di giuliomozzi
1. A proposito di tutto si può dire tutto e il contrario di tutto. Liberàtevi dunque dall’idea di dire ciò che pensate: si tratta di presentare una scelta arbitraria, arbitrariamente limitata, tra le numerosissime affermazioni praticabili a proposito dell’argomento.
2. Benché arbitraria, la scelta sarà comunque guidata da un criterio: il criterio di mostrare che a proposito di tutto si può dire tutto e il contrario di tutto.
3. “Si può dire” significa: si possono comporre delle frasi non autocontraddittorie, a prima vista plausibili, a seconda vista criticabili, a terza vista non eludibili.
4. Non abbiate la pretesa di incrementare il sapere: abbiate la pretesa di incrementare la dicibilità.
5. Qualunque lavoro d’invenzione narrativa o poetica o drammatica consiste nello scegliere, tra numerosissime frasi dicibili, quelle che possono star bene l’una con l’altra – ovvero che possono stare plausibilmente l’una accanto all’altra, l’una di séguito all’altra.
6. Nessun argomento si presta per propria natura a una trattazione in dieci punti. Nemmeno l’argomento: “Princìpi per scrivere un decalogo”.
7. I dieci elementi di un decalogo potranno apparire ferreamente congiunti o anarchicamente irrelati. Tutte le altre soluzioni, che potremmo definire intermedie, sono inutili. (La precedente frase non afferma che i decaloghi composti di elementi che appaiano ferreamente congiunti o anarchicamente irrelati siano utili).
8. Man mano che avanzerete nella composizione del decalogo vi accorgerete di come l’essenziale tenda a stare sempre altrove, di come l’essenziale prometta sempre di apparire nella frase che state scrivendo in quel preciso momento – e poi finisca col non apparire. Questo è bene: l’essenziale dev’essere colto per intuizione da chi legge, non deve essere somministrato come una medicina. D’altra parte, non siete certo voi a sapere che cosa sia, e dove stia, l’essenziale.
9. La scelta dell’argomento è importante. Qualunque argomento va bene.
10. Siamo arrivati alla fine. Ma voi sapete – in my beginning is my end, in my end is my beginning – che ogni fine non è che l’indizio di un inizio, così come ogni inizio è affine alla fine.
12 luglio 2015 alle 12:48
“ Venerdì 27 febbraio 1998 – In principio era il Verbo. Ma poi sono successe tante cose. “ [*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 435
14 luglio 2015 alle 00:27
Non so; giratevela come vi pare. Qua stiamo coi “ferreamente congiunti o anarchicamente irrelati”, quell’altro cita la bibbia. Ma io nella foto ci vedo scritto “In my end is my beggning”, no “beginning”. Che volemo fa’?
14 luglio 2015 alle 07:00
Eh, Paolo, pretendi la perfezione, sempre e ovunque? A me l’errore è parso divertente 🙂
14 luglio 2015 alle 18:38
Boh. Ma pure ‘sti writers, che rischiano il gabbio per decorare il mondo de refusi..
12 agosto 2015 alle 12:15
ehi, giulio, mi accorgo che non ci hai detto niente sul titolo da dare al decalogo….
20 luglio 2017 alle 08:58
[…] ogni fine non è che l’indizio di un inizio, così come ogni inizio è affine alla fine” G.M.. Ascolta o scarica la […]