
Alla vostra sinistra Giulio Mozzi, a destra Stefano Dongetti
Chi volesse ascoltarsi la mia lezione sull’Esitare a scrivere, tenuta giovedì 9 luglio 2015 a Trieste nell’ambito del Lunatico Festival, clicchi sulla fotografia qui sopra. Dura un’ora, comprese presentazioni e domande del pubblico. Ringrazio Stefano Dongetti per l’invito.
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Tag: Stefano Dongetti
This entry was posted on 11 luglio 2015 at 11:34 and is filed under Teoria e pratica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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11 luglio 2015 alle 21:46
Godibilissima, grazie. La puntata successiva potrebbe essere su tecniche di collocazione e vendita delle storie cosi’ prodotte presso gli editori, con relativa e succosa aneddotica. Saluti.
12 luglio 2015 alle 05:57
Sono competenze diverse.
12 luglio 2015 alle 08:35
La maieutica dell’esempio… impagabile la chicca “Lei signora è sposata?”… Davvero un’ora spesa bene… Grande Giulio…
12 luglio 2015 alle 09:33
Giulio, il bosso era in terrazza a San Daniele.
12 luglio 2015 alle 11:44
Cosa c’è di più bello nella vita del periodo dell’apprendimento, quando si mira alla realizzazione di un proprio sogno di attività.E poi sempre, mai smettere di confrontarsi,di discutere,guai a sentirsi arrivati.
Lezione veramente godibile,come è stato detto sopra.Godibile anche per i non addetti ai lavori
12 luglio 2015 alle 11:59
Maria Luisa: ma io lo ricordo nei giardini del castello, non lo ricordo in terrazza.
12 luglio 2015 alle 17:13
mi ha incuriosita il romanzo di Paolin raccontato da Mozzi, e ho una domanda: perchè il tatuatore è ebreo? tra i detenuti non vi erano solo ebrei. appena Mozzi ha riferito questo, mi è venuto in mente Levitico 19,28 : ‘e non fate nessun taglio nel vostro corpo per un morto, e non fate su di voi tatuaggi’. il divieto di fare e farsi tatuaggi è un precetto, nell’ebraismo. perchè scegliere proprio un ebreo come soggetto che fa il tatuatore? c’è un motivo particolare o ho capito male io? è semplicemente uno studente dell’accademia di belle arti che per sopravvivere più a lungo in quella situazione esegue anche tatuaggi, o è proprio un tatuatore? (forse la domanda è sciocca ma sono curiosa, grazie)
12 luglio 2015 alle 17:30
manu, devi solo aspettare febbraio. Il romanzo sarà pubblicato da Voland.
12 luglio 2015 alle 17:53
solo
12 luglio 2015 alle 18:03
qui mi sa che occorre esitare sempre, anche prima di leggere. uff
12 luglio 2015 alle 18:03
O in compagnia, se preferisci. 😉
12 luglio 2015 alle 18:08
mamma mia, è il tuo massimo? 🙂
13 luglio 2015 alle 21:58
Questa confrenza con relativa conversazione con i convenuti, non solo è godibilissima, come già detto, ma anche interessante nel merito e assolutamente didattica per noi che cerchiamo di scrivere storie. Grazie, Giulio.
15 luglio 2015 alle 15:31
Molto piacevole, Giulio! 🙂
15 luglio 2015 alle 15:38
(p.s. due vertici: il tuo aneddoto proustiano di connessioni false che portano a galla ricordi veri e poi quella connessione da brivido sul racconto di Kafka. Non c’è niente da fare, gli exempla. Cosa è meglio degli exempla? 🙂 )
(p.p.s. se avessi ambizioni artistiche, ora mi precipiterei a sottoporti i mie progetti 😀 )
17 luglio 2015 alle 08:19
[…] Potete dare un’occhiata alle videolezioni di Giulio Mozzi, o ascoltare la sua recente lezione triestina sull’esitare prima di scrivere. […]
17 luglio 2015 alle 16:20
Lezione davvero interessante, grazie Giulio. Una domanda, anzi due. Sentendoti parlare di concatenazione di cause e conseguenze mi sono venute in mente alcune tecniche che, da decenni, i futurologi utilizzano per l’analisi e la previsione delle tendenze. Una di queste è lo “scenario planning”, tecnica sviluppata dalla RAND Corporation negli anni ’50. Lo scenario planning aiuta a ragionare in termini di alternative possibili piuttosto che di conseguenze singole: si parte da un evento e si cerca di ipotizzare cosa potrebbe accadere, sviluppando cinque scenari diversi – senza sorprese, ottimista, pessimista, catastrofico e di trasformazione. Per ognuno di questi scenari si identificano poi i motivi per cui potrebbe o non potrebbe verificarsi, e gli si attribuisce quindi una percentuale di probabilità con un totale complessivo di 100. Vince, ovviamente, lo scenario con il punteggio maggiore. Potrebbe essere uno strumento utile anche per la narrazione o lo trovi troppo macchinoso? (domanda uno).
Altra tecnica da futurologi è il backcasting: si parte dall’obiettivo e si percorrono a ritroso le tappe per valutarne la fattibilità. Esempio di obiettivo: risolvere il problema della fame nel mondo entro il 2017. Posso delineare, a ritroso, delle tappe credibili (ossia cosa dovrebbe succedere entro il 2016? ed entro il 2015?). Se la risposta è no, significa che anche l’obiettivo non è credibile. Potrebbe essere un modo di ragionare (e dunque immaginare) utile alla narrazione o anche qui si complicano troppo le cose? (domanda due). Grazie.
17 luglio 2015 alle 16:58
Ma, Valentina, direi che qualcosa di simile si fa spesso, direi quasi sempre, quando si ragiona su una storia – soprattutto se si tratta di una storia nella quale è fondamentale l’intreccio. In particolare, spesso si parte da ciò che si desidera che accada e poi si costruisce il percorso che può portare a quegli accadimenti (il backcasting, insomma, più o meno).
17 luglio 2015 alle 17:12
Grazie Giulio. Confesso che ho sempre trovato le analisi dei futurologi più interessanti sul piano narrativo che su quello previsionale. Non a caso Peter Schwartz è stato consulente per molti film (uno fra tutti Minority Report) con il ruolo, credo, di colui che aiuta a immaginare futuri plausibili.
21 ottobre 2016 alle 17:32
[…] esitazione parla diffusamente Giulio Mozzi, qui. In due parole: la scrittura è vischiosa e intervenire sul testo una volta che è stato scritto è […]