Anche questo non è un sonetto

by

di giuliomozzi

Nient’altro che una vita avrò dal mondo
e povera, e meschina, e la vecchiaia
già mi si annuncia come una tortura:
pensione non avrò, figli nemmeno,

e a me chi baderà quando le mani
non reggeranno neanche più il cucchiaio?
Quando la mente sarà vuota e persa,
quando le gambe non terranno il peso,

quando il dolore invaderà la carne?
Sarà una grazia allora avere un letto
e una pietosa che mi lavi il culo.

Oh ***, tu questo mi hai insegnato
morendo piano piano: che morire
sarà soltanto una liberazione.

I tre asterischi valgano per tre sillabe, omesse per discrezione. Il testo è stato scritto il 14 e 15 agosto 2014.

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35 Risposte to “Anche questo non è un sonetto”

  1. francesco genovese Says:

    Caro Mozzi, il giorno di ferragosto ispira tristi pensieri. Ė cosī. Io ho un figlio, sono tuo coetaneo.
    Credimi, vivendo in questo periodo la vecchiaia e l assistenza a mia madre ( siamo 4 figli e una badante) mi rendo conto come sia complicata la vecchiaia per chi la vive e per chi la condivide.
    Quindi il mio futuro mi preoccupa per come sarà difficile per un figlio unico gestire un padre anziano.
    Proprio in questi giorni scherzando a lui diciottenne dico che male che vada dovrà scegliere se buttarmi nella indifferenziata o nell umido.
    Non se morire sarà una liberazione. Ti potrei raccontare un’altra storia.Ma è, appunto un’altra storia.Dai che Ferragosto sta finendo.

  2. acabarra59 Says:

    ” Giovedì 14 agosto 2014 – Poi torno a dormire e, non so come, sono a Castiglioncello, per una specie di congresso dell’Abi. E c’è lei, la capufficio, quella che so che è nata il 4 agosto, cioè lo stesso giorno di Eli etc., e fra noi c’è grandissimo amore, e anche meravigliosissimo sesso, cioè la bacio dappertutto, con immenso piacere etc. Poi nell’albergo, quando mi affaccio, vedo che è proprio il punto dove, cinquant’anni fa mi sono messo a dormire e mi ripropongo di dirglielo. Poi facciamo una passeggiata in paese, ma a un certo punto io dico qualcosa che non le piace, o forse è il modo in cui lo dico, fatto sta che vedo che è salita su un autobus ed è tornata indietro. Così torno anche io e quando incontro i ferrovieri che parlano sindacalese capisco che sono vicino alla stazione etc. All’albergo, fra quelli che si preparavano a partire c’era anche quello di Vibrisse, Giulio Mozzi, con cui ho scambiato un abbraccio e un’affettuosa stretta di mano. L’unica cosa è che, quando tentavo di prendere il caffè, non ci riuscivo perché mi si versava sempre. “.

  3. viola Says:

    Buongiorno Giulio, questi pensieri purtroppo mi colpiscono anche a me. Ho due figlie ma penso che non arriverò alla vecchiaia, non vorrei diventare un peso per loro, scomparirò nel nulla come una foglia secca nel vento d’autunno…

  4. gian marco griffi Says:

    Margo è bellissima, e io le compero una pannocchia fritta. Sono allegro, non riesco a nasconderlo.
    La signora che vende le pannocchie dice: signore, perché è così allegro?
    Io le domando se crede che dovrei essere un po’ più triste e lei risponde sì, dovrebbe.

  5. dm Says:

    Ho fatto il pranzo di ferragosto (ne dico come fosse una ricorrenza, non lo è).
    C’era anche mio nonno.
    Non ricordo chi gli ha sminuzzato la pizza, come una pappina. Se l’è gustata – qualcun altro ha interpretato -,dato che in quarantacinque minuti il piatto è diventato bianco.
    La badante che sorride. La nonna che inventa un ricordo. E ancora il nonno, nel momento del caffè, che dice di esserci.
    – Pupù.
    Tutti in fondo a destra, dopo i quadri con le piramidi e cineserie egiziane. Piccoli passi, mani sotto alle ascelle. Il rischio del farsela addosso, che anche con il pannolone è un ingombro.
    Poi no. A casa.

  6. Mimmo Pugliese Says:

    Non esser così cupo, caro Giulio.
    La vita è sempre piena di sorprese:
    non puoi saper che serba a te il destino.
    C’è chi trova la compagna canuto;

    c’è chi, giovin cornuto, quella perde.
    L’età non conta per trovar l’amore.
    Un mio amico che aveva la badante
    L’ha sposata ed in un colpo solo

    amante ha adesso, moglie, figli.
    Amato e con cura accudito
    sa che ora solo più non morirà

    Ma sarà proprio vera questa cosa?
    In fondo al mondo siamo nati soli.
    Ancor soli ci troverà la morte.

  7. s.n. Says:

    Avevo inteso che Giulio Mozzi si fosse sposato ieri; non credo che parli di sé, in questo ‘falso sonetto’. Parla di molti altri, sicuramente di me, che sono riuscito a passare questo ferragosto solitario in qualche modo e che adesso questa lettura mi ha ripiombato nello sconforto più grande e irrimediabile, perché le mie paure (le mie certezze) me le ha presentate oggettivate. Anch’io sono quasi vecchio, riesco a mantenermi a stento, non avrò pensione, non ho moglie né figli.

    Preferirei non aver letto il blog, oggi.

  8. giordano boscolo Says:

    Ok, stasera tutti in discoteca

  9. ornella_spagnulo Says:

    Eh, già. Così è se vi pare, e anche se non vi pare 🙂

  10. manu Says:

    Succede che mi stanco di essere uomo
    Succede che entro nelle sartorie e nei cinema smorto,
    impenetrabile, come un cigno di feltro
    che naviga in un’acqua di origine e di cenere.
    L’odore dei parrucchieri mi fa piangere e stridere
    Voglio solo un riposo di ciottoli o di lana
    Non voglio più vedere stabilimenti e giardini
    Mercanzie, occhiali e ascensori.
    Succede che mi stanco dei miei piedi e delle mie unghie
    E dei miei capelli e della mia ombra
    Succede che mi stanco di essere uomo.
    Dopo tutto sarebbe delizioso
    Spaventare un notaio con un giglio mozzo
    O dar morte a una monaca con un colpo d’orecchio.
    Sarebbe bello andare per le vie con un coltello verde
    E gettar grida fino a morir di freddo.
    Non voglio essere più radice nelle tenebre,
    barcollante, con brividi di sonno, proteso all’ingiù,
    nelle fradicie argille della terra
    assorbendo e pensando, mangiando tutti i giorni.
    Non voglio per me tante disgrazie
    Non voglio essere più radice e tomba
    Sotterraneo deserto, stiva di morti,
    intirizzito, morente di pena.
    E per ciò il lunedì brucia come il petrolio
    Quando mi vede giungere con viso da recluso
    E urla nel suo scorrere come ruota ferita
    E fa passi di sangue caldo verso la morte.
    E mi spinge in certi angoli, in certe case umide,
    in ospedali dove le ossa escono dalla finestra,
    in certe calzolerie che puzzano d’aceto
    in strade spaventose come crepe.
    Vi sono uccelli color zolfo e orribili intestini
    Appesi alle porte delle case che odio,
    vi sono dentiere dimenticate in una caffetteria
    vi sono specchi
    che avrebbero dovuto piangere di vergogna e spavento,
    vi sono ombrelli dappertutto e veleni e ombelichi.
    Io passeggio con calma, con occhi, con scarpe,
    con furia, con oblio
    passo attraverso uffici e negozi ortopedici
    e cortili con panni tesi a un filo metallico:
    mutande, camicie e asciugamani che piangono
    lente lacrime sporche.

    WALKING AROUND – Pablo Neruda

  11. acabarra59 Says:

    “ Lunedì 11 marzo 1996 – Ho pensato una notte d’estate. Ho pensato che potrei stare tutta la notte, in ascolto. “.

  12. Arlen Siu (@paolobruschi) Says:

    Poi,
    “D’un tratto nel buio del tunnel apparve uno spiraglio di luce […]. Questo avvenne, credo, nel periodo in cui il pero sbocciò per la terza volta…”

    (Oriana Fallaci)

    http://www.corriere.it/Speciali/Spettacoli/2007/Fallaci/articoli/pezzo1.shtml

  13. Mery Carol Says:

    Sparsi qua e là in casa mia occhieggiano dei foglietti con la scritta S.P.Q.R. Sono pochi quattro rampolli per prendersi cura di un genitore.

  14. Pietropaolo Morrone Says:

    Mi ha ricordato “Il vecchio nonno e il nipotino”, una bellissima fiaba dei fratelli Grimm.

  15. nafralelia Says:

    caro Giulio coraggio !

    a volte siamo sopraffatti dallo scoraggiamento, dalla più oscura depressione; a me capita, di vivere questi momenti di sconforto, soprattutto nei giorni festivi, giorni in cui la gente scalpita, si affanna, per festeggiare …….. ma cosa o chi ?

    come asseriva Cesare Pavese il bello della vita :
    “”é cominciare ”
    cominciare coltivando nuove idee, nuovi progetti, cominciare o saper RICOMINCIARE facendo mille cose; il momento della terza età lo vivremo nel momento essa si presenterà e …… chissà se avremo ancora la forza e soprattutto la voglia di ” cominciare ”

    antonio

  16. acabarra59 Says:

    “ 6 gennaio 1989 – « Perché una cosa sola (fra le molte) mi pare insopportabile all’artista: non sentirsi più all’inizio. » (Cesare Pavese, Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950) “.

  17. Patrizia Says:

    Mi piacerebbe rispondere a Giulio. Ma ho dimenticato la password, il rincoglionimento senile è davvero dietro l’angolo. Bellissime le parole di Pavese, se solo ricordassi di essere mai stata un artista.

  18. chiara eno Says:

    15 agosto 2014
    Sono a pranzo in una palestra con altre quattrocento persone, la maggior parte sono anziani e molto anziani.
    Un contenitore di migliaia e migliaia di anni, di tempo, di storie, di guerre, memorie, amnesie. Ridono e baciano molto, i freni sono allentati in una forma di incontinenza gioiosa.
    Ad un tratto mi sembra tutto così irreale, ho paura, non sono ancora una di loro.
    Esco. Fuori è pianura deserta che permette di vedere l’orizzonte. Insetti ronzanti rasoterra in una danza incomprensibile di cambi di direzione istantanei.
    Poi stanotte ho sognato di volare, sola e senza peso, in pace con me e con tutto: mio sogno ricorrente riparatore, mai una volta che mi faccia dubitare della realtà di ciò che sto vivendo.

  19. gian marco griffi Says:

    Aspe’, chi è che ha detto “si piange per non ridere”?

  20. giordano boscolo Says:

    Lo diceva Cassandra quando andava dalla parrucchiera.

  21. Giulio Mozzi Says:

    Quale password, Patrizia? Non servono password per commentare.

  22. dm Says:

    Uno dei motivi per cui ho smesso di scrivere cose pubblicamente è che c’è un mare di gente che confonde il “sentimento del testo” con lo stato d’animo dello scrivente. È davvero insopportabile.

    Solo il genere, forse, ti salva: quasi nessuno crede che l’autore noir del libro che sta leggendo abbia forti pulsioni omicide.

    Ecco, l’ho detto.

  23. gian marco griffi Says:

    Dm, ti intimo di restituirmi le parole che mi hai rubato di bocca.
    Sebbene tutti sappiano che Edgar Allan Poe fu un pluriomicida e Kafka fu schiacciato per sbaglio da suo padre.

  24. dm Says:

    : )

  25. acabarra59 Says:

    “ Sabato 16 agosto 2014 – Poi esco e incontro la marciatrice. « Calva? » Sempre scherzare… comunque no, non mi pare proprio. Camminava ancheggiando, e io ho pensato: quando si dice unire il Tecnico al Dilettevole… « Marciatrice ». Ma prima avevo pensato di scrivere « podista ». Podista? No, il podista sono io, c’est moi. Logopodista? “.

  26. La Crotti Says:

    Profonda riflessione. Non ci è dato conoscere il destino. La vecchiaia è spesso ancor più triste per chi si ritrova solo pur avendo figli e, purtroppo non è rarità.

  27. Luan Says:

    Propongo una modifica: “quando LA MANO non reggerà neanche più il cucchiaio.” Nessuno tiene il cucchiaio con LE (DUE) MANI.

  28. la matta del cortile Says:

    caro Giulio, leggo ora il tuo sonetto di ferragosto. Non riesco proprio ad adeguarmi allo stile dei tuoi abituali interlocutori come presumo piaccia a te e perciò ti scrivo come vorrei dirti a voce, da “matta del cortile”. Tu, mio caro, hai optato credo da sempre per l'”essere vecchio” : il perché lo saprai certamente ma credo tu abbia fatto ben poco per” riconquistare” la giovinezza, ovvio, non quella anagrafica che per quanto mi risulta non coincide con la serenità e la spensieratezza quasi mai. Tu vuoi essere vecchio e mi auguro che non ti culli in questo stato di melanconia. Ma guardati intorno, Giulio: c’ è un disastro, d’accordo, ma c’è anche tanto di bello che ci vorrebbero almeno duecento anni per accorgersene. O tante vite successive nelle quali però non abbiamo ( o non avremmo contezza di quanto vissuto prima ). Chi ti scrive ha avuto dolori lancinanti dalla vita ma anche il miracolo di vederla nei suoi aspetti più semplici e perciò stupendi. Sprazzi di luce, brevi, ma capaci di saturare le zone oscure. Non sono una privilegiata; forse una matta
    ma ti posso testimoniare che in fondo al cuore c’è una zona intatta, pura e incredibilmente pronta a risponderci solo che la cerchiamo.
    E non pensare solo a chi ti pulirà il culo, vola, vola… Se quelle poche cose che ti ho mandatp ti fossero arrivate sapresti che sono
    coerenti con quanto ti scrivo. Ma avrò pasticciato con il computer , certamente. Un abbraccio, davvero. la matta

    Le ciel est, par-dessus le toit,
    Si bleu, si calme!
    Un arbre, par-dessus le toit,
    Berce sa palme.

    La cloche, dans le ciel qu’on voit,
    Doucement tinte.
    Un oiseau sur l’arbre qu’on voit
    Chante sa plainte.

    Mon Dieu, mon Dieu, la vie est là
    Simple et tranquille.
    Cette paisible rumeur-là
    Vient de la ville.

    – Qu’as-tu fait, à toi que voilà
    Pleurant sans cesse,
    Dis, qu’as-tu fait, toi que voilà,
    De ta jeunesse ? »

    ( Paul Valery Le ciel dessus le toit )

  29. C. Says:

    Ehi, Giulio. 🙂

  30. Adua Says:

    Caro Giulio,
    pure io leggo in ritardo la poesia.
    La trovo proprio bella e interessante:reale, vissuta, sentita.
    E forse non è malinconica come parrebbe leggendola, anche se toccante fino all’ultima strofa.
    Penso sia vitale e pure speranzosa.

    Un caro saluto,
    Adua

  31. Alcide Bava Says:

    Non-sonetto tristanzuolo e commenti da 2 di Novembre. Flaiano vale comme efficace terapia.

    Stammi a sentire, da bambino ero un paggio.
    Tu non mi credi? Ero buono e cortese.
    Schiudi le orecchie, da bambino ero saggio,
    credevo in Dio, amavo il mio Paese.
    Guardami in faccia: ero serio e gentile.
    Rispettavo le piante, i gatti. Ero vile.

    Da vecchio, sarò l’onta del quartiere.
    Da vecchio, tutte le voglio vedere.
    Da vecchio, solo le puttane e il bere.

    Perché mi guardi? Da bambino ero bravo.
    Mi devi credere, ero savio e ubbidiente.
    Da bambino, perdio, mi ti mangiavo
    nello studio. Da bambino ero prudente.
    Tu ridi, stronzo? Ero ben pettinato,
    rispettavo le aiuole, i cani. Ero ordinato.

    Da vecchio, sarò l’onta del quartiere.
    Da vecchio, solo le puttane e il bere.
    Da vecchio, darò via pure il sedere.

    Alcide Bava

  32. la matta del cortile Says:

    E se anche fosse,” dm del 17 agosto”? Non vedo poi così avvilente la commixtio (più che il bisticcio) ” tra sentimento del testo -stato d’animo dello scrivente”. Gli input che Giulio lancia, credo mirino e proprio a questo, ad ottenere “risposte” non univoche, tante per quante sono le maschere della vita, la tua compresa. Stammi bene e continua a scrivere ed a sopportare, come del resto fai, malgrado lo scontento .la matta del cortile

  33. dm Says:

    Matta, ho una sana predilezione per le matte del cortile, ma non sto qui a dirti.
    Io, nel mio piccolo, ho sperimentato che un testo triste, melanconico, strappasacchelacrimali, disperato, cupo, spaventosamente senzauscita, misantropo e via dicendo può portare, se risolto bene, a una gioia incontenibile chi l’ha scritto.
    Credere che l’autore di un testo triste melanconico etc serbi uno stato d’animo triste melanconico etc in virtù (o in vizio) del suo testo mi pare una ingenuità tremenda. Oltre a essere, per me, francamente un motivo di fastidio – per me scrivente, aspirante scrittore, autore di un blog tempo fa in cui etc.
    Poi, a ciascuno la libertà di attribuire stati d’animo e sentimenti in modo arbitrario, per carità (interpretativa)…
    Ciao!

  34. la matta del cortile Says:

    dm, intanto mi corre l’obbligo di ringraziarti per il titolo di ingenua che mi pare un fiore all’occhiello. Poi, insisto nella mia teoria.
    Ho scritto a Giulio quanto si legge, ma ho tentato anche di esporti la mia idea sulle maschere. Per cui quanto scritto era dedicato alla “maschera” che Giulio ha messo in luce . Insisto nel dire che a “quella” maschera io ho risposto. Se poi Giulio sia o meno melanconico, se tema la vecchiaia o no, se s’intenerisca al tuo descrivere il nonno a ferragosto o no, credo sia di un’importanza molto marginale. Nel gioco delle maschere mi pare importante la messa a fuoco più che la realtà o l’apparenza. Giulio ( o chi per lui) potrebbe essere un bonario puparo che cataloga le varie reazioni secondo un interesse antropologico ed umano ( ed anche letterario) : che cambia? Comunque, mi sei simpatico, nonno compreso. Che ci siate o no. la matta

  35. dm Says:

    Ma no, Matta, è impossibile che ti abbia dato dell’ingenua.
    Parlavo infatti alla tua maschera.
    Tu sei fuori da tutti questi discorsi.
    Con molta simpatia.

    D

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