di giuliomozzi
Sono alla stazione ferroviaria. E’ mezzanotte passata. Aspetto un taxi. Il taxi arriva.
Non ho ancora chiuso la porta che riconosco le note e i timbri del Sacre du printemps di Stravinskij.
Do l’indirizzo.
Prima di partire il tassista allunga la mano destra sul cruscotto, abolisce Stravinskij e passa a una radio commerciale.
“Guardi che Stravinskij andava benissimo”, dico.
“Ma noi abbiamo una sponsorizzazione”, dice il tassista. “Dobbiamo far ascoltare ai clienti questa radio qui”.
“Allora, se può”, dico, “la spenga”.
“Non le piace questa radio?”, dice il tassista.
“Non so neanche che radio è. Non mi interessa questa musica”, dico.
“Magari la prossima canzone va meglio”, dice il tassista.
“Ma a lei piace questa radio?”, dico.
“Fa cagare”, dice il tassista. “Ma abbiamo la sponsorizzazione”.
Tag: Igor Stravinskij
30 settembre 2014 alle 10:16
della serie: subire!
30 settembre 2014 alle 11:01
“ 2 giugno 1994 – Il nonno Coelio era il fratello dello zio Carlo (quello delle Madonne). Insieme all’altro fratello Corrado formavano un trio – violoncello, violino e pianoforte -. Naturalmente io non li ho mai sentiti suonare e tutte queste cose le so per sentito dire. Il nonno Coelio, d’altra parte, non l’ho mai visto se non in fotografia: è un bell’uomo dall’aria un po’ superba, ma forse dipende dallo smoking, oppure dal fatto che era direttore d’orchestra. Il nonno Coelio stava in Svizzera e la Svizzera, non so perché, per me ha a che fare con la musica; infatti vent’anni fa a Lugano fui ospite di quel compositore allievo di Donatoni, di cui non ricordo il nome, e se ci penso mi viene in mente Lutterotti, ma quello era il maestro di tennis, svizzero è vero anche lui. Musica per musica ripenso a quel trio che non ho mai sentito e alzando gli occhi non posso fare a meno di contemplare ancora una volta quell’altro trio, più o meno coevo, della nonna Ida e delle sue sorelle, tanto che mi viene di pensare che è proprio vero quello che dicono Lopez, Marchesini e Solenghi, che All’inizio era il trio. Che poi è quello che pensava anche Federigo Tozzi, non so se hai mai letto Tre croci. Musica per musica penso anche che ormai penso che la letteratura è la meno arte di tutte le arti, perché ha a che fare con un materiale pesante, duro e ingombrante come la parola. Ci vorrebbe un solvente, penso. E ora un bell’applauso, grazie. “.[*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 18
30 settembre 2014 alle 12:52
Subire e tacere, altrimenti ti levano la sponsorizzazione. Potresti scoprire che si può vivere lo stesso. Non sia mai!
30 settembre 2014 alle 13:59
e poi la sacre du printemps è una noia mortale, come disse una mia vicina di poltrona futuro assessore alla cultura
30 settembre 2014 alle 14:55
non capisco mai se questi (micro)racconti sono:
a-critica sociale quasi pop
b-racconti tout court
c-un mix delle due sopra
30 settembre 2014 alle 15:00
Sono racconti un peu court!
30 settembre 2014 alle 15:02
très peu court!
ma cmq la vaga intonazione moraleggiante, c’è, credo
30 settembre 2014 alle 15:17
Io direi, Davide, che sono piccoli esercizi di critica delle relazioni interpresonali. E, più che di intonazione moraleggiante, parlerei di desidierio di igiene (“la retorica, sola igiene del mondo!”).
30 settembre 2014 alle 15:18
oddio,fai tu,però “desiderio di igiene” mi sembra un pò troppo forte,come cosa..
30 settembre 2014 alle 15:22
Davide: sono dodici anni che mi applico a questo esercizio. Non posso considerarlo una roba seria.
30 settembre 2014 alle 15:38
” Mercoledì 3 dicembre 1997 – La giustizia non è moralista, ma il giornalismo sì. Meglio sarebbe dire: la scrittura. Meglio sarebbe dire: morale. C’è una moralità nella scrittura, un’etica della scrittura, una giustizia della scrittura. Io ne sono certo, anche se non so dire qual è. (Io continuo a pensare che la scrittura è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai giornalisti. Continuo, ma ho anche il timore di non poterlo dimostrare) “. [*] **]
[*] La s-formazione dello scrittore / 19
[**] Direi comunque che, semmai, quelle di Giulio sono ” moralitäten “.
30 settembre 2014 alle 19:11
“ Giovedì 27 dicembre 2007 – « Raccontini brevissimi, ritratti, dialoghi, epigrammi, spesso semplici annotazioni di uno o due righi. La moralità scaturisce, a volte, da una constatazione che contiene in sé gli elementi di un compiuto giudizio. È il modo di parlare dei calabresi, i quali, per loro connaturata abitudine alla saggezza, raramente dicono senza insieme giudicare. » (Luciano De Rosa, Paese di La Cava, in «La Gazzetta di Parma», 3 settembre 1953) “. [*]
[*] La s-formazione dello scrittore / 21
1 ottobre 2014 alle 11:35
faceva una migliore pubblicità se lasciava Stravinskij…. io prenderei volentieri un taxi che mi fa ascoltare bella musica!!!!