
Leggete questo titolo (dalla prima pagina de Il Messaggero in rete, oggi alle 18.15). Cliccateci su, e leggete l’articolo. Poi domandatevi:
– se il titolo in prima pagina vi pare corretto,
– se pubblicare la faccia del tipo vi pare corretto.
gm
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This entry was posted on 21 agosto 2014 at 18:20 and is filed under Teoria e pratica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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21 agosto 2014 alle 18:30
Secondo me é corretto pubblicare la faccia del mostro , anche perché tutte le città hanno telecamere e nessuno ha chiesto a noi il consenso per la questione della privacy , con la scusa della lotta al terrorismo siamo tutti spiati sia nelle strade e dappertutto .il titolo é un po’ esagerato nel senso che linciato non lo é stato di sicuro , ma ti giuro io ho due figlie di 10 e 3 anni e se dovesse succedere una cosa del genere , perderei la lucidità , nonostante che non ho mai ucciso nemmeno una mosca , sai i bambini sono così indifesi e ci sono mostri in giro .
21 agosto 2014 alle 18:32
Le tue domande sono chiaramente retoriche. aggiungerei che questo modo di fare “informazione” è proprio schifoso. (Ma, poi: si dice “scoppia in un pianto A dirotto”?)
21 agosto 2014 alle 19:02
E’ un titolo fuorviante perché ha tentato di rapire e non “ha rapito” ed inoltre non è stato linciato. Purtroppo siamo invasi da titoli ingannevoli o sbagliati (spesso non solo i titoli).
Se fossimo sicuri che il “rapitore venga liberato solo quando guarito, sarebbe sbagliato pubblicare nome e foto. Se c’è il rischio che tra due giorni venga liberato e possa molestare altre persone la pubblicazione della foto è purtroppo l’unica tutela che hanno i luoi vicini (guardate che questo signore è malato tenetelo sott’occhio).
21 agosto 2014 alle 19:03
Ehm… Anche sbattere la testa “ad un palo di un semaforo” mi pare degna di nota. Il titolo è inappropriato (l’uomo non ha rapito la bambina). La pubblicazione della foto pure; soprattutto se, come viene ipotizzato nell’articolo, il potenziale rapitore può soffrire di qualche patologia psichica.
Anche io ho un figlio piccolo e, come Viola, probabilmente perderei la testa in una situazione del genere. Ma non amo la giustizia fai da te. Né questa specie di giornalismo, becero, sensazionalista, infingardo.
21 agosto 2014 alle 19:04
” 29 luglio 1986 – Con l’universo orrendo i media ci fanno pranzo colazione e cena. “.
21 agosto 2014 alle 19:54
A margine.
Il titolo dell’articolo all’interno del giornale è ed era: “Paura a Roma, un uomo tenta di rapire bimba. I passanti intervengono e lo fanno arrestare”.
Il titolo nella prima pagina è quello riportato da Giulio.
Non è un problema che riguarda solo il messaggero. Le “prime pagine” dei giornali in rete sono gestite col culo. Ho smesso di leggere la gran parte dei giornali in rete per via dell’irritazione cutanea e perinasale scatenata dai titolisti (o chi per loro decide le prassi redazionali). Ho riscontrato che riportando gli errori consapevoli dei titoli in prima pagina nei commenti sotto al relativo articolo, si perde solo tempo, si viene censurati o comunque l’errore resta (il Corriere.it vanta una censura, in questo senso, sorprendente).
Io un giornale che mi prende per il culo, nella sua prima pagina, attirando il mio “click” con l’astuzia di alterare sensibilmente la notizia con un’approssimazione per eccesso (o riportando il falso deliberatamente) non solo evito di leggerlo, ma evito di trattarlo meno rudemente della carta che si trova nei bagni.
E anche questo l’ho tolto dallo scarponcino.
.
21 agosto 2014 alle 21:03
Anche i cartelli di “avviso” di articoli sensazionali, che potete vedere al di fuori di qualunque edicola (specie se di paese), sono fatti precisamente allo stesso modo (quello spiegato poco sopra da dm).
Del resto: che tra titolo, filetto e articolo vi siano discrepanze logico-formali anche gravi (se non addirittura insultanti) non è storia nuova.
Titolare “Rapisce una bimba…”, oppure “Tenta di rapire una bimba…” è in entrambi i casi sbagliato perché:
a) la bimba NON è stata rapita, dunque il primo titolo è sbagliato
b) il soggetto potrebbe essere affetto da seri problemi psichici, dunque non sappiamo se il suo è un tentativo di rapimento (consapevole) e non invece un gesto dettato da qualche forma di sconvolgimento o alterazione mentale. Per questa ragione anche il secondo titolo è sbagliato.
Pubblicare la fotografia del tipo? Al solito si tratta di sensazionalismo di provincia (benché nella capitale!): non sappiamo ancora nulla di quel signore. Non possiamo marchiarlo come lupo mannaro.
Ma infine, forse, è la stessa tecno-struttura dell’informazione che non crede in se stessa e mira a sparare alto, a effettone. Tanto quella foto, fra tre giorni, nessuno più se la ricorderà.
21 agosto 2014 alle 21:36
RobySan, io la penso così.
Tra le approssimazioni, si tratta di scegliere quella più igienica.
E c’è una differenza tra i cartelli promozionali dei giornali e i giornali. I primi non sono e non possono essere considerati “voce” del tal giornale.
Un titolo nella prima pagina di un giornale è, invece, nella responsabilità (anche giuridica) di chi lo scrive e del direttore (indirettamente, per condotta omissiva).
p.s.
Vivo anch’io in provincia. Anzi, nella provincia della provincia. E proprio per questo, coi cartelli cui ti riferisci si fa grande attenzione. Perché il mondo è piccino. La distorsione tende, al più, a ingigantire notizie locali così che sembrino nazionali, e quando esagerano internazionali.
21 agosto 2014 alle 22:17
Sulla differenza tra giornalismi. Esempio frivolo.
Titolo e sommario, dal Corriere.it
Attacco dell’articolo del Corriere.it
Titolo e sommario, da Ansa.it
.
21 agosto 2014 alle 22:31
Titolo e occhiello dal Guardian (tanto per):
21 agosto 2014 alle 23:07
L’importante è che Balotelli vada via dal Milan. Se non lo compra il Liverpool almeno che lo rapisca il tipo dell’articolo.
21 agosto 2014 alle 23:23
(Secondo me, Mario Balotelli ha tutte le qualità per rapirsi da sé.)
21 agosto 2014 alle 23:28
“ 16 gennaio 1993 – « Generale, Totò è con noi » (Titolo di Repubblica sull’arresto di Riina) “.
22 agosto 2014 alle 00:14
“ 9 dicembre 1987 – C’è sempre qualcosa di patetico, di scolastico, di penoso, di un po’ schifoso nel giornale, solo a saperlo leggere. Quel titolo che suona strano perché non si è potuto usare quella parola già usata nel titolo accanto, quel dire « nostro servizio » quando è evidente che è lo stesso che hanno anche gli altri giornali perché si tratta di un’agenzia, quel punto interrogativo, quel punto esclamativo interdetti anche dov’erano indispensabili, quelle firme, quelle siglette, quelle faccine. Mezzi di comunicazione di massa? Facciamo mezzucci. “.
22 agosto 2014 alle 05:27
Viola: il tipo non è un “mostro”. E’, a quel che si capisce dall’articolo, un poveretto fuori di testa.
Le telecamere nelle strade non sono state messe “con la scusa della lotta al terrorismo”.
Il titolo non è “un po’ esagerato”: è menzognero.
Il titolo non lo ha scritto la madre della bimba: l’ha scritto un professionista, tranquillo e sicuro nel suo ufficio con l’aria condizionata. Da lui (o lei che sia) ci si deve aspettare il controllo emotivo.
22 agosto 2014 alle 08:01
“ Senza data [1980] – Nel giornalismo che aborrisce / abolisce i punti interrogativi la dispersa plebe delle certezze minuscole. Chiarezza, chiarezza e il nero solo in certe occasioni. Il qui, l’oggi, il mattino, e se è la sera è illuminata a giorno. L’effimero portato avanti, dietro non c’è mai niente. La memoria archivio. Al quarto piano. La preghieralaica del mattino. Ma io pregavo la sera. Prima di addormentarmi. “.
22 agosto 2014 alle 08:15
: “ 27 ottobre 1985 – « Il mostro non si è fermato mai un momento », scrive il giornalista. Ma dimentica di aggiungere: « La notte segue sempre il giorno », etc. “.
22 agosto 2014 alle 09:03
“22 agosto 2014 – a parte che oggi è il compleanno di mia madre – auguri mamma Mary – che poi è anche un verso di quella canzone dei Beatles che dice «Mother Mary comes to me», – gli inviati del Messaggero hanno scoperto che il mostro rapitore è Jimmy Fontana.
E non importa che Jimmy Fontana sia “morto”, purtroppo per lui e per la musica leggera italiana, l’undici settembre – data funesta anche per altri motivi – duemilatredici”.
22 agosto 2014 alle 09:08
“ 31 luglio 1984 – L’atteggiamento « scientifico » nei confronti del testo letterario – fino all’instaurarsi di un vero e proprio tabù del contatto diretto con il medesimo per una moltitudine di lettori che con la letteratura sono riusciti a non avere nessun vero rapporto -, la lucidità analitica etc. non impediscono che la potenzialità mitico-allucinatoria della scrittura si riproponga altrove che nei libri di letteratura propriamente detti, per esempio nelle letterature « minori » o minime e, soprattutto, nel giornalismo. “.
22 agosto 2014 alle 14:00
“Follia a Roma: linciato dalla folla inferocita per aver preso in braccio una bambina moldava che credeva in pericolo”.
22 agosto 2014 alle 23:54
“ Giovedì 23 maggio 1996 – I giornalisti, anzi: i titolisti – che sono giornalisti anche loro -, scrivono spesso la parola « diario ». « Diario » di qua, « diario » di là. Anche stamani ne ho letto uno: « Diario di un giorno di fuoco » (era Roma ieri, nel giorno della finale della Coppa dei Campioni – vinta dalla Juve, va detto, da uno che, se non è juventino, nel ‘58 lo era, parecchio tempo, va detto, prima di Veltroni). I giornalisti anzi i titolisti scrivono « diario », ma solo per scherzo. Anzi, un pochino anche per scherno, perché pensano – a buon titolo – (ah ah) – che i diari li scrivono i ragazzi anzi le ragazzine, quelli dello zainetto, del cuore di panna, quelli di quanto mi ami, li scrivono una volta e poi mai più. I giornalisti pensano che il diario vero è quello che scrivono loro, che si chiama « giornale », senza « intimo », anzi per niente. È un po’ come il cinema, che ci fa vedere musei, quadri, pittori come se la pittura lo riguardasse personalmente, – mi ricordo sempre quel film di Huston su Toulouse Lautrec, che forse era Mel Ferrer, che era « da piangere », che era un’« americanata » – e invece è soltanto un modo di dire e, un pochino, una beffa. Io, che tutte queste cose le so, scrivo davvero – e lo scherzo sta qui – un diario. Chissà che cosa credo di fare. “.