di giuliomozzi
Cari voi che mi mandate speranzosamente le vostre opere letterarie: vi prego, non vantatevi dei vostri successi nel sottobosco letterario e editoriale. Non elencate i premi letterari nei quali siete stati premiati con quadri di artisti locali, oggetti in ceramica e cesti di prodotti tipici: lì siete stati giudicati da persone che sono ottime persone e probabilmente hanno ottime letture (il bibliotecario, il dirigente scolastico, l’assessore, l’autore di libri di storia locale ecc.) ma non sono dei professionisti dell’editoria e comunque avevano il dovere di premiare qualcuno, possibilmente il meno peggiore tra i partecipanti. Non allegate le proposte di edizione avanzatevi da editori che sono notoriamente editori a spese dell’autore, completamente disinteressati alla bellezza o bruttezza di ciò che stampano (stampano, non pubblicano: ché pubblicare significa mettere in distribuzione). Non speditemi i giudizi critici laudativi e le analisi articolate ricevuti contro pagamento da sedicenti agenzie letterarie che si sono ben guardate dall’assumersi la rappresentanza delle vostre opere (non saprebbero nemmeno a chi rappresentarle, visto che il loro lavoro è spillare soldi agli autori, non far loro guadagnare dei soldi). Non raccontatemi che avete raccolto applausi nelle letture pubbliche svoltesi presso il tale book-café molto trendy o nell’area cultura della nobile Fiera della Luganega. La vostra opera potrebbe essere bellissima, ma nessuno di questi argomenti è utile a me (o a un qualsiasi editore) per cercar di capire se è o non è bellissima. Anzi, la statistica dimostra che chi più tiene ai suoi successi nel sottobosco letterario e editoriale, più difficilmente produce belle opere.
Leggerò comunque ciò che mi mandate: ma risparmiatemi almeno, se potete, la lettura di curricula che dimostrano soltanto la vostra incapacità di intuire la differenza tra, a es., il gruppo Mondadori e il gruppo Albatros.
E comunque state attenti: il sottobosco letterario e editoriale pullula di funghi velenosissimi.
La fotografia in alto viene da qui.
8 luglio 2014 alle 08:45
“ 16 novembre 1995 – « Il successo del mio primo opuscolo Ricorrenze sacre liriche mistiche, dedicato al compianto pontefice, Papa Pio XI; il consenso di critica e di pubblico al mio secondo opuscolo Luce nelle tenebre dedicato nel 1949 al compianto pontefice, Pio XII, pel Suo cinquantesimo anniversario del sacerdozio; il largo consenso mondiale di tutti i Governi-membri della UNESCO al mio trattato di filologia La scalata della Torre di Babele per una lingua internazionale comune; il quarto premio letterario “La Tuscia” conseguito pel sonetto Il Sacro Corporale; il premio nazionale mariano di poesia Montenero 1963, m’incoraggiano a dedicare il volume Diario della Salvezza a S. S. Paolo VI, felicemente regnante, saggio che vuole esortare tutti gli uomini di buona volontà a credere fermamente in Dio, a vivere di carità e d’amore, onde esser degni, un giorno, di meritare l’ambito premio di tutti i redenti in Cristo-Salvatore: il Santo Paradiso. “ (Antonino Cerami, Prefazione a Diario della Salvezza, 1967) “.
8 luglio 2014 alle 09:09
Giulio: quando dici che “la statistica dimostra che chi più tiene ai suoi successi nel sottobosco letterario e editoriale, più difficilmente produce belle opere.” immagino che ti riferisca alla tua statistica personale (che sappiamo essere rilevante), oppure c’e’ qualche altro sensibile a tal proposito?
PS: alla sagra della salsiccia di fegato di Corropoli e’ possibile incontrare numerosi talenti letterari sommersi.
8 luglio 2014 alle 09:39
L’ha ribloggato su Una Lettricee ha commentato:
Dice il Mozzi “Risparmiatemi almeno, se potete, la lettura di curricula che dimostrano soltanto la vostra incapacità di intuire la differenza tra, a es., il gruppo Mondadori e il gruppo Albatros”
8 luglio 2014 alle 09:51
Bellissimi anche i link a pagine, gruppi, blog1, blog2, blog2.bis con musica di sofforonfo, blog riepilogativo con puntatore a stelline, blog di pagina, eccetera, in cui si raccolgono i vari successi condominiali e le varie onorificenze, tipo il “Diploma di Cavaliere della Cutura”, rilasciato dal Commendatore della Repubblica Taldeitali (visibile su una bacheca di Facebook pubblica, oppure su google).
8 luglio 2014 alle 09:52
* Cultura, scusate la tastiera è piena di briciole.
8 luglio 2014 alle 09:52
Vinsi qualche anno fa un premiuccio, un certo Nobel, va bene per il curriculum?
8 luglio 2014 alle 10:23
Andy: mi riferisco alla mia statistica (occhiometrica) personale; e alle impressioni che condivido con chi fa più o meno il mio stesso mestiere.
8 luglio 2014 alle 11:08
Ok Giulio. Quello che mi domando e’ la spiegazione che ti sei dato davanti ad una tale evidenza: la piu’ semplice e’ che, chiunque sia a caccia di vanagloria, non e’ in grado ne’ di riconoscere quanto vacui siano premi e premietti somministrati alla sagra dell’arrosticino di pecora di Controguerra, ne’ di quanto poco di buono ci sia nelle sue opere.
La mancanza di giudizio (e obiettivita’) si estende quindi a tutti i campi, soprattutto quando c’e’ di mezzo il peggiore dei fattori pregiudiziali, l’EGO.
Resta pur sempre la remota possibilita’ della buona fede, che in questi casi, secondo me, e’ un’aggravante.
Ciao.
8 luglio 2014 alle 12:46
Sì, il sottobosco non serba solamente frutti (i ben noti frutti di sottobosco). Io quando ero molto più ingenuo che ora, e dunque sommamente ingenuo, accettai una “proposta” del Filo Edizioni (mia madre e un’amica di famiglia mi regalarono la pubblicazione, e furono molto gentili). Il problema è che le poesie stampate e distribuite in alcune librerie erano ingenue (ho detto ero ingenuo anch’io) e purtroppo… stupide. Oh sì, erano sommamente stupide almeno quanto ero sommamente ingenuo io e, poi, nel tempo, mi sono preoccupato di farle sparire. Ma – strano ma vero – è stato difficile farle scomparire dalla faccia della terra. Solo il macero è riuscito ad avere ragione di quelle poesie. E’ brutto dirlo ma è vero, e certo mi spiace perché qualcuno aveva pur pagato, e quei soldi se li era pur guadagnati. Ancora mi spiace. E tutto si è risolto nel dispiacere…
8 luglio 2014 alle 16:22
“ Giovedì 18 settembre 2003 – « Nel tentativo di capire l’arte di Adriano Barra e di affinare le mie conoscenze del genere diaristico, ho spigolato nella bibliografia telematica offerta dalla rete. Sotto il soggetto “ diari “ è raccolta una numerosa e varia produzione. Predominano, però, tre linee di tendenza del genere, che frettolosamente possiamo chiamare categorie d’argomento: letteratura, guerra, malattia. Una sincera presunzione di esemplarità è condivisa dai letterati: narcisismo esemplare, dagli ex-soldati, partigiani, profughi: dolore esemplare, e dai malati: diversità esemplare. Sotto questo rozzo schematismo verdeggia un sottobosco foltissimo di rugbisti, nazisti, prostitute, bracconieri, giudici, santi, mozzi, drogati, alpinisti e operai. Qualche esempio: – Pinzer, Maimie – Le carte di Maimie: prostituta per caso / raccolte da R. Rosen e S. Davidson ; introduzione di Anna Del Bo Boffino – Roma – 1994 – Di Marco, Egidio – Diario di un allievo motorista navale / [Egidio Di Marco; a cura di] Antonio Di Marco – Napoli – 1995 – Gheddo, Piero – Il Vangelo delle 7. 18: avventure di un missionario alla radio / Piero Gheddo ; prefazione di Giorgio Torelli e Leda Zaccagnin – Novara – [1989] – Pendin, Galdino – Nostalgie d’un vecchio bracconiere: antologia dell’arte venatoria popolare / Galdino Pendin – Vicenza – 1989 – Goebbels, Joseph Paul – I diari di Goebbels 1939-1941 / a cura di Fred Taylor – Milano – 1984 – Ginepro da Pompeiana – La Via Crucis dei criminali: altri sei mesi di galera / Pio cappuccino [i. e. Ginepro da Pompeiana] – [Rimini] – 1988. » (Il solito, ieri) “.
8 luglio 2014 alle 18:07
Caro Giulio, prometto che non ti manderò alcun curriculum insieme alla mia ultima fatica. Non ne ho. Favoloso ciò che scrivi, finalmente. Cari saluti. Roberto.
8 luglio 2014 alle 19:37
Sono stato costretto a pubblicare a pagamento [con l’emanazione letteraria di un’antica e prestigiosa CE specializzata in saggistica] perchè, avendo iniziato dal nulla* sei anni prima, avevo cinquantatre anni e Qualcuno mi aveva fatto capire che così, così, così…
Precedentemente, giusto per citare le tantissime avventure nel settore, avevo partecipato a un Concorso letterario milanese dove arrivai terzo. Non era questo granchè di premio, però sapevamo che avevamo molti occhi puntati addosso. Non ho mai capito perchè, avvicinadomi al tavolo dei giurati, l’intera giuria mi corse incontro per congratularsi. “E’ questo, Carlo Capone, hai capito?”, si dicevano dandosi di gomito l’un l’altro.
Ma andate dal primo o dalla seconda! che ci azzecco io? **
* Ho la Maturità Classica, conseguita a 17 anni e, incidentalmente, una Laurea in Ingegneria Chimica presa a 23.
**Non è un paese per anziani, anche se i giovani non trovano uno straccio di lavoro. Faranno tutti gli scrittori, che devo di’ 🙂
22 agosto 2014 alle 19:13
Purtoppo, anche se si è bravi, è difficile entrare nella grande distribuzione. Quindi, a molti, non resta che buttarsi nel sottobosco, che è tutto un mondo particolare dove bisogna stare attenti a come muoversi. Io, ad esempio, non sopporto coloro che continuano a fare concorsi su concorsi, a vincere premi su premi, senza neanche domandarsi a cosa possano servirgli. Io, dopo i primi, se ho fatto altri concorsi l’ho fatto soprattutto per le piacevoli amicizie che ho trovato anche in quegli ambienti, di gente cosciente di quel che stava facendo e anche abbastanza disillusa, nonchè per le belle donne..
23 agosto 2014 alle 06:44
Uno dice che “è stato costretto”, l’altro dice che “non resta che”.
Ma esiste sempre l’altra possibilità: arrendersi all’evidenza, e lasciar perdere.
26 gennaio 2019 alle 00:28
Mi sembra che spesso anche i grandi editori pubblichino emerite cagate (anche perché non sono interessati tanto al valore letterario, quanto alla vendibilità). Almeno i piccoli per pubblicare certa merda si fanno pagare. Mondazzoli ha sfornato delle puttanate di fronte a cui anche Il Filo avrebbe esitato (o forse avrebbe fatto pagare il doppio per punizione). Quindi non vedo una grande differenza. A meno che non si parli di Adelphi, dei Classici Bompiani, o simili, che sono garanzia quasi assoluta di alta cultura.
7 marzo 2019 alle 08:45
Teufel, le “emerite cagate” non vanno valutate su un piano di qualità letteraria. Se le hanno vendute bene, aveva senso pubblicarle. Ci hanno pagato degli stipendi, ci hanno fatto gli utili per gli azionisti. Se non le hanno vendute bene, è stato un errore. La differenza fondamentalissima tra gli editori veri e quelli come Il Filo, è che al Filo non interessa vendere, il Filo non si assume nessun rischio.
I Classici Bompiani sono tutti libri finanziati a priori, in un modo o nell’altro. Ci sono istituzioni culturali che pagano, adozioni garantite nelle università, eccetera. Anche quella è un’editoria nella quale la vendita in libreria conta fino a un certo punto, talvolta poco o nulla. Il modello economico somiglia, alla fin fine, più a quello de Il Filo che a quello di Mondadori.
11 marzo 2019 alle 02:39
Non saprei. Anche Il Filo paga gli stipendi. Offre un servizio in cambio di denaro. Chi stampando con Il Filo pensa di essere distribuito in tutta Italia, recensito sul Corriere eccetera, è solo un illuso (neppure i libri degli editori medio-grandi hanno sempre questa fortuna).
Il lettore invece si aspetta che Mondazzoli, dato il suo prestigio, sia garanzia di un certo livello culturale. Se certa letteratura di genere appena dignitosa (a mio parere ancor più insulsa dello scritto di qualsiasi dilettante, che se non altro può avere un valore umano) è finita nelle antologie scolastiche, con la confusione e la mistificazione che ne derivano, ciò dipende esclusivamente dal prestigio delle sigle editoriali di cui si fregiava.
Non accosterei, poi, le grandi collane di classici né alla piccola editoria a pagamento, né alla paraletteratura spacciata dai grandi editori. Si tratta, in genere, di edizioni di alto livello, utilissime alle persone colte (che fatalmente sono poche). È giusto che ricevano sovvenzioni (anche se a volte ciò le assoggetta alle baronie accademiche). Le sovvenzioni semmai non dovrebbero andare a certi grandi giornali, anch’essi zeppi di cagate, e perlopiù politicizzati.
21 marzo 2019 alle 18:15
Io ho ricevuto una lettura completa da parte dell’editore E/O, che ha poi deciso di non pubblicarmi, e ho pagato una scheda di lettura all’agenzia Kalama, che ha deciso di non rappresentarmi. Da quello che ho capito, le bocciature sono state determinate in entrambi i casi dallo scarso appeal commerciale del testo. Quando propongo a nuovi editori di solito lo dico. Faccio male?
14 aprile 2019 alle 14:36
Massimo: non vedo perché nascondere.