[Le regole del gioco sono qui].
Mio PC, tecnologico portento
che credevo strumento di lavoro,
hai spalancato le finestre al vento,
mi hai trascinata in un’età dell’oro.
Il sapere, le vite immaginate
e immaginarie, il vero e il falso, brama
di fama, riso e pianto a rate,
tutto in un formidabile diorama.
E voi chi siete, e chi vi ha convocati
elettrici fantasmi, ilari lari
familiari, insediati a casa mia?
Sconosciuti, mi diventate cari
(mi sbigottisce ancora la malìa)
poi spengo tutto e ve ne siete andati.
Tag: Alessandra Celano
7 agosto 2014 alle 09:12
vero
7 agosto 2014 alle 09:32
“ 4 dicembre 1994 – Vorrei raccontarti di quando mi siedo al computer. Mi siedo e la sedia fa un cigolio di benvenuto. È l’unico rumore perché appena seduto è calato il silenzio. Accendo la macchina e ascolto i fruscii, i ticchettii dell’hard-disk che comincia girare. Quando fa il bip bip vuol dire che tutto è pronto per digitare. Poi lo schermo, che era nero, diventa blu. È il coperchio della scatola magica. Alzandolo con i comandi appositi entro nel mondo meraviglioso dei file da me creati. Alt, F, A. Si comincia a leggere, si comincia a scrivere. “.
7 agosto 2014 alle 14:40
Interssante la rima con “diorama” e gli “ilari lari / familiari”
7 agosto 2014 alle 18:06
[…] Anche questo sonetto è un mio contributo al gioco delle Cose che ci sono in casa […]
9 agosto 2014 alle 13:19
Ti basta un clic, ed ecco che ci inghiotte
il cono d’ombra del computer spento:
le nostre voci restano nel vento
degli elettroni e, mute, nella notte
del tuo pc, ormai nero firmamento
di fredde stelle dalle luci rotte,
s’ammucchian, nel silenzio buio, a frotte,
vive e pur morte, e preda di sgomento.
Poi, mentre sospiriamo rassegnati
a rimaner dai tuoi pensieri fuori,
soffi di vita in bytes cristallizzati,
palpiti immoti di sospesi cuori,
arrivi ed ecco – clic! – resuscitati
sbocciam di colpo, insieme, come fiori.
10 agosto 2014 alle 23:03
grazie anche qua, Claudio.