di Marco Candida
[Le regole del gioco sono qui].
Un fazzoletto, sulla scrivania,
tra penne e fogli e albi, come
una rosa. Un altro sembra una
barchetta, sta posato sul letto.
Sul pavimento una pallottola
tutta pesta, bianca, vicino alla
gamba del tavolo e sotto la sedia
un altro fazzuolo scivolato lì.
C’è un fazzoletto usato in bagno.
Uno sul lavandino della cucina.
Moccichini sul tappeto della sala.
Fazzoletti anche in anticamera.
Sono pezzuole da naso, di carta,
Soft Dream, quattro veli, dieci a
pacchetto. Li uso spesso, spesso
per il raffreddore. Spesso spuntano
da ovunque: un angolo dell’assito,
tiro un cassetto e ce n’è uno usato,
sembrano insetti bianchi, bavosi,
e a volte me li immagino librarsi.
E’ il mio naso a farli, a volte penso
li starnutisca già fuori così.
Prima di coricarmi, a volte, li raccolgo,
ma io la sera sul letto ci stramazzo:
non ho le forze di andare per angoli,
recuperarli. Poi in cucina buttarli nel
sacco. E poi anche se lo facessi il mio
naso ne starnutirebbe altri, ben impa-
stati. Chissà, forse ha ragione la mia
Rosina quando mi dice che io l’
infreddatura ce l’ho solo in testa. Ma i
fazzoletti ci sono, sono lì, sono reali.
La notte penso Rosina abbia ragione.
E’ la mia testa. I fazzoletti ci sono, sì,
ma sono fantasmi della mia crapa. Son
mie preoccupazioni: nessuna barchetta
senza la spina del lavoro e nessuna rosa
senza la rogna dei soldi in banca, e non
ci sarebbe insetto bianco senza alcol, e
insomma che abbia forma di fungo, uovo
o farfalla ogni fazzoletto è solo uno spettro.
Forse per questo non li raccolgo, non li butto.
Voglio averli intorno, sorvegliarli, ricordarli.
La mia casa è tutta piena d’ombre. Tutta.
Spente le luci i fazzoletti sono lì,
posati nei loro angoli, rannicchiati,
in bilico sul braccio di una poltrona,
o vicino la lampada da letto o chissà.
Forse
una
notte
prenderanno
vita.
Mi
soffocheranno.
Tag: Marco Candida
13 settembre 2014 alle 03:22
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