di giuliomozzi
Ieri, ore 22.20, sull’autobus 12 da Selvazzano Dentro a Padova. A bordo siamo in due: io e un giovanotto alto con una giacca a vento gialla.
Il giovanotto si avvicina al conducente.
“Scusi”, dice. “Questo va in Prato della Valle?”.
“Sì”, dice il conducente.
“E porca…”, dice il giovanotto.
“Qual è il problema?”, dice il conducente.
“Non devo andare in Prato della Valle”, dice il giovanotto.
“Dove deve andare?”, dice il conducente.
“In Stazione”, dice il giovanotto.
“Eh, ma noi andiamo in Stazione”, dice il conducente. “Il capolinea è lì”.
“E Prato della Valle?”, dice il giovanotto.
“Passiamo prima per Prato della Valle”, dice il conducente, “facciamo le Riviere, e andiamo in Stazione”.
“Ma questo non può andare prima in Stazione?”, dice il giovanotto.
“No”, dice il conducente.
“E porca…”, dice il giovanotto.
“Il percorso è così”, dice il conducente. “Siamo in Stazione tra un quarto d’ora, anche meno”.
“Chi se ne frega della Stazione”, dice il giovanotto. “Io devo andare all’Arcella”.
“L’Arcella è dietro la Stazione”, dice il conducente.
“E questo ci passa?”, dice il giovanotto.
“No”, dice il conducente. “Mi fermo in Stazione”.
“E porca…”, dice il giovanotto.
“In Stazione può prendere il tram”, dice il conducente. “O può prenderlo anche nelle Riviere”.
“E quello va all’Arcella?”, dice il giovanotto.
“Sì”, dice il conducente.
“Ma all’Arcella dove?”, dice il giovanotto.
“Fa tutto il viale dell’Arcella, via Tiziano Aspetti, via Guido Reni”, dice il conducente.
“Io devo andare in via Colotti”, dice il giovanotto.
“Mai sentita”, dice il conducente.
“Questo non ci passa?”, dice il giovanotto.
6 dicembre 2014 alle 08:28
…
“Io devo andare in via Colotti”, dice il giovanotto.
“Mai sentita”, dice il conducente.
“Questo non ci passa?”, dice il giovanotto.
“Scusa”, dico io.
“Cosa” dice il giovanotto.
“Scendi alla staziione, “dico ” poi dalla stazione Procedi verso ovest
350 m
Svolta leggermente a destra verso Via Tiziano Aspetti/SR307
80 m
Continua su Via Tiziano Aspetti/SR307
Continua a seguire la SR307
Svolta a destra e imbocca Via Cardinale Callegari
300 m
Svolta a sinistra e imbocca Via Beato Giuseppe Cafasso
240 m
Svolta a destra e imbocca Via Andrea Colotti. E sarai arrivato alla tua destinazione.”
130 m”
“Ma fatti i cazzi tuoi” dice il giovanotto” e poi io devo andare in Prato della Valle.”
6 dicembre 2014 alle 09:06
Mi hai fatto tornare in mente il signor Veneranda del compianto Giovannino Mosca.
La differenza: Mosca, non andando da Selvazzano a Padova, i dialoghi del signor Veneranda se li doveva inventare 🙂
6 dicembre 2014 alle 14:48
Era Carlo Manzoni.
6 dicembre 2014 alle 19:51
Lapsus! Barbara, grazie!
Ho associato Guareschi (Giovannino) a Mosca, erano infatti compagni d’avventura o quantomeno contemporanei… 🙂
Preciso, in merito al mio commento sopra, che i pazzi allora erano frutto di creatività mentre ora se non li hai già in casa, devi soltanto mettere un piede fuori, e li hai serviti pronti 🙂
6 dicembre 2014 alle 20:23
E oltretutto non sono neanche altrettanto divertenti.
6 dicembre 2014 alle 22:52
Ma bello 🙂
7 dicembre 2014 alle 09:44
Quanto a me e Veneranda, vedi qui.
7 dicembre 2014 alle 10:37
Le avventure del giovane Veneranda proprio non le conoscevo, pur essendo stato un assiduo di Carosello, da piccolo. Ora ho l’occasione per rimediare. Grazie.
7 dicembre 2014 alle 12:14
Linkato subito, e avidamente riletto.
Grazie, Mozzi e Carletto! (Manzoni)
9 dicembre 2014 alle 05:34
Totò e Peppino in salsa Piave.
PS c’è un refuso, nona riga dal basso.
Ciao
9 dicembre 2014 alle 07:22
Grazie, Paolo. Ho corretto. (Ma dalle parti mie passano il Bacchiglione e la Brenta, mica il Piave).
9 dicembre 2014 alle 14:47
Con “Piave” intendevo la “rassa”, non il fiume.
E poi “salsa Bacchiglione” proprio non si poteva sentire.
(Poi un giorno scrivi un bel post su come D’Annunzio cambiò il genere alla Piave).
10 dicembre 2014 alle 16:51
Imprecazioni.
(Un giovanotto con cospicuo bagaglio, a Roma Termini, sale su un intercity e cerca posto)
“Scusi, scusi, me fa sedé? (ammazza ‘sto bagajjo se pesa), epporco qui, porco là, porco su, porco giù, porco de fianco de tacco e de punta…”
“Dove scende lei?”
“Scenno a La Spezia”
“Guardi che questo treno non passa da Spezia, va a Firenze!”
“epporco qui, porco là, porco su, porco giù, porco de fianco de tacco e de punta…”
(riprende il voluminoso bagaglio in spalla, va alla porta e scende appena in tempo… sale su un altro intercity)
“Scusi, scusi, me fa sedé? (ammazza ‘sto bagajjo se pesa), epporco qui, porco là, porco su, porco giù, porco de fianco de tacco e de punta…”
“Dove scende lei?”
“Scenno a La Spezia”
“Guardi che questo treno non passa da Spezia, va a Bari!”
“epporco qui, porco là, porco su, porco giù, porco de fianco de tacco e de punta…”
(riprende il gran bagaglio in spalla, va alla porta e scende appena in tempo… sale su un altro intercity, finalmente quello giusto)
“Scusi, scusi, me fa sedé? (ammazza ‘sto bagajjo se pesa), epporco qui, porco là, porco su, porco giù, porco de fianco de tacco e de punta…”
(siede vicino a un sacerdote, continuando a smoccolare sottovoce)
“epporco qui, porco là, porco su, porco giù, porco de fianco de tacco e de punta…”
“Guardi giovanotto che lei ha preso un diretto per l’Inferno”
“Ehhnnnòeehh! epporco qui, porco là, porco su, porco giù, porco de fianco de tacco e de punta…”
(riprende il bagaglio e si riappresta a scendere)
11 dicembre 2014 alle 07:18
Paolo: la “razza Piave” – che è una scherzosa identificazione culturale – è quella che sta su a Treviso e vota Lega al 90%; si sbronza collettivamente all’Ombralonga; eccetera.
Noi qui, in Padova, siamo di un’altra specie. “Padovani gran dottori”, dice il motto.
Non mi risulta che D’Annunzio abbia cambiato genere “alla” Piave. Così come in molti luoghi il dialetto dice “la latte” e “la sale”, similmente si dice “la Piave” e “la Brenta”. Ho l’impressione che “la Brenta” sopravviva ancora agevolmente, e “la Piave” un po’ meno.
11 dicembre 2014 alle 07:53
Sono mezzosangue. Razza Piave per parte di madre, di Conegliano. Certo, la locuzione è trevigiana, ma molte volte si usa anche per identificare i veneti in generale.
Sulla Piave, se ti fidi di Rumiz:
http://ow.ly/FI7Bi
11 dicembre 2014 alle 08:12
L’uso maschile per il fiume Piave, penso si sia diffuso anche grazie alla “canzone del Piave” di E.A, Mario (Un napoletano che scrive una canzone che molti leghisti vorrebbero come inno della padania 🙂 ).
11 dicembre 2014 alle 08:48
Canzone nella quale, Giovanni, si racconta che l’esercito italiano va a “far contro il nemico una barriera”. Quando è stato il Regno d’Italia ad aggredire l’Impero Austro-Ungarico.
Sul genere, vedere la Treccani. Che pare dar ragione a Gianni più che a Paolo. Mentre Wikipedia dà ragione a Paolo contro Gianni. Nello specifico, mi fido di più della Treccani.
11 dicembre 2014 alle 09:25
Ubi maior.
Ma in fondo una cosa non esclude l’altra.
11 dicembre 2014 alle 14:51
Incuriosito da questa diatriba, “il Piave”/”la Piave”, mi son messo a cercare le definizioni più diffuse di fiumi e torrenti delle mie parti: Dora Riparia, Dora Baltea, Stura di Lanzo, Ceronda, Chisola, Chiusella, Fisca, Banna, Bendola ecc. e, spostandomi un po’, Sesia, Sessera, Rovasenda ecc. sono, in dialetto, tutti al femminile. In giro per Wikipedia sono al femminile le due Dora, e la Stura. Ho più volte sentito dire, in italiano, “lo Stura di Lanzo” ma mai “il Dora Baltea”, che certo è femmina e cerulea (autorevoli testi: Carducci e Gozzano!). Il Sesia è, nello stesso articolo, un po’ femminile e un po’ maschile. Ceronda, per Wiki, è maschile (ma nessuno a Venaria Reale ne parla al maschile, per tutti è la Ceronda). Mi vien da pensare che non esista alcuna regola e che il sesso dei fiumi e dei torrenti dipenda dalle consuetudini e dalle interpretazioni locali. Per far cambiare sesso a un fiume o a un torrente deve succedere qualcosa di grave. Per esempio una guerra mondiale. Cose così.
P.S.: un torrente-fiume Brenta qui non c’è. La brènta è la damigiana da 54 litri. Pochi, per un torrente.
13 dicembre 2014 alle 16:55
cosa non succede sui bus di Padova!
13 dicembre 2014 alle 23:24
Siamo all’antropologia della toponomastica. Che esiste per davvero, e vi assicuro che è anche materia nella quale perdersi.
Se volete un esempio, vi consiglio la lettura di questo piccolo documento: 4 pagine, splendide.
13 dicembre 2014 alle 23:28
http://ow.ly/FQCFG
14 dicembre 2014 alle 15:31
Belle davvero Paolo. Siamo quello che diciamo, siamo come ci chiamiamo.