di giuliomozzi
Vorrei inserire in vibrisse una nuova rubrica: “La formazione dell’insegnante di lettere”. Le/gli insegnanti che volessero raccontare la loro formazione possono mandare il loro contributo al mio indirizzo, scrivendo nell’oggetto: “La formazione dell’insegnante di lettere”. Do una sola indicazione: preferisco ricevere testi lunghetti piuttosto che testi ultrasintetici.
Grazie.
18 ottobre 2014 alle 08:24
“ 1 aprile 1991 – L’ex allievo, che ha trentanove anni, quando mi riconosce si ricorda che sono il « professore », che avevo una Cinquecento, che una volta mi sgonfiò le gomme. “. [*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 45
18 ottobre 2014 alle 12:54
Vale anche per gli iscritti alle graduatorie di III fascia che cominceranno a insegnare se va bene alla fine dell’anno? Scherzo.
18 ottobre 2014 alle 14:46
La mia formazione di insegnante di Lettere non vale un articolo “lunghetto”, ma trovo doveroso ricordare Gino Baratta che nei famigerati Corsi abilitanti del 1976 mi aprì tutto un mondo sconosciuto. A lui, non al Liceo, non agli studi universitari, devo quello che sono riuscita a essere e a fare.
18 ottobre 2014 alle 17:15
Condivido quello che dice Nadia. Anche per me ,ne’ il liceo,ne’ gli studi universitari hanno dato niente ,se non la capacità di analizzare un testo.A livello di insegnamento devo la mia formazione al prof Amato,un prof che aveva fatto dell’insegnamento una missione.I suoi discorsi vertevano sempre sull’insegnamento attivo.
Mi spiego meglio.
Tutte le riviste di didattica parlano di inegnamento,non come trasmissione del sapere dal prof al discente,ma come ricerca del sapere tra prof e studenti. Tutti gli insegnanti,nella programmazione iniziale,riportano questo concetto,che puntualmente non viene messo in pratica.
Volevo insegnare portando qualcosa di nuovo,qualcosa che attirasse gli studenti senza dover continuamente riprenderli per la disciplina,far in modo da attirare la loro attenzione e farli partecipare.
Ovviamente non è stato immediato,ci sono voluti anni di esperienza, sulla mia e loro pelle, ma alla fine ce l’ho fatta.
A casa non preparavo la solita lezione,ma cercavo frasi celebri ,aforismi,strofe di poesie o passi antologici particolari degli autori di cui dovevo parlare, ma che dessero agli alunni la possibilità di intervenire anche senza conoscere il nome dell’autore di cui si parlava, ma che veniva fuori ugualmente all’interno della lezione.
Inizio particolarmente difficile e criticato sia dal preside che dai genitori,che ritenevano il mio insegnamento non solo difficile,ma usciva fuori dai canoni tradizionali,che dai colleghi ,perché apportavo innovazioni che non volevano seguire (spesso per mancanza di tempo).
So,però che alla fine dell’anno i genitori mi ringraziavano e gli studenti mi hanno scritto per anni anche dopo la maturità.
18 ottobre 2014 alle 18:54
Inserisco uma domanda: può un bravo insegnante di Lettere diventare anche un bravo scrittore? a me viene in mente Domenico Starnone. Credo ve ne siano altri, forse parecchi, ma non me li ricordo.
18 ottobre 2014 alle 19:08
Precisazione. Ci sono bravi insegnanti di Lettere e grandi editorialisti che scrivono meravigliosamente bene. Ma quando si cimentano con la stesura di un romanzo combinano orribilia (magari per la poesia le cose stanno in maniera diversa). Eppure scrivono tutti!
Se vedo giusto, per quale motivo i tre impegni non sempre si conciliano?
18 ottobre 2014 alle 19:35
Carlo. Ho pensato subito a Sandro Onofri.
18 ottobre 2014 alle 19:49
Eccome! Tra poeti e scrittori, i primi nomi che mi sono venuti in mente sono Pascoli, Carducci, Pasolini. La Morante scriveva tesi di laurea per conto di terzi. Oggi ci sono per esempio per la narrativa Raimo o per la poesia Damiani. D’Avenia personalmente non mi sembra credibile come scrittore, però anche lui insegna e pubblica libri. Ce ne sono molti.
18 ottobre 2014 alle 19:52
il grande Marco Lodoli. Ha insegnato la poetessa Vivian
Lamarque.
19 ottobre 2014 alle 19:11
@ Enrico. Pienamente d’accordo, mi scuso per aver appunto dimenticato Onofri e Lodoli.
19 ottobre 2014 alle 20:03
L’ha ribloggato su Dentro il cerchio.
22 ottobre 2014 alle 22:17
l’attività dell’insegnamento richiede una certa metodicità e un grande impegno emotivo che possono allontanare dalla creazione e uccidere l’ispirazione in quanto privano della necessaria libertà mentale. Solo chi riesce a non farsi condizionare da queste cose può scrivere opere valide. La Lamarque è insegnante? Non lo sapevo.
22 ottobre 2014 alle 22:20
Diciamo che mi sembra più probabile che un grande scrittore possa anche fare l’insegnante piuttosto che un insegnante possa diventare un bravo scrittore.
23 ottobre 2014 alle 13:56
Mi pare che la questione “insegnanti/scrittori” sia una questione inesistente.
Nadia: gli insegnanti della secondaria superiore sono reclutati tra i laureati. Ma, come noto, l’università non insegna a insegnare (nemmeno nei corsi di laurea i cui laureati finiscono prevalentemente nell’insegnamento). Quindi la formazione dell’insegnante “in quanto insegnante” – cioè non per le mere competenze (che non sono mica poco, sia chiaro) ma per la capacità di insegnare – spesso avviene altrove: in situazioni formative più o meno formali. Ma può anche avvenire nell’università, grazie al contatto con insegnanti bravi e appassionati.
Per non parlare della formazione degli “insegnanti di scrittura creativa”…
23 ottobre 2014 alle 15:50
“ Lunedì 22 febbraio 1999 – Io non ho da insegnare niente a nessuno. « E il diario? » Quello non si insegna, si impara. « Credevo che si scrivesse… » È la stessa cosa. “ [*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 49
23 ottobre 2014 alle 19:06
tutti gli insegnanti sono reclutati tra i laureati, anche quelli della primaria, ormai. (ci vuole la laurea in scienze della formazione)
24 ottobre 2014 alle 05:40
Lo so, Teresaz. E’ che ieri avevo in mente – per ragioni mie – gli insegnanti della secondaria superiore: e così ho risposto, per errore, come se si parlasse solo di loro e non anche di quelli dell’inferiore.
Agli insegnanti della scuola primaria si chiede di avere una formazione formale all’insegnamento, cioè appunto la laurea in Scienze della formazione.