Come un lavoro

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[…] Ma la cosa da notare è che queste donne, perché per forza di cose il festival era a preponderanza femminile, trattavano la propria scrittura come un lavoro. Un modo per fare soldi. Partecipare al festival era la perfetta dimostrazione che una maggiore consapevolezza delle meccaniche editoriali, anche da parte degli autori, è fondamentale per pubblicare il proprio prodotto. […]

L’articolo di Silvia Costantino Fare rete per fare libri: cosa si impara dal Women’s Fiction Festival, pubblicato in 404 – file not found mi pare interessante e istruttivo. E’ di due mesi fa, ma che importa? (gm)

La fotografia viene da qui.

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14 Risposte to “Come un lavoro”

  1. deborahdonato Says:

    L’evoluzione dell’Harmony oggi passa spesso per gli e-book della Newton Compton e per il self-publishing, per il tam-tam in rete pare poi che le donne siano fortissime. Si potrebbero fare delle riflessioni sul fatto che oggi il filone rosa si sia colorato di tante sfumature (grigio, nero, rosso), che cioè si sia probabilmente spostato l’interesse per l’erotico, piuttosto che per il romantico. Ciò che invece a me continua a fare riflettere è la forza di una distinzione di genere nella lettura e il fatto che questa editoria di consumo sembra esistere – in modo così massiccio, almeno – sol oper le donne. Che libri di consumo leggono gli uomini? Ciò signifia che o gli uomini sono mediamente più colti delle donne (e non lo penso) o che la donna anche se non colta si fa tentare dal gusto della lettura. Mah….

  2. Nazzarena Says:

    Bella riflessione Debora. La letteratura di consumo maschile è da indagare.
    Io, personalmente, non leggo (e non reggo) i romanzi rosa, ma qualsiasi libro io prenda in mano seguo uno strano iter:
    – leggo le prime 30/50 pagine;
    – salto a 3/4 per leggere la scena romantica/amorosa (e se non è a 3/4 la trovo col fiuto);
    – leggo l’ultima pagina;
    – riprendo la lettura normalmente.
    Credo che la visione fiabesca e principazzurresca di una storia sia troppo radicata nell’immaginario femminile (mio malgrado…), e credo anche che il genere sia molto affidabile, così affidabile da rendere più facile il tam tam; con gli altri generi forse è più facile deludere le aspettative dei lettori?

  3. dm Says:

    Non ti sarà utile per chiarire la questione, Deborah, ma qui c’è un tipo, che fa il cameriere in una specie di enoteca, un tipo di montagna, barbuto e non tanto loquace, che mentre parlavo con una tizia delle sfumature di grigio è saltato su, e ne sapeva quanto la tizia, era forse più entusiasta della tizia. Gli ho chiesto se si rendeva conto che le sfumature sono letteratura al femminile, scritti a ricalco dell’immaginario femminile (almeno, mi son fatto io questo pregiudizio e tizia mi dava ragione), ma quello mi ha guardato male e ha risposto (qualcosa come): “l’importante è che un libro ti dia emozioni”.
    È tra l’altro l’unico lettore maschio incontrato da queste parti. È un appassionato di Fabio Volo che dice che Fabio Volo lo ami oppure lo odi – ma se lo odi, dev’essere per via che di persona (cioè in tv) pare un tizio egoista e pieno di sé.
    Non fa statistica, ma fa riflettere.

  4. deborahdonato Says:

    Sulla prima scelta, potrei pensare che tentava un processo identificativo con Mr.Grey, su Fabio Volo, non so he tipo di ermeneutica scegliere. Grazie, dm, è counque un caso.

  5. RobySan Says:

    dm, hai inteso male. Ha detto: “l’importante è che un libro ti dia erezioni”.

  6. dm Says:

    Ma sai, Robysan, è il senso del dubbio che ho subito espresso. Ma lui sembrava concentrato sulle emozioni. Poi, prima di lasciare il suo locale, si è fatto persino consigliare un libro da tizia (la sua teoria è che se a una persona un libro è piaciuto molto, allora questo è un buon motivo per leggerlo subito, e non ha reagito all’obiezione “purché tu e quella persona siate in qualche modo simili”). Sembrava ignorare questa differenza che invece alcuni dànno per evidente. E che insomma un lettore maschio è lo stesso che una lettrice.

  7. Andrea D'Onofrio Says:

    “Che libri di consumo leggono gli uomini?”
    Quelli di sempre: cappa, spada, avventure ed eroi. Non mi pare sia cambiato nulla. Certo, millenni fa bastava una barcone nel mediterraneo e una citta con mura un po più tenaci delle altre, oggi si va nella terra di mezzo oppure nell’universo degli space marines. Ma direi che siamo più o meno li.

  8. deborahdonato Says:

    Andrea, qualche titolo? (però la Terra di Mezzo è una lettura anche mia).

  9. dm Says:

    (Io ho avuto l’enorme fortuna di stare vicino a donne che leggevano libri per maschi. Mai avuto problemi di compatibilità. Ma forse non è una “enorme fortuna”.)

  10. deborahdonato Says:

    Nazarena, la tua strategia di lettura mi spiazza!

  11. Andrea D'Onofrio Says:

    Il guardiano degli innocenti di Andrzej Sapkowski
    Metro 2033 Dmitry Glukhovsky
    il trono di spade di martin
    La chiave amaranto della Tasinato
    Naraka di Caleb Battiago
    con mia somma sorpresa anche i classici di fantascienza tipo Asimov ed Heinlein
    warhammer sia fantasy che 40k, Lone wolf, Lovecraft e horror in genere.
    C’è poi tutto il mondo legato ai manga giapponesi, che io non conosco, ma che vedo molto seguito e letto.

    E’ tutto settore vivo. Anche se forse più che “letteraratura di consumo” io parlerei di “narrazione di consumo”.
    Come si fa a definire warhammer una “lettura”? Non lo è.

  12. deborahdonato Says:

    Grazie Andrea, in effetti (tranne Asimov e Lovecraft) sconoscevo del tutto.

  13. Andrea D'Onofrio Says:

    Figurati Deborah. Gioco online quindi mi capita di leggere commenti in merito. Ma sono sempre indietro, tranne per i classici
    ciao

  14. luciamarchitto Says:

    Per quel che può servire riporto qui la mia esperienza. L’anno scorso, nell’ambulatorio ospedaliero in cui lavoro, ho ricavato un angolo per i Libri in prestito.
    Quasi tutto il personale ha donato dei libri nonché tre biblioteche e alcuni pazienti.
    Ho notato che gli Harmony (tantissimi donati da donne) spariscono subito insieme ai thriller, ai polizieschi e ai romanzi storici.
    Ma cosa piacevole spariscono anche i numerosi e voluminosi volumi sulle città d’arte, sui musei, sulla storia dell’arte in generale. Suppongo, ma non ho le prove, che siano le donne a leggere gli Harmony e il resto tutti e due i sessi.

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