di Simone Gambacorta
[continua il “convegno online” dedicato a Mario Pomilio. L’intervento di Gambacorta, essendo ricco di note, e perciò mal leggibile in una pagina come quelle di vibrisse, viene fornito in pdf].
Un autore certamente non ignoto e non estraneo alla formazione di Mario Pomilio, e senz’altro per ordini di ragioni ben più pregnanti delle lasche e spesso fuorvianti prossimità anagrafiche, ossia Benedetto Croce, in una delle sue opere più dense e impegnative, e incentrata su un tema che, in altro modo, avrebbe di per sé rappresentato un catalizzatore delle istanze politiche pomiliane, vale a dire la Storia d’Europa nel secolo decimonono, fra la gran messe di osservazioni consegnate a quelle pagine e che assumono una possibilità di significato autonomo (ossia più o meno adatte a essere asportate dal tessuto connettivo originario), ne dispensa una che, sebbene arbitrariamente, può essere esportata, e quindi importata, e senz’altra pretesa che farne un libero spunto di riflessione, proprio all’interno del variegato corpus romanzesco cui Pomilio ha dato forma con le sue opere: «Come se sia cosa possibile – scrive Croce – cercare e trovare la verità senza insieme patirla e viverla nell’azione e nel desiderio dell’azione».
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