[Questo articolo è apparso l’11 gennaio scorso in Le parole e le cose.]
[…] Sicuramente sbaglia sotto vari aspetti chi afferma che i giornalisti [di Charlie Hebdo] «se la sono cercata», dando un giudizio morale che rischia di giustificare ex post l’azione dei terroristi. Anche Gesù Cristo «se l’è cercata»; qualunque persona che muoia in battaglia, invece di starsene tranquillamente a casa, «se l’è cercata». È un modo scorretto di porre la questione. C’è molto eroismo nel comportamento di Charb, ma questo non significa che dobbiamo condividere la sua battaglia. Un martirio non dovrebbe rendere giusta la propria causa per virtù retroattiva: se crediamo che le idee di Charlie fossero sbagliate e i loro «atti linguistici» pericolosi, se lo abbiamo detto e ripetuto più volte negli anni scorsi, dobbiamo continuare a dirlo. Se crediamo che una censura preventiva avrebbe potuto salvare delle vite, come spesso ha fatto la censura ai tempi delle guerre di religione europee, dobbiamo continuare a dirlo. E così facendo non diremmo qualcosa di «oscurantista» ma, al contrario, qualcosa di totalmente coerente con i principi della civiltà giuridica occidentale. Primo, perché la Legge non serve a punire i colpevoli sulla basi di un giudizio morale, tutt’altro: serve a proteggerli. Come il marchio di Caino, deve impedire le ritorsioni e arrestare il ciclo della violenza. Secondo, perché la laicità non è quella cosa che pretendono alcuni.
Laicità non è il diritto universale di provocare un altro per via della sua religione, ma precisamente il contrario ovvero il dovere di non provocare un altro per via della sua religione. Per come è stata sviluppata all’epoca delle guerre di religione, la laicità è un dispositivo utile a disinnescare i conflitti sociali. Si tratta di estromettere la religione dallo spazio pubblico, e questo include anche un tipo di presenza della religione particolarmente insidioso: la bestemmia. Se in molti ordinamenti la bestemmia è punita severamente è perché le sue conseguenze sono serie e incalcolabili. In simili situazioni, ostinarsi a difenderla «per principio» — senza valutare le conseguenze — è puro e semplice fondamentalismo. […]
19 gennaio 2015 alle 09:40
Giulio, non è difficile gestire sistemi così grandi in uno scritto?
cosa fa un uomo se gli fanno un torto?
19 gennaio 2015 alle 09:50
Sì, Claudio, è difficile.
In una società ideale, la domanda “Cosa fa un uomo se gli fanno un torto?” è assurda. La domanda giusta è: “Cosa fa un uomo se ritiene che gli sia stato fatto un torto?”. E la risposta è: “Si rivolge alla Giustizia, che solerte provvede (a) a proteggere il sospettato, (b) a indagare se effettivamente vi sia stato un torto, (c) se torto vi è stato, a ristabilire la giustizia e a comminare l’eventuale ammenda o pena, ecc.
Come puoi immaginare, l’idea di “estromettere la religione dallo spazio pubblico” mi pare utopistica.
19 gennaio 2015 alle 09:59
“All’intervento regolatore di Enrico VIII dobbiamo la morte del più popolare dei generi teatrali dell’epoca, il mistero, e la nascita del dramma moderno di cui presto Shakespeare sarà il più illustre rappresentante. Ma tutto nasceva dall’urgenza d’impedire quello che oggi chiameremmo turbamento dell’ordine pubblico: nel 1541, tre attori erano stati bruciati dalla folla a Salisbury per avere messo in scena una farsetta giudicata eretica in cui dei preti venivano sbeffeggiati. Forse ci ricorda qualcosa? Nel 1543 la rappresentazione di un mistero causa una sedizione, ed è lì che il Re decide di proibire ogni spettacolo che abbia a che fare con l’interpretazione delle Scritture. Negli anni seguenti si continuerà a legiferare e perseguire le infrazioni, finché non viene istituito un sistema centralizzato di emissione di licenze, presieduto dal cosiddetto Master of Revels, il grande censore di corte. Poiché ci restano i documenti e ne abbiamo pure letto qualcuno, sappiamo anche quale fosse il principale oggetto della censura: le bestemmie.”
Un grande articolo, cui aderisco senza condizioni essendo il mio pensiero.
Mi devono ancora spiegare cosa c’entri con la satira la vignetta (pubblicata da Giulio tramite un link in un commento a uno dei post sull’argomento, e apparsa, se ricordo bene, anche sul Corsera) di Dio sodomizzato da Gesù, a sua volta sodomizzato dallo Spirito.
In un mio commento scrivevo le stesse identiche cose esposte da R.A. Ventura. Cordoglio per l’atroce morte dei redattori e ancor di più per le vittime innocenti, ma condanna per il malinteso senso della libertà esercitato dalla Republique.
Nota per Giulio. Ho descritto la vignetta in tutto il suo orrore per dare un senso forte a ciò che scrivo da giorni. Da quando l’hai pubblicata non riesco a togliermela dalla mente. Se lo ritieni opportuno puoi cancellare quel tratto di questo mio intervento.
19 gennaio 2015 alle 10:08
«Free speech mania may intensify clashes». (Global times, testata della stampa ufficiale cinese. (Trovo la segnalazione in Le Monde, che evoca anche il film I cinesi a Parigi).
Attenzione. Daniele Muriano, qui sotto, avvisa che secondo lui la pagina Free spech mania intensify clashes è pericolosa.
19 gennaio 2015 alle 10:51
25 gennaio 1994 – « Chi vede senza sentire è molto più… inquieto di chi sente senza vedere ». Lo dice Simmel a proposito delle nuove condizioni di vita nelle metropoli. E Benjamin commenta che bisogna studiare la fisiognomica « volgare » in relazione a quella del XVIII secolo. “ [*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 202
19 gennaio 2015 alle 11:04
“ Venerdì 16 gennaio 2015 – Dice il prelato che quello che il papa ha voluto dire è che « non si può ignorare la sensibilità degli altri ». Io consento, ma sento anche che dire così non mi basta. D’altronde, io non sono papa, non sono un prete, non sono niente di più che un essere « sensibile », cioè dotato di sensi, i soliti, la vista, l’udito, l’odorato, il gusto, il tatto… “ [*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 203
19 gennaio 2015 alle 15:56
Perfetto. Grazie di aver messo in parole il mio pensiero di giorni.
Un analisi fuori dagli slogan e dalle convinzioni “per partito preso” quelle del bianco o nero senza sfumature. Quelle infine, le più tristi, per convenienza di lobby varie e variegate.
Buona giornata.
Andrea
19 gennaio 2015 alle 19:14
Mi sembra interessante sopratutto questo passaggio:
Se io fossi a capo di un’organizzazione terroristica, e avessi il potere di turbare l’ordine pubblico, grazie a seguaci pronti a morire per me, avrei anche il potere di rendere inutile la pretesa “di un certo diritto”. È un’interpretazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino molto originale. Oserei dire addirittura rivoluzionaria…
(Peccato che non siano tanti i profughi nordcoreani disposti a morire per vendicare l’affronto al loro capo, cioè al capo di uno stato che è essenzialmente una teocrazia. Perché altrimenti potremmo dare anche all’establishment nordcoreano la giusta speranza di vedere interdetto lo sfottimento al leader che per moltissimi uomini è una specie di semidio. Probabilmente più che un profeta. Peccato cioè che il potere di “turbamento” dell’ordine pubblico detenuto da Kim Jong-un veneratissimo sia piuttosto trascurabile. Peccato, dico, perché l’affronto di quel filmaccio avrebbe trovato in quest’articolo pane per i suoi denti, del pane davvero indurito che i denti te li spezza).
20 gennaio 2015 alle 00:14
Attenzione.
La pagina web con l’articolo “Free speech mania may intensify clashes” sembra proprio compromessa. Appena ci si arriva sopra viene lanciato un javascript esterno che cerca di agganciare il browser, e di lanciare in esecuzione del codice pericoloso.
Questo non succede nella home di globaltimes.cn, né in altre pagine del sito.
Il sito esterno da cui arriva l’attacco è di proprietà di un tipo che dice di essere afgano, e ha un’utenza di telefonia mobile afgana ma usa un server di posta elettronica ucraino. Il nome del sito è stato acquistato nel 1999, quando in Afghanistan presumibilmente la rete internet ancora non c’era. Nominalmente è il sito di una società di trading, ma il sito è praticamente vuoto. E in rete della società non c’è traccia (dev’essere una strana società visto che in webarchive risulta che fino ad ora i contenuti web non sono stati resi disponibili – e visibili – ai motori di ricerca).
Insomma, i cinesi secondo me non c’entrano.
E neppure gli afgani.
(Chiedo aiuto ai complottisti, nel caso).
20 gennaio 2015 alle 09:42
A me scatta l’antivirus.
21 gennaio 2015 alle 00:26
(Nel frattempo la pagina è cambiata e non c’è traccia dello script pericoloso. L’antivirus non dovrebbe dare più segnali di allarme, Carlo.
Agli altri può essere utile: uno scanner gratuito per rootkit, che si trova qui; un buon antivirus da scegliere tra i migliori secondo i test più recenti di Av-test.)