L’orologio (Le cose che ci sono in casa, 64)

by

di Maria Rosa Giannalia

[Le regole del gioco sono qui].

Inserti barocchi
nobilitano il legno
scadente
tratto da vile
cassetta di frutta

Giungesti a me
dai tempi di Ellis Island
e come fu,
come fu che fosti
forgiato da una mano
operaia?

Quella mano (immagino)
nodosa e greve
ti regalò eleganza
e, nel tempo, costanza
e rese leggiadro
e prezioso
il tuo congegno
di ruote e di viti

E il bronzo
scurito
del tuo
pendolo
ancora
con voce
armoniosa
ritma
le mie ore.

E nulla so del tuo
fattore che portava
il mio nome.
Né la fatica
in quell’oltremare
dove, condannato
a solitaria esistenza,
alla speranza trovò asilo
e l’affidò
alle sue mani
e alla sua povera arte
che adesso,
da un tempo lontano
e nell’assenza,
ancora
mi consola

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