Paolo Zardi, “XXI secolo”

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di Demetrio Paolin

Paolo Zardi, dopo una serie di libri di racconti, passa alla forma romanzo con XXI Secolo (Neo Edizioni) con una scelta che ci consegna un narratore maturo, il cui libro – a prescindere dalle vicissitudini del Premio Strega – rimane uno dei più interessanti del 2015.

La storia di XXI secolo è presto detta.  Nell’Italia (precisamente siamo Veneto) prossima futura, un uomo vive un dramma legato alla malattia della propria moglie: questa improvvisa e “temporale” vedovanza porterà il marito a scoprire la doppia vita che la donna ha condotto negli anni.

Il romanzo di Zardi ha una serie di caratteristiche che mi sembrano importanti e da sottolineare. Il primo luogo la costruzione del protagonista del libro. Il romanzo, scritto una terza persona, narra la vicenda di un uomo, il cui nome non ci viene mai enunciato. Zardi, però, è molto attento a disegnare il contesto sociale, economico e lavorativo in cui il protagonista si muove. Lo riconosciamo come il tipico self made man veneto, tutto partita iva, lavoro e famiglia. Lo seguiamo mentre è alle prese con le difficoltà tipiche di chi ha un familiare ricoverato all’ospedale: i figli da portare e prendere da scuola, i corsi pomeridiani, gli appuntamenti di lavoro, la spesa, le cene, i soldi, le pulizie della casa etc etc.

Proprio questa minuziosa ricostruzione realistica, crea uno scarto fortissimo rispetto all’assenza del nome. Viene da dire: di quest’uomo io so paradossalmente il conto in banca, ma non ne conosco l’identità. Questo essere senza nome fa in modo che ognuno possa riconoscersi nel protagonista, che diventa “ognuno” ovvero l’everyman delle morality plays medioevali.

In una parola il protagonista di XXI secolo è l’uomo normale, il buon cristiano, che si trova nel mezzo di una battaglia tra il bene e il male, tra la perdizione e la salvezza. Anche lo schema del romanzo mi conferma questa impressione. XXI secolo è diviso in capitoli, non molto lunghi (dalle 3 alle 6 pagine), in cui si racconta un episodio. La struttura formale è quasi sempre invariata: c’è un incipit speculativo (di solito gnomico o morale) e poi il racconto vero e proprio che riprende e precisa meglio la teoria prima esposta. Questo modo di procedere nella narrazione è credo il lascito più forte dello Zardi scrittore di racconti allo Zardi romanziere.  In alcuni casi è questa una eredità positiva, in altri momenti si sente un po’ la fatica “meccanica” di questo procedimento.

Dal punto di vista linguistico Zardi sceglie appunto un tono medio, che si accompagna bene alla mediocritas dei suoi personaggi: sono persone comuni che vivono in case normali, che si comportano come ognuno di noi fa. La scelta quindi è quella di una prosa grigia, cronachistica e finto sciatta, che rappresenta una precisa opzione stilistica. Questo non avviene sempre, certe volte, sembra quasi che l’autore si perda nel voler scrivere un romanzo, o  meglio l’idea che lui ha in testa della forma romanzo, piuttosto che seguire ciò che la storia esige, sono i  momenti in cui  il romanzo risulta più didascalico, ma per nostra fortuna le pagine in questione sono poche e emendabili.

Nelle pagine migliori, però, Zardi riesce a unire l’icasticità della scena al giusto tono narrativo e XXI secolo centra pienamente il suo intento ovvero quello di costruire un tableau vivant in cui si mostrino le avventure dell’uomo normale, dell’uomo qualunque, alle prese con il male e il bene; si comprende, quindi,  che la narrazione intima e privata di questa famiglia veneta, immaginata nel futuro prossimo avveniente dell’Italia, è la storia di tutti tanto è antica e vecchia: ovvero quella del peccato, della scoperta della propria nudità/vulnerabilità, della colpa e della possibilità della redenzione attraverso l’amore, che è  il coraggio di pronunciare il proprio nome e quello dell’amato.

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48 Risposte to “Paolo Zardi, “XXI secolo””

  1. Marinella Says:

    Recensione che motiva a leggere il romanzo; non sempre accade

  2. Lucia Astrobello Says:

    Non ho letto questo romanzo e non credo che lo leggerò, ma mi viene un dubbio: siamo sicuri che questa storia, che “è la storia di tutti tanto è antica e vecchia: ovvero quella del peccato, della scoperta della propria nudità/vulnerabilità, della colpa e della possibilità della redenzione attraverso l’amore, che è il coraggio di pronunciare il proprio nome e quello dell’amato”, non sia in effetti un tantino troppo antica e vecchia per avere un interesse che vada oltre l’interesse antiquario (ferale in letteratura)?

  3. demetrio Says:

    Lucia non lo so. Io di tanto in tanto mi scopro a rileggere la Genesi, che è una storia originaria, forse è La storia originaria, e non mi pare antiquata e neppure che il mio interesse verso di lei sia antiquario. DI solito, e parlo per me, la scrittura il romanzo la narrazione sono solo una continua ri-scrittura della Scrittura. E in questo senso il lavoro di Zardi, non so neppure quando consapevole, è interessante.

  4. Lucia Astrobello Says:

    Demetrio, quello che mi lascia perplessa nelle storie originarie è questa idea di fondo che in fondo l’uomo è sempre quello, quindi i suoi problemi e le sue strutture sono sempre quelle e quindi questo mito ebraico (ma perché proprio un mito ebraico, per esempio) è sempre valido e va sempre bene per spiegare tutto. Per me, al mio naso, questo puzza di Vaticano, Controriforma e liceo classico. E’ un atteggiamento talmente italiano … Non a caso, in Italia, i problemi sono sempre quelli, non cambia mai niente, e anzi bisogna cambiare tutto perché non cambi niente (v. Mani Pulite – fenomeno italiano, cioè cattolico, cioè ipocrita se ce ne fu uno). Alla Rivoluzione francese (di cui io non faccio un mito, ma comunque) l’Italia contrappone Il Marchese del Grillo. Ci sono stadi anche nell’uomo, santo Dio, basta guardarsi indietro e non foderarsi gli occhi di prosciutto. Certe cose hanno perso di realtà e punto. Comunque, se per te “la scrittura il romanzo la narrazione sono solo una continua riscrittura della Scrittura”, niente da dire, se non che secondo me ti perdi un bel po’ di cose (e non nel senso della futile dissipazione, ti prego di credere). Mi viene in mente la storiella (un falso storico, pare) di quel califfo (o altro dignitario) che fece bruciare la biblioteca di Alessandria, perché se i libri che c’erano dentro erano contrari al Corano erano falsi, e se erano conformi erano inutili. Comunque leggerò il libro di Zardi (mi scoccia perché secondo me in biblioteca non lo trovo, mi tocca comprarlo e poi regalarlo o buttarlo via perché sarà quasi sicuramente una boiata) e poi se permetti ti dirò le mie impressioni. (Dispostissima, nel caso, a fare mea culpa e intera ritrattazione). Grazie di avermi risposto.

  5. demetrio Says:

    Lucia ti assicuro che il mio è un atteggiamento laico, anzi io vedo nella scrittura solo un testo che si riscrive, e non un libro di fede, mi viene in mente Auerbach è l’idea che la letteratura abbia due fonti primarie, che non esauriscono le storie, ma che in un certo tempo le contengono e le anticipano; i poemi omerici e i libri della bibbia.

  6. Cristian Says:

    Uno Stoner veneto dei ns tempi? Questo sì un libro molto bello

  7. Cristian Says:

    mi pare che qui sopra Lucia faccia confusione: un conto sono i movimenti universali della vita umana che non possono che essere fondamentalmente sempre quelli perché il fondamento stesso della vita umana è ripetitiva, il sole che si alza e tramonta, le stagioni, alzarsi e andare a dormire, mangiare, vivere e morire e su questo fondamento poi si sviluppano i sentimenti umani e poi le relazioni per i quali possiamo certamente riconoscere delle leggi generali( altrimenti poi perché mai dovremmo con-sentire con le grandi opere del passato Omero Shakespeare ecc se non su questa base? e tra queste decisamente il Vangelo che apre , oggi!, abissi di riflessione sul relazionarsi degli uomini; e naturalmente un ‘opera è grande, ci parla in quanto tocca queste corde universali pur nella concretezza delle situazioni) ; un altro conto la stagnazione del nostro paese che ha le sue cause storiche di antichissima data e in cui certo la Chiesa ha avuto un peso non indifferente

  8. Lucia Astrobello Says:

    Demetrio, perdona, ma uno che parla della storia del peccato, della colpa e della redenzione attraverso l’amore come di una storia di tutti tanto è antica e vecchia, uno che usa queste categorie si pone in un orizzonte pre-rinascimentale e pre-illuminista, pertanto non laico, a meno che non si voglia intendere laico nel significato molto ristretto di “non appartenente al clero”.

    Auerbach parla di due stili, di due atteggiamenti, due modi diversi di rappresentare la realtà. Non parla certo di storie contenute o anticipate. (E dal primo saggio di Mimesis si evince casomai l’incommensurabilità di questi due stili; uno dei quali, quello biblico, è descritto fra l’altro, e giustamente, come “tirannico”).

    Christian: nessuna confusione. Ci si chiede appunto se “i movimenti universali della vita umana” siano “fondamentalmente sempre quelli”, questa è la domanda, e la risposta più diffusa oggi in occidente è: no. Ma dal momento che, al contrario dello stile biblico, non è una risposta tirannica, non si è certo tenuti a essere d’accordo. Tuttavia non si può fare finta di niente e continuare per la propria strada come se non ci fosse stato, diciamo, Nietzsche e tutta una corposissima e coerente linea filosofica (tutta la filosofia continentale, grosso modo) che parte e va avanti da Nietzsche, come dire, dritto dritto. Bisognerà almeno tenerne conto e prevedere, già nell’affermazione, una risposta a queste (pesanti) obiezioni, il che presuppone che se ne abbia una conoscenza almeno di massima.
    La stagnazione del nostro paese e la convinzione che “i movimenti universali della vita umana non possono che essere fondamentalmente sempre quelli” sono due aspetti dello stesso identico fenomeno (sindrome da liceo classico).

  9. demetrio Says:

    Lucia forse hai ragione tu, forse ho scelto la linea tirannica, ma nonostante tutto: se io guardo l’uomo, io lo vedo come una lunga e immutabile storia di colpa, dolore, sofferenza, morte, tentativo di salvezza e perenne delusione della salvezza stessa. La storia in cui c’è una vittima e c’è un carnefice e in cui non so bene chi sia la vittima e chi sia il carnefice, una storia in cui ci sono la luce e le tenebre e in cui ho l’impressione che le tenebre vincano. Credo di sì, cioé credo profondamente che il mio immaginario culturale sia profondamente intriso dall’immaginario della bibbia, l’ho sempre detto… ne sono così intriso che mi viene naturale usare queste categorie. Sono sbagliate? Non so, a me servono per raccontare una storia e per leggere le storie altrui. Né Nietzche che ho letto, nè Freud che ho letto, né Marx, che ho letto meno, mi hanno mai minimamente impressionato – nel senso non hanno mosso immaginazioni o non mi hanno spinto a pensare storie come invece hanno fatto che so le lettere di Paolo o I Maccabei.
    Ovviamente non voglio convincerti, né voglio dire che la mia visione è più bella della tua, ma neppure passare per un ometto oscurantista. Tra le tante cose mi viene in mente che proprio io e il gestore di questo sito (tutti e due traffichiamo molto con questo immaginario cattolico) abbiamo scritto un libretto sul caso di Eluana Englaro che è tutto fuorché un testo “baciapile”:

  10. dm Says:

    (Fatemi dire che invidio la saldezza di sguardo di Demetrio Paolin, radicata nell’immaginario cattolico, ma anche quella di Lucia Astrobello – quale che sia il suo nome vero – per la quale Nietzsche e il Novecento filosofico hanno qualcosa di importante da dire all’oggi. A me sembra di vivere uno sradicamento continuo, come quelle foreste disboscate in un altro emisfero, a cui la filosofia non può che opporre il vuoto o l’affollamento delle categorie e a cui la religione o anche solo l’immaginario connesso fa proprio un baffo. Ho smesso di leggere e di studiare la filosofia circa dieci anni fa – e non ho studiato poi tanto – dopo essermi accorto che in fondo mi andava bene il palliativo alla Wittgenstein secondo il quale non esistono veri problemi filosofici. E non ero neanche il tipo da minacciare gente con l’attizzatoio e non ero capace di arrabbiarmi. Solamente la filosofia da Cartesio in là ha cominciato a darmi la sensazione di questo puzzo. Di tutto quello che ho letto – tolto forse Foucault e qualcos’altro – mi rimane appunto un puzzo. E aggrapparsi al puzzo è praticamente difficile, comunque non a prova di goffaggine. Ecco perché quando sento aria di certezza – o di una mezza certezza o anche un neutrino d’una certezza – mi viene un po’ d’invidia.
    Buon proseguimento).

  11. acabarra59 Says:

    “ Giovedì 24 giugno 2004 – « L’esercito dei laureati », scrive Repubblica. Infatti, mi sembrava di sentire puzzo di naja… « Di noia? » Naja… ho detto naja… “ [*]
    [*] La s-formazione dello scrittore / 382

  12. Cristian Says:

    Sinceramente non so bene cosa rispondere a Lucia, non riesco a capire bene il suo discorso. Certamente per i miei limiti: su Nietzsche per es non so cosa dire e non capisco che c’entri; semmai mi verrebbe da dire che N. filosofo dell’eterno ritorno e del corpo stia dalla mia parte. Poi questa cosa della storia e attualità italiana continuo vederla con un riferimento totalmente fuori posto. Poi (Lucia) : “ ci si chiede appunto se “i movimenti universali della vita umana” siano “fondamentalmente sempre quelli”, questa è la domanda, e la risposta più diffusa oggi in occidente è: no”. Cioè? E comunque se è così che vuol dire? che ciò che non corrisponde alle risposte più diffuse oggi dell’occidente è cosa sbagliata? Quasi mi verrebbe da dire che semmai potrebbe essere un buon motivo per pensare il contrario. Ancora: che chi parla di Bibbia puzzi di Vaticano e Controriforma … non so … se dobbiamo parlare di antiquariato come ha fatto Lucia, bene, questa parola si addice decisamente a questa sua idea. (Scusa Lucia, ma hai mai sfogliato le pagine di un giornale laico come Repubblica, hai mai letto qualcosa di un filosofo laico come Cacciari ). E ancora, Lucia: non ti vanno i miti ebraici di Paolin? Che miti dovrebbero animarlo? Forse i miti turcomanni? Checché tu ne pensi questo Occidente di cui parli è dalle fondamenta oltre che greco giudaico-cristiano. Per cui il linguaggio di Paolin (peccato, scoperta della propria nudità/vulnerabilità, della colpa e della possibilità della redenzione attraverso l’amore,) è pienamente legittimo oltre che esprimere, appunto nel linguaggio dell’ Occidente, verità fondamentali della vita che spetta alla letteratura farci toccare con mano.

  13. Lucia Astrobello Says:

    Demetrio, non ho mai voluto dire che sei oscurantista o baciapile. Se pensassi qualcosa del genere non sarei nemmeno intervenuta. Quello che volevo dire, è che le categorie che hai usato nella recensione (peccato, colpa, redenzione) sono uscite da quello che io chiamerei il consenso culturale europeo. Non sono più categorie collettive come lo erano in passato. Sono categorie personali. E di questo secondo me la letteratura dovrebbe tenere conto. Dopo di che ognuno ha il diritto, e si prende la responsabilità, di scrivere quello che sente come vero. Chi recensisce però ha il dovere di farlo tenendo presente – magari per prenderne le distanze, ma comunque tenendolo presente – il consenso collettivo raggiunto. Il discorso “chi sono io per escludere questo o quello” non mi sembra un discorso legittimo, perché certe cose sono già di fatto escluse, e per re-includerle bisogna argomentare, e argomentare bene.
    Comunque, è la letteratura stessa che si incarica di fare chiarezza, quindi quello che io devo fare adesso è leggere il romanzo di Zardi, dopo di che ne riparlerei volentieri con te, se non ti dispiace.

    Cristian: l’idea che Nietzsche stia dalla parte di chi prende sul serio peccato, colpa e redenzione mi fa semplicemente sbudellare dal ridere. Oh, ma l’hai letta la Genealogia della morale?

    “E comunque se è così che vuol dire? che ciò che non corrisponde alle risposte più diffuse oggi dell’occidente è cosa sbagliata?”
    Non mi pare affatio di aver detto ciò, anzi, mi pare di aver detto che “non è una risposta tirannica, non si è certo tenuti a essere d’accordo”.
    Se il giornale Repubblica è rappresentativo della laicità italiana, allora stiamo freschi. E’ un giornale dogmatico, cioè esattamente l’opposto della laicità. Non ho letto nulla di Cacciari. Però ho letto Nietzsche, Heidegger, Foucault, Derrida, Deleuze. Non ne faccio una Bibbia, non mi stanno neanche simpatici (a parte Deleuze), ma mi pare innegabile che attraverso essi le cose sono cambiate. O meglio, molto meglio: le cose sono cambiate e loro se ne sono accorti.

    “Checché tu ne pensi questo Occidente di cui parli è dalle fondamenta oltre che greco giudaico-cristiano.”
    Che le fondamenta siano giudaico-cristiane oltre che greche, su questo non ci piove. Quello che è molto dubbio, è che queste fondamenta reggano ancora. In fin dei conti, se il polacco di infausta memoria non è riuscito, nonostante tutta la sua tenacia e tutti i soldi dello IOR, a far inserire le “radici cristiane” nella costituzione europea, questo vorrà pur dir qualcosa, o no? O sono sempre i cattivi nipotini di Voltaire contro i buoni cristiani?
    C’est la faute à Voltaire, c’est la faute à Rousseau …

  14. Lucia Astrobello Says:

    dm: non ho certezze personali, però ho certezze culturali. E sì, la filosofia dopo Descartes puzza, ma soltanto se la tieni troppo vicino al naso. A una certa dsitanza, e mista a altri effluvi, ti fa l’air du temps (che se non erro è, o era, il nome di un profumo).

  15. acabarra59 Says:

    “ 23 settembre 1984 – Miseria e nobiltà, ovvero il cinema. L’universalizzazione della miseria determina la cinematografizzazione universale. La laicità americana. Non è la morte di Dio ma la morte dell’uomo. Nazismo reale, si potrebbe anche dire. “ [*]
    [*] La s-formazione dello scrittore / 384

  16. acabarra59 Says:

    “ Domenica 24 marzo 1996 – L’Università, a suo modo, promette la vita eterna. (I laici non fanno l’errore di essere laici) “ [*]
    [*] La s-formazione dello scrittore / 385

  17. acabarra59 Says:

    “ Lunedì 27 luglio 1998 – Dice: « Se anche gli scappa il gatto non se la prende… è molto laica » « Figurati io », pensa il gatto. Ancora non ha deciso se e quando gli conviene scappare. “ [*]
    [*] La s-formazione dello scrittore / 386

  18. acabarra59 Says:

    “ Giovedì 26 novembre 1998 – Quando, come ha fatto ieri, Bucchi fa una vignetta in cui si vede la cagnetta che quarant’anni fa fu la sfortunata protagonista di una delle prime imprese spaziali, giocando sul doppio possibile senso/suono del termine « laica » – « Sulla rampa di lancio il nuovo assetto scolastico / L’istruzione Laika », in «La Repubblica», mercoledì 25 novembre 1998) -, mi aiuta a confermarmi nell’opinione che la disposizione umoristica può produrre anche effetti più interessanti del puro e semplice riso. Per esempio in questo caso, nel mentre mi fa tornare in mente un epigramma di Alfonso Gatto, giusto di quarant’anni fa – « Erano i giorni che Laika moriva / nella sua botte di ferro e d’orgoglio. / Qui, sulla terra, durava l’imbroglio / delle bottiglie che servono il vino », in «L’Almanacco del pesce d’oro», 1960 [1959] -, mi fa capire che forse la « trovata » – nel senso di felice intuizione – di Bucchi era già sottintesa nella « trovata « – intesa nel senso di un « trobar » sia pure epigrammatico – di Gatto: cioè che anche allora c’era di mezzo una « laica ». « Nel senso di creatura di sesso femminile di sentimenti non religiosi? » Sì, oppure, volendo, di cagn(etta). (Comunque l’epigramma/denigramma di Gatto non l’ho capito) “ [*] [**]
    [*] Anche a proposito di “ Astrosam “.
    [**] La s-formazione dello scrittore / 387

  19. dm Says:

    (Invidio anche la gente profumata. Io non riesco a sfuggire all’abitudine di mettere solo il deodorante neutro.)

  20. Cristian Says:

    Lucia :

    A Paolin:” le categorie che hai usato nella recensione (peccato, colpa, redenzione) sono uscite da quello che io chiamerei il consenso culturale europeo”. Magari! Andando avanti di questo passo sulla strada di un mondo dominato dal capitale finanziario dal consumismo dall’egoismo dal narcisismo di categorie del genere perderemo ogni traccia
    “Non sono più categorie collettive come lo erano in passato. Sono categorie personali”- Purtroppo!
    A me: Che le fondamenta siano giudaico-cristiane oltre che greche, su questo non ci piove. Quello che è molto dubbio, è che queste fondamenta reggano ancora”. Sì, vedi sopra. Nello specifico se l’Europa continuerà a dare spettacolo di grettezza, di povertà politico culturale. Per cui se non reggono non è per loro congenita insufficienza o perché storicamente superate, ma perché tradite. (Per esempio penso che niente vi sia oggi di più attuale dell’ insegnamento del Vangelo; e proprio per la sua inattualità).
    “In fin dei conti, se il polacco di infausta memoria non è riuscito … a far inserire le “radici cristiane” nella costituzione europea, questo vorrà pur dir qualcosa, o no?” Vuol dire che l’approccio alla formula “radici cristiane” non sa essere ancora laico (es Lucia Astrobello e la Chiesa; diversamente, per dire, da Gesù Cristo, grande laico, nemico di ogni chiesa )
    Nietzsche: volevo dire che N è filosofo della vita (non della Ragione non della Storia) e della vita ci ha voluto parlare Paolin nella sua recensione.

  21. Lucia Astrobello Says:

    Cristian: “sono uscite dal consenso culturale” vuol dire che non ci sono più, come si evince facilmente dal contesto.
    Non capisco perché perdere ogni traccia di categorie del genere dovrebbe essere necessariamente un male.
    “non perché storicamente superate, ma perché tradite”. Chi le avrebbe tradite? I comportamenti dei singoli? La somma dei comportamenti dei singoli? Non si tratta di scelte individuali, e nemmeno della loro somma. O forse intendi che la Chiesa le ha tradite? Ma la Chiesa è la concrezione storica del cristianesimo, se no di che stiamo parlando, scusa, di un eremita in cima a un monte?
    La tua concezione di laicità è molto tua, dovresti almeno sprecare due parole per fondarla. E comunque qualsiasi cosa faccia riferimento fondante a un Aldilà sarà magari bello, ma non è laico.
    Ma il vero problema è che non ci capiamo affatto – o meglio, io ti capisco benisssimo, sei tu non hai la possibilità di capire quello che dico io (di capire, non di essere d’accordo). Non vedi il punto. Ti mancano le premesse, come mostra chiaramente la tua osservazione su Nietzsche (ma perché, se una cosa non la sai, non eviti di parlarne?)
    Mi ritiro in buon ordine e ti lascio il campo.

  22. acabarra59 Says:

    “ 13 giugno 1984 – La laicità: giocare ai dottori. “ [*]
    [*] La s-formazione dello scrittore / 388

  23. Cinzia Says:

    Sempre più spesso ho la sensazione che certi “dotti commenti letterari”, come quelli di questo topic, prescindano dall’oggetto della trattazione e vadano a spaziare in campi astrusi. Si parla di laicità, chiesa, grandi categorie collettive, come se fossimo di fronte a un’opera di Tolstoj, quando la storia di base di questo romanzo prende smaccatamente spunto da quella trita e ritrita, un po’ morbosa, che sentiamo ogni giorno, in tutte le rubriche televisive del pomeriggio, che può essere attribuita a molte delle vite di vittime di omicidi o scomparse “popolari”: la seconda vita della donna, il ritrovamento di un cellulare segreto, le sue relazioni di cui il marito non sapeva nulla … Gossip banale, non certo disquisizioni sui massimi sistemi. Ma forse i ” dotti commentatori letterari” non guardano le trasmissioni televisive del pomeriggio, e riconoscono una dignità particolare all’autore più che al libro, come spesso si fa in Italia: libro che a mio parere riprende furbescamente i connotati della vita di queste donne perché è figlio proprio di questo inizio di XXI secolo, del suo stile e della sua società.

  24. Cristian Says:

    Lucia:

    1) perdere ogni traccia di categorie del genere perché un male? perché è perdere il contatto con la propria anima (come sta facendo l’Occidente)
    2) il tradimento: è del mondo in cui viviamo; certamente storicamente, totalmente, della Chiesa, però: forse per fare un es il nazismo è la realizzazione del pensiero di Nietzsche ?
    3) ma quale ’al di là? che c’entra? io all’al di là non ci credo, nè a Cristo figlio di dio ecc ecc, né vado a messa né frequento parrocchie.
    4) laici: “quelli che dichiarano la propria libertà da ogni forma di dogmatismo ideologico, non soltanto religioso” (voc. Treccani)

  25. Lucia Astrobello Says:

    Cinzia: per quel che mi riguarda, i miei commenti hanno preso l’avvio da categorie usate nella recensione del romanzo, non dal romanzo, che non ho ancora letto ma cercherò di leggere al più presto (benché, come dicevo sopra, non me ne aspetti gran che). Se ti sembrano “astrusi” mi dispiace, ma non so che farci. Quello che dici del romanzo (l’hai letto?) conferma un po’ l’idea che me ne ero fatta a partire dalla recensione di Paolin, ma vedremo. L’autore non lo conosco proprio.
    Effettivamente non guardo le trasmissioni televisive del pomeriggio, né le trasmissioni televisive in genere: all’epoca non ho istallato il decoder e mi sono tirata fuori. Mica voglio perdere la mia anima, come direbbe Cristian.

  26. Cinzia Says:

    Ho letto il libro e non mi ha entusiasmato. Trovo che riesca a coinvolgere il lettore solo a tratti e che l’autore sia più incisivo nella brevità del racconto, ma gli auguro naturalmente fortuna, nella sua strada di outsider, allo Strega.

  27. demetrio Says:

    Cinzia: al di là della naturale soggettività, ad alcuni il libro è piaciuto e altri no, a me pare comunque di aver scritto una recensione in cui non taccio di alcuni difetti (sullo stile e la costruzione della storia). Sul resto, cioè sul fatto che il romanzo prenda le mosse da una storia da cronaca: mi viene in mente che Dickens, o lo stesso Dostoevskji usassero fatti di cronaca per costruire poi i loro capolavori. La letteratura sostanzialmente si nutre della cronaca e ne fa qualcos’altro, non sempre ci riesce, ma spesso sì. Pensa a un libro come L’avversario di Carrere o a Sangue freddo di Capote…

    Lucia: sono curioso di leggere le tue impressioni ovviamente. Sul resto come ti ho detto so di avere un certo approccio, che indica una certa visione del mondo, ma credo che in un certo senso questa frizione tra la mia visione e il mondo produca qualcosa di buono o no?

  28. Subhaga Gaetano Failla Says:

    Non ho letto “XXI secolo”, ma mi piacerebbe farlo perchè attratto dalla vicenda letteraria e dalla scrittura di Paolo Zardi, conosciute attraverso la frequentazione di alcuni blog e la lettura d’un paio di suoi racconti. Ulteriori motivi che mi spingono a cercare di leggere “XXI secolo” sono il mio apprezzamento per la casa editrice Neo e proprio questa attenzione dedicata al romanzo da Demetrio Paolin, il quale ringrazio. Non mi sento in grado di entrare nel merito della recensione per il semplice fatto di non conoscere il romanzo di Zardi.

  29. Lucia Astrobello Says:

    Ho letto il romanzo di Zardi e non mi è piaciuto. L’ho trovato noioso e incoerente. Noioso è una categoria soggettiva, incoerente no.
    Il titolo è “XXI secolo”, numeri romani in rosso alti una spanna. Com’è questo XXI secolo enfatizzato in copertina? Intanto ci viene detto che il secolo non è ancora alla metà, ma facendo due conti sugli elementi biografici e i riferimenti cronologici forniti dal protagonista non dovremmo essere molto più in là di adesso, anzi, poco più in là. Zardi nuota vicino a riva, non si allontana da quello che conosce (e fa bene). Qualche piccolo punto fermo istituzionale: la moneta è sempre l’euro e l’Unione Europea pare esistere ancora – o almeno non viene detto il contrario.
    La caratteristica di questo futuro prossimo è di essere un presente degradato – un presente a cui non è più stata fatta manutenzione: intonaci scrostati, muffa, ruggine, tondini di ferro che emergono dai calcestruzzi sgretolati, discariche venefiche, macerie, bande assassine in tutti i quartieri. Perché la gente è povera. I ricchi sono scomparsi, gli anziani frugano nelle immondizie, mangiano gatti. Ah, e piove sempre. E le stagioni non sono più le stesse. Però gli ospedali funzionano normalmente, il servizio sanitario, le scuole. E in mezzo a tutta la muffa, il marciume, la ruggine, il degrado, le esalazioni, la microcriminalità bestiale, la moglie del protagonista lo aspetta la sera in salotto distesa sul divano davanti al caminetto acceso, ogni tanto vanno a mangiare la pizza con gli amici (rucola e grana), si trovano con i genitori dei compagni di scuola dei figli, tutto normale.
    Il protagonista sbarca il lunario vendendo depuratori per l’acqua, non si capisce bene a chi, visto che sono tutti più o meno poveri, mangiano gatti, si accalcano alle frontiere per andarsene dall’Italia, l’Austria ha chiuso le sue (?), fa passare soltanto i turisti – e di sicuro i depuratori non sono un bene primario. Comunque lui li vende, a fatica ma li vende.
    La madre del protagonista vive in un condominio fatiscente. Salendo le scale si sentono “urla feroci, piatti rotti, bestemmie, qualche colpo di pistola” (p.15). Qualche colpo di pistola. In seguito all’incidente occorso alla moglie, il protagonista porta i due figli piccoli a vivere provvisoriamente dalla madre; e qual è il problema? Non i colpi di pistola nella tromba delle scale, no, ma magari il fatto che la nonna gli cucina frittata e stracchino.
    Potremmo andare avanti ma ci fermiamo qui. Quello che voglio dire, è che il XXI secolo del futuro è una quinta di cartapesta accroccata su con tutti i luoghi comuni del presente degrado e dell’immaginario cinematografico post-nucleare un pochino addolcito (in fondo siamo in Italia, non vogliamo traumatizzare nessuno); una quinta di cartapesta con la quale la vicenda personale del protagonista non ha nulla a che fare, tant’è vero che è la solita storia di corna, con le solite note e prevedibili reazioni (e quando finalmente il protagonista riesce a forzare il telefonino della moglie, quello che sente registrato in memoria è chiarificatore come un discorso di Veltroni). Perché questi qua, di questo XXI secolo, per Zardi sono esattamente uguali a noi, che non siamo nel futuro ma nel presente, a noi adulti che siamo tutti nati nel XX (per di più in Italia) e a quello apparteniamo; e allora se il futuro non è nei protagonisti ma soltanto in un maldestro scenario che con i protagonisti non ha nulla a che vedere, mi dite il senso del titolo? O il senso di uno scenario che non c’entra nulla con la vicenda?
    La letteratura dovrebbe evidenziare strutture – strutture che si sono formate ma non sono emerse pienamente alla coscienza. Tanto più un romanzo che si intitola pomposamente “XXI secolo”. Ma nel romanzo di Zatti non c’è niente che non sappiamo già. E lo stile, che ci spacciano per “aspro e controllato”, è semplicemente loffio, come si vede un po’ ovunque ma soprattutto nell’ultima scena, che dovrebbe essere grandiosa, sublime kantiano o qualcosa del genere, la vision rouge de la révolution di Zola, e assomiglia invece all’happy end di un film disneyano in cui salta tutto ma non si fa male nessuno, neanche il cane.
    (Però è vero che nel romanzo ci sono anche un sacco di cose carine: “Osservando il cazzo che sua moglie aveva fotografato con estrema generosità, non era riuscito a immaginare la faccia che stava lì sopra.” p.138. Perché, generalmente ci si riesce?)
    Ma venendo a ciò che mi ha portato a spendere 13 euro con cui facevo meglio a comprarmi una bottiglia veneta anziché uno scrittore veneto, venendo cioè alla recensione di Paolin, le categorie su cui mi ero piantata: peccato, colpa, redenzione ecc. – ma perbacco, vanno benissimo! Ci possiamo aggiungere anche delitto e castigo, umiliati e offesi, orgoglio e pregiudizio, ragione e sentimento, tutto quello che volete.
    Con un romanzo così non c’è problema: anything goes.

  30. Cristian Says:

    Cavolo, Lucia Astro, una bella recensione che mi fa tanto pensare che se leggessi il libro sarei d’accordo con te ( c’è la questione 13 euro, speriamo ci sia alla Feltrinelli per leggerlo velocemente gratis o che lo compri qualche pubblica biblioteca. A proposito: ho trovato in una biblioteca di quartiere un libretto – titolo Oh Lady Gaga!, sono 4 racconti – che ci presenta un XXI secolo assolutamente apocalittico ma le mille miglia lontano dai “luoghi comuni del presente degrado e dell’immaginario cinematografico post-nucleare”. Retro di copertina: L’Apocalisse, smettiamo di rappresentarcela con plumbee atmosfere, uomini talpa, macerie e rottami. L’Apocalisse è invece la Gerusalemme celeste realizzata. Il Dio è venuto, e ogni cosa è perfetta e per l’eternità.” Anche qua però riferimenti biblici!)

  31. Giulio Mozzi Says:

    Oh Lady Gaga è un bel libro di Roberto Pusiol pubblicato da Transeuropa. Vedi la scheda.

  32. Cristian Says:

    mi fa piacere di condividere con Giulio Mozzi un giudizio positivo su questo libro ( di autore a me del tutto sconosciuto per quanto a quanto vedo mio corregionale). E’ scritto con un linguaggio straordinariamente folle e si tratta in effetti, come dice la scheda, di 4 distopie totalitarie, come se l’autore avesse preso vari semi sparsi nella attuale società dei consumi (perché questo è il tema) e ne avesse sviluppato seduta stante le malefiche piante che verranno. Un libro che traduce in un efficace linguaggio letterario spunti della sociologia del postmoderno (Baumann e altri). La figura ritornante del Capitano demiurgo di questo mondo (che si trasmuta in un racconto direttamente in un vescovo che celebra un sontuoso pontificale) fa pensare a espressioni come “capitalismo divino” usata da alcuni filosofi a proposito dell’attuale fase del capitalismo e al titolo di un libretto di Benjamin di cui ho letto in Minima& Moralia Capitalismo come religione

  33. Lucia Astrobello Says:

    Lo leggerò senz’altro. Cristian, se mi indichi un recapito sarei felice di inviarti la mia copia di Zardi e di sapere eventualmente cosa ne pensi.

  34. Cristian Says:

    grazie ma me lo fanno arrivare da un’altra biblioteca. Quanto all’altro è un libro assolutamente divertente e assolutamente spaventoso : il Male travestito da Bene, è messo in scena il perfetto Anticristo postmoderno prossimo venturo (scusa il linguaggio! E anzi ti segnalo alcuni spunti religiosi: Padre Pio e la madonna di Medjugorie replicati come nei quadri di Warhol, Santa Teresa del Bernini che diventa un distributore di coca cola e un magnifico pontificale condito con eros televisivo a conclusione del quale comunque il popolo consumatore si inginocchia e si segna devotamente.)

  35. Lucia Astrobello Says:

    Leggerò sicuramente. Però una cosa non capisco: Padre Pio e la Madonna di Medjugorje sono già adesso replicati come nei quadri di Warhol… Per la Santa Teresa del Bernini mi dispiace un po’, ma a un’ipotetica statua di Woytila potrebbero anche far distribuire preservativi che per me andrebbe benissimo.
    Scusa Cristian, ma visto che sei così gentile, sai dirmi come si fa a evidenziare (corsivo o grassetto) sui commenti? Io non ci riesco in nessun modo.

  36. Cristian Says:

    non so, chiedere ad acabarra. ACABARRA LEGGI QUI SOPRA E GENTILMENTE SPIEGA TU CHE LO METTI SEMPRE IL GRASSETTO

  37. acabarra59 Says:

    “ Lunedì 25 settembre 1995 – In biblioteca, quando ho un po’ di tempo, leggo i libri. I libri vecchi mi sono sempre piaciuti; così cerco nei cataloghi qualcosa che mi attragga. Quello che mi attrae sono i diari. Ne ho trovati tanti, e continuo a trovarne, non si ha idea di quanti ce ne siano. Mi appunto le frasi più belle, no, forse solo quelle che mi colpiscono, non so nemmeno io perché. Dato poi che in ogni frase mi sembra che ci sia sempre una parola che spicca fra le altre, un specie di parola-chiave – come se in ogni frase ci fosse un piccolo mistero da svelare – quella la ricalco, fino a ottenere l’effetto di un grassetto tipografico. Per esempio, oggi ho trovato nel diario dello scrittore Corrado Alvaro: « Un condannato a vita, cui “ si è fermato l’orologio “ come dicono nel gergo del carcere, vive la notte nei suoi sogni, sogna quello che vuole, non vede l’ora di andare a letto per sognare e riprendere i sogni interrotti. Trasferisce la sua vita in quell’immaginazione. » (Quasi una vita. Giornale di uno scrittore, 1946). È quello che succede a me? “ [*] [**]
    [*] A gentile richiesta dirò – a me lo disse il Giulio – che bisogna scrivere prima della parola e dopo. Se non ci si aiuta fra noi…
    [**] La s-formazione dello scrittore / 395

  38. acabarra59 Says:

    Ecco, lo sapevo che andava a finire così. Come si farà a scrivere come si fa a scrivere in grassetto senza farsi grassettare? Mah. Boh. Divo Giulio, aiutaci tu!

  39. Giulio Mozzi Says:

    Ho già provveduto diverse ore fa a spiegare la faccenda a Lucia.

  40. Lucia Astrobello Says:

    Infatti: ha provveduto alle ore 5:58. Si alza presto però …

  41. Lucia Astrobello Says:

    Funziona!

  42. Giulio Mozzi Says:

    Ero alzato da un pezzo, Lucia. Già sul punto di uscire. (Se osservi, vedrai che raramente ci sono interventi miei dopo le 18 – oggi è un’eccezione). Le mie giornate hanno ritmi un po’ strani.

  43. Cristian Says:

    Astrobello, divulgare, può servire

  44. Lucia Astrobello Says:

    Per fare un corsivo:

    parola-da-mettere-in-corsivo

    Per fare un neretto:

    parola-da-mettere-in-corsivo

    Per isolare una citazione (rientro, ecc.):

    testo-citato

    Gli spazi fra le parentesi a punta e le parole da evidenziare li ho aggiunti io per vedere se riusciamo a evitare l’inconveniente in cui è incorso Acabarra. Mo’ vediamo se va.

  45. Lucia Astrobello Says:

    Non è andato.
    Riproviamo:

    Per fare il corsivo:
    Apri Spitzenklammer (parentesi a punta: < non so come si chiama in italiano), digita em, chiudi Spitzenklammer, digita parola da mettere in corsivo, apri

    Per fare un neretto:
    <, digita la parola strong, chiudi il cazzo di parentesina >, digita la parola da mettere in neretto, riapri parentesina, digita /strong, chiudi parentesina.

    Per isolare una citazione:

    Apri parentesina (sempre quella), digita blockquote, chiudi parentesina, digita testo, apri parentesina, digita / blockquote, chiudi parentesina.

    Spero che sia chiaro. In alternativa bisognerebbe chiedere a Giulio di fare una mail circolare.

  46. Lucia Astrobello Says:

    Manca un pezzo in: Per fare il corsivo: apri parentesina, digita /em, chiudi parentesina.
    Suggerisco di farsi un disegno.
    Buonanotte a tutti.

  47. acabarra59 Says:

    “ Lunedì 6 luglio 1998 – Quando, autocitandomi, trascrivo i miei testi di diario, spesso la parola che annerisco a segnalare una rilevanza specifica, una cruciale centralità, una densità semantica incommensurabile rispetto a quella delle altre parole del testo – sono questi i « neretti » – non è la stessa che avevo identificato nella stesura originale. Ciò dimostra che il neretto è come un accento: può essere fatto cadere su una sillaba o anche su un’altra; ma, a seconda di dove cade, cambia assolutamente tutto. “ [*] [**]
    [*] Nerettologia / Parte Prima
    [**] La s-formazione dello scrittore / 397

  48. Lucia Astrobello Says:

    @ Giulio:
    early to bed and early to rise makes a man healthy, wealthy and wise

    Non appartengo alla categoria.

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