di Gianluca Trotta
[Le regole del gioco sono qui].
La bilancia pesapersone giace
dimenticata in bagno sotto a un mobile,
impolverata come un soprammobile.
Di adoperarla non son più capace:
lei mi rinfaccia quanto son vorace,
certifica che s’espande l’ignobile
corpo, massa di carne e ossa immobile,
che alla frana degli anni ormai soggiace.
Tag: Gianluca Trotta
4 luglio 2014 alle 05:17
Gianluca, se pesarti non ti piace
perché sei grosso come un aeromobile
ma non leggero, ahimè, e nemmeno mobile,
e un passo appena lesto è troppo audace:
non è però facendo il contumace
o ficcando la testa nella sabbia
che ti dimagri. Prova forse rabbia
la tartaruga pel suo carapace?
O la lumaca per la sua conchiglia?
Od il cammello per le sue due gobbe?
E’ questo il mio consiglio, caro: piglia
per tua natura quella tonda pancia
e non frignare. Il vecchio padre Giobbe
soffrì assai più che tu per la bilancia.
4 luglio 2014 alle 06:00
La tua risposta mi riempie d’orgoglio
ma non mi riempie il gran stomacone.
Io mi dibatto in ‘sta contraddizione:
devo mangiar, e dimagrire voglio.
Dunque pesarmi per me è un grande scoglio.
Tengo nascosta la pesapersone,
al sol vederla vien l’agitazione,
che poi la sfogo sopra questo foglio.
S’ei si potesse magrir con la dieta,
certo che sì, certo che la farei:
ma ormai è tardi, non funziona più.
Nudo allo specchio mi vien grande pièta
per il mio corpo: sono proprio miei
quei gran volumi che crollano giù?
4 luglio 2014 alle 06:23
[ Dimenticata la (bagna-)cauda: ]
Il padre Giobbe ebbe molta pazienza,
ma io – ahimè – solo ho incontinenza.
5 luglio 2014 alle 06:42
“Mangiare voglio, e dimagrire devo” potrebbe essere un inizio per un sonetto del tipo Pace non trovo, e non ho da far guerra.
6 luglio 2014 alle 11:26
siete stupendi tutti e due. 🙂
7 luglio 2014 alle 14:49
singolar tenzone 🙂