[Ennio Bissolati è un bibliofilo. Per vibrisse recensisce libri introvabili, dei quali sostiene di essere l’unico lettore. gm]
Conosciamo questo genere di libri: gli sciocchezzai: un genere che conta esempi illustri e meno illustri, da Flaubert ai Fiori di banco di Ada Treré Ciani (un piccolo successone, a suo tempo), dal celebre Strangolata con un posacenere di Teresa Cremisi al mefitico Io speriamo che me la cavo di Marcello D’Orta. Ma questo Come risolvere alla svelta tutti i problemi del mondo è forse una cosa un po’ diversa. Intanto: “Anonimo Chiunque” non è semplicemente uno pseudonimo: è il nome (di battaglia) collettivo che si sono dati una sporca dozzina di giovani ricercatori (in senso effettivo, non contrattuale: si tratta di laureati triennali, laureati magistrali, dottorandi, dottorati, e perfino un paio di ricercatori in senso contrattuale) dell’Università di Accavallavacca; i quali hanno deciso, bontà loro, di spendere di lor vita il più bel fiore spulciando le discussioni d’argomento in senso lato politico-sociale che tutti possiamo (se vogliamo, eh!) leggere nei vari social media, e segnatamente nell’orribile Facebook.
Il volume è dunque composto – tralasciando l’Introduzione metodologica e le Conclusioni provvisorie – di tre parti: la prima, terrificante, è un’antologia di discussioni-tipo, distribuite appunto per tipi (utile, tale prima parte, solo a quegli studiosi che mai si siano degnati di accostare la rete: quelli, per dire, che ne parlano solo per sentito dire, nonché per dirne male); la seconda, pallosissima, è una tassonomia delle strategie retoriche e argomentative, generalmente fallimentari, reperite in un corpus di circa quattromila discussioni eroicamente raccolte e compulsate dagli Anonimi Chiunque; la terza, tragicomicamente ovvia, è la spiegazione di come e perché tutte queste discussioni non portino a nulla: non portano a un incremento delle informazioni circolanti (in particolare Facebook, segnalano gli Anonimi, sembra essere il vero buco nero della sparizione delle informazioni); non portano nessuno a cambiare idea su nulla (l’importante infatti è “prendere posizione”, non certo capire qualcosa); non generano nessun maggiore senso di responsabilità politica e sociale, e semmai il contrario (una volta che hai “preso posizione”, sei a posto: non devi fare più nulla, tanto sei dalla parte della ragione); non contribuiscono all’acquisizione di maggiori abilità e competenze (o competenze e abilità, non è ben chiaro l’ordine dei fattori) nell’area linguistica, filosofica, argomentativa e letteraria. Insomma: un disastro.
Una battuta vecchia come il cucco dice: la squadra nazionale di calcio ha undici giocatori in campo e cinquanta milioni di commissari tecnici al bar. La fenomenale pattuglia degli Anonimi Chiunque è giunta a dimostrare che ciò è vero non solo in campo calcistico, ma praticamente in ogni settore della vita sociale. Ciascun cittadino sa perfettamente come risolvere il problema della fame del mondo, il problema del conflitto di civiltà, il problema della disoccupazione, il problema dell’evasione fiscale, il problema del disgelo dei poli, il problema della sparizione delle api (per tacer delle lucciole), il problema della scarsa propensione al romanzo della letteratura italiana, il problema dell’abuso del telefonino da parte degli adolescenti, il problema della pessima qualità dei tutorial di maquillage disponibili in Youtube, il problema delle stragi del sabato sera, il problema dei fuggiaschi che premono in massa alle nostre frontiere, il problema del terrorismo fanaticoreligioso, e così via. Il signor Chiunque, dicono gli Anonimi Chiunque, sa perfettamente cosa si dovrebbe fare, ed è in grado di fornire per ogni problema una soluzione semplice, rapida, efficace, e perfino poco costosa.
Domanda: e perché non la mette in atto?.
Risposta: perché non lo lasciano. Perché la radice di ogni problema, o almeno di tutti quelli sopracitati, sta nell’esistenza di uno specifico e apposito complotto. E chi siano i misteriosi figuri che a tali complotti si adoperano nell’ombra, lo sanno tutti. Però non si può dire.
Tag: Ada Treré Ciani, Anonimo Chiunque, Gustave Flaubert, Marcello D'Orta, Teresa Cremisi
28 marzo 2016 alle 14:42
I problemi del mondo? Uno sopra tutti: l’Ego. Ed è trasversale a tutti gli ambienti.
Parlare e non agire in alcun modo non mi sembra una buona cosa.
28 marzo 2016 alle 16:59
Un grande maestro mi insegnò che ogni problema chiede una soluzione. Il problema stesso ce la chiede, per poter andare “oltre se stesso”. Questo fatto ci toglierebbe dalla comoda posizione di essere noi gli autori della presa di coscienza che un problema esiste e va risolto. Saremmo, al contrario, soltanto gli umili coltivatori di uno scioglimento della dura terra in cui esso dimora.
28 marzo 2016 alle 21:07
Vorrei tanto incontrare una guida illuminata e illuminante.Sono,come tanti altri,sfiduciata nell’umanità che si fa troppo sentire.Diventa tutto un bla bla bla(media,giornali )in una confusione di idee alienante. Resto comunque sempre alla ricerca di questa voce che mi corrisponda e che dia una spiegazione ai problemi e alla loro difficoltà di risoluzione,una voce che ami veramente l’umanità e si ponga al suo servizio.Mio Dio,ci saranno dei grandi anche in quest’epoca,perchè mi sfuggono?
Un grazie di cuore,però, a chi solleva i problemi,perchè per correggere un problema bisogna riconoscerlo e additarlo e cimentarsi di persona.Grazie dunque dell’invito a riflettere.
29 marzo 2016 alle 11:12
Caro Bissolati, mi permetto di farle notare che l’indimenticabile libro della Cremisi è segnalato dalla Bompiani come “Strangolata con un portacenere”. Che anche qui siano intervenuti i soliti misteriosi figuri?
29 marzo 2016 alle 13:40
… segnalo uno sciocchezzaio gustosissimo: Ida Omboni, La forza del cestino, Mondadori (luminosissima la introduzione della Omboni medesima)… occorre, Bissolati, che qualcuno possa scrivere (forse si potrebbe indicare all’Anonimo C. un nuovo, fulgido obiettivo) un compendio degli sciocchezzai della letteratura italiana… una summa, un centone… come si dice: bon travail!