio 2016 alle 21:51
Chiamatemi Piervincenzo. Se è finto è divertente, ma se è vero è sublime.
4 Maggio 2016 alle 23:43
Sono così perfetti nella loro banalità da far pensare ad una delle tue creazioni preferite. Inventare banalità vere richiede comunque intelligenza e acutezza, guarda caso. Ti ho fatto un complimento, Giulio. E “sono propensa a ritenere” (tanto per adeguarmi) che lo meriti.Matta
5 Maggio 2016 alle 07:31
Patrizia: per la luce che filtra dalle persiane, eccetera, puoi vedere qui.
5 Maggio 2016 alle 08:53
Mi è rimasta l’enorme curiosità di sapere come sia continuata la storia tra Mara e Bibo. Il loro amore sarà stato più forte di un paio di tribali? In realtà spero sia finita male e che Mara, dopo aver conosciuto Piervincenzo, abbia deciso di scappare con lui in un appartamento fronte cava.
5 Maggio 2016 alle 08:54
L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà.
5 Maggio 2016 alle 11:43
g2-ecc.: questo non è tarocco. E, a giudicare dal successo che l’impresa ha avuto, è difficile metterlo tra i peggiori.
5 Maggio 2016 alle 13:24
Non c’è niente di meglio della prospettiva di un’apericena, almeno a Milano, dove essa è tutto.
5 Maggio 2016 alle 15:45
Io ho volutamente utilizzato un inizio estremamente banale per far girare le scatole al lettore, nel mio ultimo romanzo pubblicato. Poi se uno resiste ad andare avanti scopre che è l’inizio di un romanzo scritto dalla protagonista che nessuno si deve sorbire, quindi in teoria si tira un sospiro di sollievo. Eccolo:
George si alzò dal letto e raggiunse la finestra che dava sul cortile. Una luce flebile filtrava orizzontalmente dalla tapparella verde acqua, creando disegni sui vecchi muri del Motel.
Più orrendo di così 🙂
5 Maggio 2016 alle 16:54
@Giulio: grazie, quel post non lo avevo letto…
6 Maggio 2016 alle 07:43
[…] tanto che ne abbiamo anche fatto una gara. E in questi giorni, come i peperoni per cena, sono ritornati alla ribalta su Vibrisse: buoni, meno buoni, scarsi o tarocchi, gli incipit perseguitano tutti quelli che pensano di voler […]
6 Maggio 2016 alle 10:03
Anche a me il 7 intriga molto. Piervincenzo poi è il massimo. Devo ammettere che ho riconosciuto solo i primi 2 come tarocchi. Sono veramente scarso.
7 Maggio 2016 alle 06:15
Amanda: anche tu manzoniana, dunque.
7 Maggio 2016 alle 11:52
Voglio “La letteratura inedita in Italia”. Completo.
Comunque il “girovito lo bloccò nel mezzo del camino” mi ha fatto ridere.
La 8 é inquietante.
8 Maggio 2016 alle 10:24
E’ la giornata del chieder permesso. Sommessamente, il mio incipit volutamente-ironicamente tarocco a quello che considero ancora il mio libro migliore è: “Quanto casco dentro a un mar d’impicci, sora Alprazolam vien da me, sussurrandomi parole di quiete, lascia che sia, oh sì la scia che sia”.
1 giugno 2016 alle 14:56
😀 Pretendo una prova (in copia conforme all’originale) per i primi due! 🙂 Sto morendo…
1 giugno 2016 alle 19:31
Fìdati di me, Pietropaolo.