
Alcuni lettori professionali, a bordo della Carrozza Editoriale trainata dal mercato, tentano di varcare la Collina degli Esordienti
di giuliomozzi
1. “So che lei è un ammiratore di Carlo Manzoni e dei suoi Promessi sposi“.
2. “La mia scrittura è direttamente ispirata a quella di Charles Bukowskij”.
3. “Prima di sottoporle un lavoro mio, ho meditato a lungo. Poi mi sono deciso. Così le mando questo romanzo che ho finito di scrivere ieri sera”.
4. “E’ l’autobiografia di un diciannovenne, dentro ci sono tutte le cose tipiche della vita dei diciannovenni, anche diciottenni”.
5. “Ho ricevuto molti complimenti dalle signorine dell’Adelphi, ma non potevano pubblicarmi per questioni di budget”.
6. “Ho scoperto per caso il suo sito mentre cercavo informazioni su una dieta. Se le è il fratello del famoso dottor Mozzi, intenderei proporle in lettura questo mio libro di ricette astigiane, che le allego”.
7. “La preavviso che in caso di Sua decisione di parere negativo manifestata in silenzio/dissenso non intenderò corrisponderle alcun corrispettivo, ma sarò disponibile a una telefonata di chiarimento qualora Lei si ravveda”.
8. “Questo è il mio primo romanzo. Poi se le piacesse ne ho altri sette, scritti dalla maggiore età in poi”.
9. “Sinceramente penso che il mio romanzo faccia schifo. Non l’ho neanche riletto. Però almeno lei è pagato per ficcare il naso negli escrementi mentali altrui”.
10. “Gentile Mozzi, ho il piacere di sottoporle in lettura il mio Catalogo dei suicidi inediti. In esso compendio, con un metodo tassonomico e verace, le informazioni che nel corso di lunghi anni sono riuscito a raccogliere attorno alle esistenze di Autori che, repulsi dal sistema editoriale, hanno preferito levare la mano su di sé anziché accettare un incongruo giudizio del mondo. Essi sono quattrocentoquindici, e della morte di taluni di essi temo lei sia responsabile…”.
Queste frasi sono tipicamente maschili. Le donne tendono a non scrivere sciocchezze nelle lettere accompagnatorie.
17 giugno 2015 alle 07:36
I punti 9 e 10 mi incuriosiscono . Forse l’incipit si potrebbe leggere.
17 giugno 2015 alle 08:01
Si legge sempre, comunque, almeno un po’.
17 giugno 2015 alle 08:17
Io vorrei maggiori informazioni sulle signorine dell’Adelphi; detta così mi ha fatto pensare a sette spose per sette fratelli.
17 giugno 2015 alle 08:23
Deborah: è, alla lettera, una frase che mi fu detta al telefono una decina d’anni fa.
17 giugno 2015 alle 08:42
Ma esistono anche le signorine della Mondadori e dell’Einaudi oppure attorniano solo Calasso?
17 giugno 2015 alle 08:55
Di “signorine della Mondadori” non mi ha mai parlato nessuno.
17 giugno 2015 alle 08:56
Giulio, mi fai morire…
17 giugno 2015 alle 09:12
“ 17 giugno 2015 – « Ci basta, per far compiere questo miracolo, avvicinare le nostre labbra alla membrana magica e chiamare (qualche volta un po’ a lungo, lo ammetto) quelle Vergini Vigilanti di cui sentiamo tutto dì la voce senza mai conoscere il viso, che sono i nostri Angeli guardiani, nelle tenebre vertiginose di cui sorvegliano gelosamente l’accesso: le Onnipotenti per cui mezzo gli assenti si trovano al nostro fianco senza che ci sia permesso vederli, le Danaidi dell’invisibile, che senza posa vuotano e riempiono e trasmettono le anfore dei suoni ; quelle ironiche Furie che, nel momento in cui sussurriamo una confidenza a un’amica nella speranza di non essere intesi da nessuno, ci gridano crudelmente: “ Sento anch’io “, le cameriere sempre irritate del Mistero, le suscettibili sacerdotesse dell’Invisibile, le Signorine del telefono! » (Marcel Proust, I Guermantes, trad. di Mario Bonfantini) “ [*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 392
17 giugno 2015 alle 10:02
“Signorine dell’Adelphi” è roba anni Trenta.
17 giugno 2015 alle 10:21
“Le donne tendono a non scrivere sciocchezze nelle lettere accompagnatorie.”
Questa cosa mi consola molto e mi fa ben sperare riguardo alla nostra intelligenza. Ma poi, Giulio, cosa scrivono le donne nelle lettere accompagnatorie? Qualcosa di sicuro scrivono anche loro.
17 giugno 2015 alle 11:11
la 7 le vale tutte.
17 giugno 2015 alle 12:03
Allora in quanto donna rappresento un’ eccezione, nella mia unica lettera di presentazione ho scritto: ” valida alternativa alle etichette dei detersivi, quando in bagno non c’è niente da leggere “
17 giugno 2015 alle 12:27
Ross, la tua è una battuta divertente; non una sciocchezza.
17 giugno 2015 alle 17:30
Reduce da una mattinata scolastica impegnati negli esami di maturità, dopo aver sbirciato le prove in qua e là
a) ho riso, il che dopo una manciata di ore trascorse affannosamente non è male, ma soprattutto
b) rivaluto le sane banalità dei miei studenti, almeno sono senza pretese
17 giugno 2015 alle 17:38
Le lettere accompagnatorie sono parco giochi d’elezione del mio sabotatore interno: nel timore che una frase un po’ più ricercata possa suggerire velleità di facile arguzia, piaggeria, esibizionismo, piacionaggine, lui leva di qua, taglia di là, sfronda, spiana, sterilizza… Il risultato sono lettere laconiche e un po’ rigide. Accattivanti, temo, come la bolletta del gas.
17 giugno 2015 alle 20:33
Solo gli uomini scrivono sciocchezze… le donne le dicono a voce.
18 giugno 2015 alle 05:53
Converrai, Lisa, che ciò è segno di prudenza.
18 giugno 2015 alle 17:19
La 9 è inquietante!
18 giugno 2015 alle 20:12
sempre molto spiritoso eh! 🙂
21 giugno 2015 alle 11:27
Nessuno che dica/scriva cose tipo: “Mio cugino l’ha trovato un grande romanzo” o anche: “Il mio insegnante di lettere l’ha trovato sublime”?
25 giugno 2015 alle 01:03
Mi sembrano frasi autolesionistiche e basta, nella loro estrema stupidità e ignoranza, quindi spero siano battute. In caso contrario, c’è da pensare che dal “signor Giulio Mozzi” arrivino per lo più opere di presuntuosi, incapaci e fuori di testa. Inoltre la piaggeria di dire che le donne non scrivono sciocchezze nelle accompagnatorie poteva risparmiarsela, francamente. Conosco un po’ il giro e mi confermo nell’idea che il “lettore professionale” Mozzi non abbia alcuna considerazione per chi gli dà il lavoro, e lo scrivo con grande serenità e ironia. Che ne dite di prendervi/ci tutti un po’ meno sul serio?
25 giugno 2015 alle 05:22
Sì, Cinzia, sono frasi autolesionistiche. No, non sono battute. Sì, la maggior parte delle milletrecento/millequattrocento opere che ricevo ogni anno mi sembrano tremende, e ogni volta mi stupisco di come si possano scrivere – dedicandoci tempo, fatica – cose così evidentemente brutte o inconsistenti, senza accorgersene. No, non c’è piaggeria: le donne tendono a non scrivere sciocchezze nelle lettere accompagnatorie, tutto qui; è una constatazione (e d’altra parte, che movente potrebbe avere la piaggeria?). A darmi lavoro e a pagarmi uno stipendio è, al momento, l’editore Marsilio: chi mi manda qualcosa da leggere cerca un’opportunità per sé, mica altro. Quando dici che “conosci un po’ il giro”, di quale “giro” parli?
26 giugno 2015 alle 13:03
Il “giro” a cui mi riferivo è semplicemente quello degli editor e dei servizi editoriali in generale.
5 luglio 2015 alle 23:40
11. Dostoevskij è morto. Ma io no.
17 luglio 2015 alle 09:43
Il punto numero 9 m’è piaciuto assai assai 😀