
Chimera
di giuliomozzi
1. Teneva ben celato in tasca il suo asso nella manica.
2. Fa sempre piacere dare una mano a un uomo in gamba.
3. Ho preso un abbaglio a causa del buio.
4. Bisogna battere il tamburo finché è caldo.
5. La signora, incazzata come una iena, strillava come un’aquila.
6. Quelle susine nere sono rosa perché sono verdi.
7. Ah, com’è bello tenere tra le mani il sacchetto caldo del pane fresco!…
8. Sarebbe un ragazzo d’oro, se non avesse sempre l’argento vivo addosso.
9. Quest’acquazzone ha mandato a monte la nostra gita al mare.
10. Si è salvato in corner, riuscendo a non farsi mettere nell’angolo.
17 febbraio 2016 alle 07:25
Conosco una che è riuscita a scrivere “l’ultima ruota di scorta”… Per fortuna qualcuno le ha poi fatto notare che di solito è una sola! 😜 In certi casi non bisognerebbe nemmeno tentare di giustificarsi!
Però: se diventano divertenti come questa lista, magari in un racconto fatto tutti così…
17 febbraio 2016 alle 09:14
Una mia amica è nota per l’originale idea di mescolare più frasi fatte e condensarle in un unico concetto. Concetto spesso oscuro.
Esempio esplicativo: “Non rigirare il mestolo nella frittata”, ossia un misto tra “Non rigirare la frittata” e “Non rigirare il dito nella piaga”. Cosa c’entri il mestolo, nessuno lo sa.
17 febbraio 2016 alle 09:51
“Lei era lì finchè non se ne è andato, giusto? E mi dica anche: quanto erano distanti i veicoli al momento della collisione ? Non fa niente, va bene lo stesso … ma mi dica la prego, era presente quando le scattarono la fotografia ? “
17 febbraio 2016 alle 11:49
Divertente l’idea di un racconto fatto tutto così … Comunque ammetto di avere qualche problema, perché quella delle susine mica l’ho capita subito 😳
17 febbraio 2016 alle 12:57
Ottimo, ma cosa ne dici dei paragoni, i famosi “come…” alla Lansdale: “era nervoso come un gatto con la coda lunga in una stanza piena di sedie a dondolo”?
17 febbraio 2016 alle 15:12
Non tutti i mali vengono per cuocere patate bollenti, alcuni arrivano per tirare le castagne dal fuoco, e se portano due fave poi, va a finire che di piccioni ne prendi ben 4, e siete tutti a cavallo!, ma senza guardargli in bocca, e acqua in bocca, mi raccomando, a meno che non sia donato, altrimenti se piovono sardine a catinelle gli ospiti che commentano il tuo post puzzano ben prima dei tre giorni dalla sua pubblicazione. 🙂
ma quella delle susine non l’ho capita nemmeno io! 🙂 sarà che da me è già sera, e a sera tutte le susine, si sa, sono grigie.
anche se io la vedo nera, la sera, perché nonostante ci sia stato il rosso tramonto di ieri, il mattino di oggi non ha avuto l’oro in bocca! e le tasche di tutti sono proprio sempre più al verde, o al grigio, di sera…
divertentissimo e vero il tuo post, grazie Giulio.
17 febbraio 2016 alle 16:13
Quanto alle susine, “verdi” sta evidentemente per “acerbe”; le susine nere non erano “nere” ma più chiare, dunque rosa, perché acerbe. Il risultato è quella specie di bandiera di una repubblica africana.
Questa che segue è d’autore, da una recensione cinematografica di Giovanna Grassi sul Corriere della sera di una trentina d’anni fa: «La vecchia volpe tesse la sua tela tassello dopo tassello».
17 febbraio 2016 alle 17:02
Era tra l’incudine e il martello; non faceva il pesce in barile, bensì il boia e l’impiccato. Chiuse la stalla dopo che i buoi erano scappati, cosa che sopportò con la pazienza di Giobbe pur non avendo più la botte piena e la moglie ubriaca. Porca munda mundis, sbottò, ma non era sicuro d’averla nel sacco; pensava anzi d’aver preso una vacca per le balle!
17 febbraio 2016 alle 17:59
“ Martedì 20 marzo 2012 – Il giornalismo come estetica delle frasi fatte. Apologia – ipotetica – del giornalismo. Rèthorique ou barbarie. “. [*]
[*] Lsds / 715
17 febbraio 2016 alle 23:06
Bella l’idea della Chimera. E quante volte quell’acquazzone ha mandato a monte la gita al mare, lasciando l’agrodolce in bocca delle susine acerbe.
18 febbraio 2016 alle 08:41
Io conosco bisogna battere il ferro finché è caldo. Il tamburo no. Ma non è questo l’enigma. Non capisco perché è nell’elenco. Dov’è la contraddizione. Scusate l’ottusità. Datemi acutezza. (Per rimanere in tema!)
18 febbraio 2016 alle 09:55
Elianda: è nell’elenco perché l’ho sentita dire. Da una persona che voleva dire, evidentemente, che per sostenere una certa causa bisognava “battere il tamburo”, ossia far baccano, ma con un certo tempismo, ovvero – e qui il lapsus che ha sovrapposto tamburo e ferro – “finché è caldo”.
18 febbraio 2016 alle 10:21
tra moglie e marito il terzo gode. rubata a bartezzaghi
18 febbraio 2016 alle 10:44
Esprimo la mia gratitudine per il divertimento del vaniloquio/sproloquio delle frasi fatte,ma anche per l’acculturamento provocato dall’immagine della chimera e il conseguente commento di Alexander C.di cui non avevo capito il senso e che ha richiesto il ricorso a Wikipedia.
18 febbraio 2016 alle 12:31
50 sfumature di proverbi.
I) Una rondine non sale in cielo
II) Raglio d’asino non fa primavera
III) Chi troppo vuole non morde
IV) Can che abbaia nulla stringe
V) Di Venere e di Marte pericolo costante
VI) Donna al volante non si sposa e non si parte
VII) Chi dorme non piglia una gallina domani
VIII) Meglio un uovo oggi che pesci
IX) Sdegno d’amante leva il medico di torno
X) Una mela al giorno poco dura
XI) Chi ha tempo non ha denti
XII) Chi ha pane non aspetti tempo
XIII) A buon consiglio poche parole.
XIV) A buon intenditor non si trova prezzo.
XV) A Carnevale è sempre festa.
XVI) A casa dei poltroni ogni scherzo vale.
XVII) A caval donato non basta l’armatura.
XVIII) A chi ha paura non si guarda in bocca.
XIX) Chi la dura l’aspetti.
XX) Chi la fa la vince.
XXI) Chi non muore non rosica.
XXII) Chi non risica si rivede.
XXIII) Chi semina vento gode.
XXIV) Chi si contenta raccoglie tempesta.
XXV) Chi tace male alloggia.
XXVI) Chi tardi arriva acconsente.
XXVII) Con le buone maniere è facile toccare il fuoco.
XXVIII) Con le mani di un altro si ottiene tutto.
XXIX) Il buon giorno morde lo straccione.
XXX) Il cane si vede dal mattino.
XXXI) Il lupo perde il pelo sulla bocca degli stolti.
XXXII) Il riso abbonda, ma non il vizio.
XXXIII) L’abito ha le gambe corte.
XXXIV) La bugia non fa il monaco.
XXXV) La necessità porta consiglio.
XXXVI) La notte aguzza l’ingegno.
XXXVII) L’apparenza vien mangiando.
XXXVIII) L’appetito inganna.
XXXIX) La speranza è maestra di vita.
XL) La storia è l’ultima a morire.
XLI) L’erba cattiva è sempre più verde.
XLII) L’erba del vicino non muore mai.
XLIII) L’occasione ingrassa il cavallo.
XLIV) L’occhio del padrone fa l’uomo ladro.
XLV) Non c’è due senza chi non vuol sentire.
XLVI) Non c’è peggior sordo di tre.
XLVII) Occhio per occhio cuore non duole.
XLVIII) Occhio non vede dente per dente.
XLIX) Tra il dire e il fare non mettere il mare.
L) Tra moglie e marito c’è di mezzo il dito.
18 febbraio 2016 alle 17:44
Però, Roby, i proverbi sono una cosa diversa dai modi di dire.
18 febbraio 2016 alle 20:00
Vuoi dire che ho preso una vacca per le balle?
18 febbraio 2016 alle 20:31
Cui prodest? Carpe diem , Ipse dixit ! Lugēte o Veneres Cupidinesque…cu ha avuto ha avuto, cu ha dato ha dato, scurdàmmune o passato ! Sinapsi inammissibile su algoritmi ignari. Viva la sintesi! Contenti? Matta. * ometto un palindromo che mi sfugge.
19 febbraio 2016 alle 08:43
Sì, Giulio, i proverbi non sono propriamente “frasi idiomatiche”, ma smontarli e rimontarli a uzzolo è un mio infantile trastullo (ho avuto, in età evolutiva, problemi ormonali per cui, all’epoca, facevo e dicevo cose da vecchio. Ora compenso.). Penso che i risultati più comici (o ridicoli) si possano ottenere traducendo alla lettera le frasi idiomatiche, per esempio, da italiano a inglese; un mio amico diceva “touch iron”, per fare scaramanzia, non sapendo che gli inglesi dicono, allo stesso scopo, “knock wood”. Alle loro espressioni attonite commentava: “don’t understand? oh, think a little you!”. Che nella sua testa significava “pensa un po’ tu!”. Credo che, in proposito, il Bissolati abbia trovato cose del genere nel libro del Boyle (prova a chiedergliene conferma).
19 febbraio 2016 alle 11:42
Everything makes soup 🙂
(… and stand in the bell … )
19 febbraio 2016 alle 18:18
“Mi scusi, quella bottiglia d’acqua è frizzante?”
“E’ naturale!”
19 febbraio 2016 alle 18:20
Il granchio, con il totano tra le chele disse:” non hai scampo…”.
20 febbraio 2016 alle 09:30
20 febbraio 2016 alle 10:25
Sul video. Loro stupendi. Possibile sorridere per qualcosa di così semplice? Sì, sì! 😀 (ma le due “battute” di lei… terribili!). Comunque al ristorante ho già ordinato pure io l’acqua sbagliata per questi malintesi: auch!
20 febbraio 2016 alle 20:09
gallina rossa che spera, meglio un uovo stasera.