A Trento, al momento 23 iscritti al corso introduttivo alla narrazione; nessun iscritto al corso introduttivo allo scrivere in versi, benché il programma sia bellissimo (il problema si era già posto con il corso padovano sullo stile, andato deserto; mentre a Trento, con l’identico programma, s’era fatto il pieno). gm
10 settembre 2014 alle 07:36
Trento è distante. Mi potrebbe interessare (sarebbe accessibile) se fosse un seminario concentrato in 2-3 giorni.
10 settembre 2014 alle 07:55
“ Venerdì 2 novembre 2001 – Dice Giorgio Van Straten che « “ Niccolo! Déstati! ” » (Federigo Tozzi, Tre croci, 1918) è un toscanismo. Io invece dico che è un inizio. Si comincia sempre con lo svegliarsi, penso, oppure con l’essere svegliati. Io, per esempio, stamani mi sono svegliato nella mia nuova casa – è nuova, ma, come al solito, non è mia -, e ho pensato che è brutta. Una brutta casa, un brutto inizio. Un brutto risveglio. E Giorgio Van Straten, di cui ho letto ieri assolutamente per caso l’introduzione all’edizione ipereconomica del romanzo di Tozzi (1993), è uno scrittore, e io invece no. Già: perché no? Perché non ho voluto scrivere? Ammesso poi che ne fossi capace. Giorgio Van Straten non solo è uno scrittore e anche molte altre cose, ma è anche un toscano, pur avendo quel nome straniero. E io invece no. Già: perché no? Perché non ho voluto vivere in Toscana? Ammesso che me lo lasciassero fare. Comunque ormai siamo svegli. (Scrissi: non sono io che devo scrivere. E allora, di che mi lamento?) (Il difficile è continuare a non scrivere) “.
10 settembre 2014 alle 09:22
un’ipotesi: “scrivere in versi”; non c’hai messo la paroletta “poesia” e molti vogliono scrivere “poesia” e mica “in versi”… PS acabarra59, le pagine strappate dal diario del tuo nuovo millennio sono di sommessa immedicabile malinconia: segnate dal “non”, dal negativo… mi scende una lacrima. Sai.
10 settembre 2014 alle 10:27
Ciao Giulio, non mi meraviglio. Purtroppo la poesia è bistrattata. Tutti pensano d’essere capaci di scrivere in versi… basta andare a capo, dicono.
Stefano
10 settembre 2014 alle 11:47
non credo il problema sia che la poesia è bistrattata:è proprio che non è letta-le canzoni a molti bastano e avanzano-e forse è un pò meno “scritta”/praticata di quanto si pensi-la narrativa vera e propria quella si che ha molti piu fancers
10 settembre 2014 alle 12:15
DM (da non confondersi con dm) (ma perché non firmarsi con nome e cognome, non lo capirò mai…).
Un corso in due-tre giorni su contenuti analoghi, in questo momento, non è previsto da nessuna parte.
10 settembre 2014 alle 12:19
“ 30 gennaio 1994 – « Anche Renard aveva qualcosa di nodoso e solitario che lo apparentava a papà Bulot: una vera misantropia da paesano. Medico di campagna, giudice di pace, sindaco di paese, si sarebbe perfettamente adattato alle sue funzioni; forse sarebbe stato felice. Ma era un taciturno che aveva la passione di scrivere; e venuto a fare l’originale a Parigi, cercava la compagnia per mostrare la sua solitudine, e negli ambienti che frequentava si temeva il suo silenzio carico di rivendicazioni. È venuto a tacere per iscritto. Ha voluto brillare con opere che si presentassero, tra i libri facondi dell’epoca, esattamente come si presentava lui tra i chiacchieroni da salotto. » (Jean Paul Sartre, Note sul Journal di Jules Renard) ” [*]
[*] Tanti saluti a Garufi.
10 settembre 2014 alle 13:09
a me piacerebbe un corso introduttivo alla lettura della scrittura in versi
10 settembre 2014 alle 14:09
Eh, Giulio, la mia firma è effettiva solo dopo il click sul link “dm”, non mi firmo col nome e col cognome per essere più libero (dagli amici e dai parenti che mi cercano continuamente. Soprattutto dai parenti. Serpenti, no be’, solo un po’ invadenti).
10 settembre 2014 alle 14:09
Come dice qui sopra Monica anche a me piacerebbe partecipare a un corso introduttivo alla lettura della scrittura in versi, perché sinceramente la poesia non riesco a leggerla. Vorrei ma non ce la faccio, non riesco a capirci niente. Mi blocco dopo qualche pagina, in qualche caso dopo pochi versi. Merini, Zanzotto, Cappello ecc ecc niente da fare. Due libri di poesie (interi) in realtà solo riuscito a leggerli mettendomi di impegno: Seamus Heaney, Vedere cose e Philip Larkin, Finestre alte. Quanto al corso introduttivo allo scrivere in versi parteciperei anche a questo molto volentieri (potendo) perché non mi dispiacerebbe imparare a scrivere versi con cognizione di causa. Ho mandato qualcosa per Le cose che sono in casa ma procedendo dal punto vista formale del tutto alla cieca, seguendo un mio ritmo interiore, andando a capo quando dentro di me vedevo l’a capo e cosi via
10 settembre 2014 alle 14:13
Giulio, una vera tristezza, soprattutto per chi come me è dall’altra parte della penisola e non può, almeno per il momento, aderire.
La cosa ancora più triste è che dalle mie parti non si propone nulla di tale portata e la cose sembrano peggiorare per svariati motivi da commerciali e sociologici a quelli politici. L’unica oasi culturalmente felice, per quel che mi riguarda, è stato il corso universitario di analisi critica e testuale del testo in versi e del testo narrativo.
Ho imparato tanto, i docenti erano molto preparati e giustamente severi. Non vedo l’ora che riprendano i corsi.
Buon lavoro.
Saluti.
10 settembre 2014 alle 14:35
Ersilia: in quale parte d’Italia stai?
Cristian, Monica: la richiesta di corsi di lettura è continua. Tutte le volte che ho provato a proporli, iscrizioni zero.
10 settembre 2014 alle 14:52
Caro Giulio Mozzi, ma lei ci verrebbe a Torino? Ci sono tante persone che scrivono versi e che amerebbero fare una cosa del genere.
10 settembre 2014 alle 15:06
Salerno.
10 settembre 2014 alle 15:13
Grazie, Ersilia.
Maria Nicola: volentieri. Però ci vuole qualcuno che lì sul posto organizzi.
Un circolo torinese (non il Circolo dei lettori) mi ha proposto prima dell’estate di condurre un laboratorio di narrazione: ma poi, sentiti i soci e i frequentatori, mi dissero che non se ne faceva niente.
10 settembre 2014 alle 15:35
Piccolo spazio pubblicità: non lontano da Torino!
10 settembre 2014 alle 15:53
I poeti san già tutto: / è poetico anche un rutto. / Versi liberi o con rima? / Senza metro si fa prima. / Versi seri oppur facezie, / gran poemi oppure inezie… / Voglion far di tutto un po’ / (però perdono la “o”).
10 settembre 2014 alle 16:39
Il problema è che quando devi sentire i soci, i frequentatori, il consiglio direttivo, il presidente coi vicepresidenti e i turni della donna delle pulizie non si combina mai niente.
Io invece che a organizzare son solo come John Keats, come il passero di Leopardi e la capra di Saba, o se volete come Fausto Coppi o come Drogo alla fortezza Bastiani, il corso con Giulio Mozzi, di griffa o di graffa, l’ho organizzato.
10 settembre 2014 alle 18:51
Chissà. Devo dire che qua a Cinisello Balsamo, ho “riempito” un laboratorio di scrittura poetica (sulle quindici persone), e anche uno in cui presentavo dei poeti, di volta in volta: Candiani, Lamarque, Rossi e altri, proponendo un’esperienza di “lettura a più teste” di liriche; forse si è trattata di una felice “comunicazione” con il territorio, che è precisamente il mio. Innumerevoli sono i fattori che decidono del successo o meno di un laboratorio di scrittura creativa. Per una persona come me (più che uno scrittore mi considero uno che ha lavorato nella sua vita tanto con la scrittura) il rapporto con il territorio si è rivelato importantissimo, spesso determinante. E poi: la comunicazione. Come mai, Giulio, su “Vibrisse” questo “scrivere in versi” non è comparso (a meno che me lo sia perso)? chi e come si è occupato della pubblicizzazione, e attraverso quali canali? tutti fattori – penso -da considerare se si vuole parlare di successo/insuccesso, al di là degli stereotipi…
10 settembre 2014 alle 19:12
” 5 aprile 1995 – Sì, sono di Siena, la città del panforte, del Palio, la città dei fratelli Nannini, la città dove è morto Calvino. “.
10 settembre 2014 alle 21:47
(Tra i senesi anche Tozzi… Ma non quello là di “Tu”, cioè lui).
10 settembre 2014 alle 22:27
” 6 maggio 1990 – Letteratura è: avere letto Tozzi solo quando mi andava e non perché era di Siena. “.
11 settembre 2014 alle 06:51
Enrico: i due corsi, entrambi organizzati dal Teatro Spazio 14 di Trento, sono stati pubblicizzati esattamente nello stesso modo e nella stessa misura.
11 settembre 2014 alle 11:12
hm, forse quando li hai proposti non me ne sono accorta, o erano lontani, o ero senza soldi.
Mi piacerebbe anche molto questo: https://vibrisse.wordpress.com/2013/03/30/punteggiatura/
L’avevi poi fatto?
11 settembre 2014 alle 14:40
Teatro Spazio 14… ipotizzo che lo “scrivere in versi” (noto di sfuggita che nessuno coglie le sottili implicazioni comunicative e semantiche nella differenza tra “scrivere poesia” e “scrivere in versi”) possa non interessare in particolare una utenza vicina o raggiunta da un ambiente legato al teatro… molto più aperto alla dimensione della narrazione (esiste anche la dicitura “teatro di narrazione…)