
Una sera nel Salento, 2005
[Le regole del gioco sono qui].
Prende la parte della sera, rispondendo a Ugo Foscolo, Claudio Mercandino. Per le rime.
Alla sera
Forse perchè della fatal quïete
Tu sei l’immago a me sì cara vieni,
O Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre, e lunghe, all’universo meni,
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure, onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
Risposta della sera
Se non passassi tutto il tempo in rete
Tra natiche tornite e tondi seni,
Coltivator d’immagini indiscrete
Che i giorni tuoi san render così ameni
Con carni più virtuali che concrete,
Invocheresti meno, Ugo, i miei freni
Alle tue urgenti frenesie mai chete
Sì che sia pace, e ormon ti s’incateni.
Trovati una pulzella, e quell’enorme
Smania che il sonno assalta e poi distrugge
Spazio a un riposo lascerà uniforme
Che ti farà scordar fregole ed ugge;
Lascia YouPorn, e il passatempo abnorme
Per cui nessuno a cecità mai sfugge.
10 aprile 2015 alle 07:10
“ Mercoledì 13 marzo 1996 – « Chissà perché ho sempre l’impressione di non avere mai letto Le grazie. Oppure di non averle lette abbastanza. Erano nel programma di terza liceo, dunque le lessi senz’altro. A me poi Foscolo piaceva. Piaceva così tanto che avevo fatto anche un memorabile show sull’Orazione inaugurale, di fronte ai compagni di classe, chissà che avranno pensato, nei loro scettici banchi. Se ho l’impressione di una riprovevole mancanza, di una colpevole omissione, io credo dipenda dal fatto che l’appeal neoclassico del poeta, la canoviana lucida avvenenza delle sue Grazie, in quell’anno cruciale aveva già subito l’impatto critico della grazia diversa, animata, cinematografica, delle compagne di scuola. Quelle che scrivevano « X » per dire « Per », che alle feste si lasciavano stringere e baciare sul collo, che arrossivano e piangevano, che bisbigliavano e ridevano, che assomigliavano a Doris Day, che vestivano di rosso e di nero, quella volta che non ho più dimenticato. “ [*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 276
10 aprile 2015 alle 08:20
Grazie, Acabarra, per quello che scrive sulle Grazie e sulle grazie (delle compagne di scuola).
Condivido “l’impressione di non avere mai letto Le grazie. Oppure di non averle lette abbastanza”.
Giustifico tale impressione dicendomi che sono opera troppo frammentaria per essere ricordata in un pensiero e in una emozione unica, complessiva.
Sono fuori tema, lo so.
Ognuno coglie quello che la sua sensibilità gli permette di cogliere.
10 aprile 2015 alle 08:42
“ Martedì 19 dicembre 2000 – « Donna Quirina. Mi dicono che era anche greco, proprio come gli antichi greci: e con uno sguardo lampeggiante, come quello di Talmone… De’ Linguagi. Di Telamòne, padre di Aiace… » (Carlo Emilio Gadda, Il Guerriero, l’Amazzone, lo Spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo, in «Paragone Letteratura», 116, 1959) “ [*] [**]
[*] La s-formazione dello scrittore / 278
[**] Grazie, Maria Luisa, e buona giornata.
10 aprile 2015 alle 11:30
Un “gioco” difficilissimo… ma non vedo l’ora di leggere anche le altre risposte! 🙂
10 aprile 2015 alle 17:39
delizioso.